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Il gusto del cambiamento: l’editoriale

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In Italia si sta consolidando una filiera nazionale certificata biologica della quinoa, pseudocereale pria coltivato solo in altre parti del mondo. L’editoriale di marzo del direttore di Terra Nuova Nicholas Bawtree ci accompagna nel “gusto del cambiamento”.

Il gusto del cambiamento: l’editoriale

Quando pensiamo ai piatti della nostra tradizione, ci immaginiamo che quegli ingredienti siano sempre esistiti, come se fossero dati in dotazione e connaturati al territorio in cui viviamo. Eppure, la storia della cucina ci racconta un’altra verità: le tipicità di un paese non sono immobili, ma in continua evoluzione. Basti pensare ai pomodori, alle patate o al mais, tutti alimenti arrivati dalle Americhe solo pochi secoli fa e oggi divenuti emblemi della nostra cucina.

La biodiversità è, quindi, un processo in divenire, e la sua ricchezza sta proprio nella capacità di adattarsi e trasformarsi. Prendiamo la quinoa, per esempio. Fino a qualche anno fa era un’esclusiva del Sudamerica, coltivata sugli altipiani delle Ande e parte integrante della dieta delle popolazioni indigene. Poi, con il crescente interesse dei mercati occidentali, è diventata una merce appetibile per l’economica globale.

Le monocolture intensive hanno sostituito i metodi tradizionali, impoverendo i terreni e mettendo in difficoltà le comunità locali, costrette a esportare la loro risorsa principale a scapito della propria alimentazione. Un classico esempio di come la domanda dei paesi ricchi possa generare squilibri sociali e ambientali nei paesi produttori. Ma c’è un’altra via. La quinoa ha trovato una nuova casa anche in Italia, con una produzione biologica che sta prendendo piede in regioni come l’Emilia Romagna, le Marche e la Puglia. Questa coltivazione offre numerosi vantaggi: riduce la dipendenza dalle importazioni, accorcia la filiera garantendo una maggiore tracciabilità e limita l’impatto ambientale legato ai trasporti. In più, permette agli agricoltori italiani di diversificare le loro colture, contribuendo alla rigenerazione dei suoli e a un’agricoltura più sostenibile.

Sostenibilità significa anche equità: una produzione biologica locale garantisce criteri di lavorazione rispettosi dell’ambiente e dei lavoratori. Non si tratta di rinnegare le origini di un alimento, ma di valorizzarlo in un contesto più etico e responsabile, inserendolo a pieno titolo all’interno delle rotazioni colturali del nostro paese. Se la quinoa può diventare un prodotto tipico italiano, come un tempo lo sono diventati il pomodoro e il grano duro, allora non solo arricchiamo la nostra dieta, ma dimostriamo che un’altra economia alimentare è possibile.

La sfida è aperta: possiamo scegliere di consumare cibo che non sia solo sano, ma che rispetti chi lo produce e il Pianeta che ci ospita. La quinoa coltivata in Italia rappresenta un passo concreto in questa direzione, dimostrando che tradizione e innovazione possono convivere nel piatto, a patto che alla base ci sia un modello di produzione giusto e sostenibile.

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Terra Nuova di marzo 2025

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