Fino a diversi decenni fa era una di quelle patologie numericamente poco rilevanti; oggi è ai primi posti tra i disturbi più comuni e basta guardarsi attorno per rendersene conto. Si presenta con sintomi spesso molto diversi tra loro e, cosa ancora più grave, non sono affatto chiare le cause scatenanti. L’unica certezza è il costante aumento nella vendita di ansiolitici. Cos’è dunque effettivamente l’ansia e come, dal punto di vista della medicina naturale, può essere spiegata e curata?
Sull’argomento abbiamo intervistato Piero Mozzi, medico con un’esperienza ultraventennale nella medicina naturale, sostenitore di un’interessante e originale ipotesi sulla genesi dell’ansia: un’alimentazione scorretta.
Le statistiche indicano l’ansia tra le patologie emergenti degli ultimi decenni. Può spiegare di cosa si tratta e quali potrebbero essere i fattori determinanti di questo incremento?
Con ansia si definisce uno stato patologico dovuto a un insieme di sintomi anche diversissimi tra loro, tra i quali: dispnea, senso di mancanza d’aria, palpitazioni, tachicardie, dolori toracici o addominali, sudorazioni, nausee, disturbi intestinali o urinari, sonno disturbato, insonnie, emicranie, cefalee, senso di irrequietezza o di apprensione, paure, difficoltà di concentrazione, facile affaticamento, disturbi della memoria. Questi sintomi si combinano tra loro in vario modo, creando un quadro assai complesso che finisce generalmente per risultare insostenibile al paziente.
Quando poi questi stessi sintomi si presentano in forma accentuata, l’ansia può sfociare persino in una forma invalidante, caratterizzata da tremori fissi o sporadici, fortissime sudorazioni, vampate di calore improvvise, vertigini, instabilità generalizzata, forti paure ingiustificate di vario genere, che vanno sotto il nome di «attacco di panico». Dalla mia esperienza pratica sono giunto alla conclusione che in molti casi, l’ansia non è affatto legata a problematiche inerenti al sistema nervoso e quindi non va curata con rimedi farmacologici o psicoterapeutici.
Sono sempre più che convinto che a scatenare lo stato ansiogeno sia un difficile processo digestivo in atto. Questo perché il blocco della digestione determina una paralisi della circolazione sanguigna a livello dello stomaco e degli organi addominali, la quale a sua volta produce un affaticamento del cuore e quindi una generalizzata difficoltà respiratoria da cui derivano oppressione toracica, senso di soffocamento, palpitazioni ecc. Tant’è vero che difficilmente l’ansia si sviluppa a digiuno o a stomaco vuoto. Molto più diffusi sono gli attacchi di ansia a fine giornata, di sera, dopo cena, quando ci si corica con una digestione difficoltosa, oppure, e quelli sono decisamente più gravi, quando si è trascorso tutta la notte con un blocco digestivo e al mattino, per forza d’abitudine e senza rendersene conto, si aggiunge la solita colazione. In questi casi si può scatenare un attacco d’ansia o di panico particolarmente pronunciato.
Ecco perché dico che bisogna fare molta attenzione a come si presenta l’ansia e con quali modalità si esprime. E allo stesso tempo è necessario risalire agli alimenti consumati durante l’ultimo pasto.
Se si tratta principalmente di una questione alimentare, cosa si può fare quando arriva un attacco d’ansia?
Per risolvere gli attacchi di ansia a volte bastano semplicissimi rimedi come una bevanda molto calda, anche della semplice acqua, oppure un tè verde, una camomilla. Per qualcuno, tranne per coloro che appartengono al gruppo sanguigno 0, anche un caffè. L’assunzione di questi liquidi caldi, pressoché bollenti, riattiva i processi digestivi con la conseguente espulsione dei gas che si sono formati nello stomaco e che premono sulle pareti dello stesso causandone la paralisi motoria ed enzimatica. La fuoriuscita di questi gas ha come rapida conseguenza la risoluzione dell’ansia: è come la quiete dopo la tempesta.
L’ansia è considerato un disturbo tipicamente femminile. È vero?
Fino ad alcuni decenni fa era così, ma oggi colpisce indistintamente sia le donne che gli uomini. Certo, di fatto vi è un aumento di casi tra le donne appena sopra i quarant’anni o all’inizio della menopausa. Va inoltre ricordato che spesso gli attacchi di ansia sono connessi con l’approssimarsi di perturbazioni meteorologiche. Ad esempio, i cosiddetti meteoropatici (coloro che sono sensibilissimi alle variazioni di pressione), quando sono in arrivo grandi perturbazioni, possono sentire molto più facilmente di altri oppressione e difficoltà respiratorie. I meteoropatici sono molto diffusi tra le persone di gruppo 0, estremamente più sensibili ai cambiamenti atmosferici. Per quanto riguarda gli attacchi di panico, essi non sono altro che una forma particolarmente accentuata di ansia. E sebbene non vi sia il minimo bisogno di farmaci, il terrorismo della medicina ufficiale è tale che le persone vengono indotte ad un’annosa dipendenza da farmaci di sintesi piuttosto che essere edotte sulla vera causa dei loro problemi.
Poiché la patologia si può scatenare nei momenti più impensati e senza alcun avviso, le persone che ne vanno soggette si portano dietro un senso di paura costante che possa accadere loro nei momenti meno desiderati, come per esempio quando sono alla guida dell’auto. Il fatto grave è che nessuno chieda mai alle persone soggette ad attacchi di ansia o di panico quando si verificano questi fenomeni e se sono concomitanti con l’assunzione di certi alimenti o bevande e, dunque, se sono connessi in qualche misura con i processi digestivi.
Ci ha illustrato alcuni semplici rimedi che agevolano e sbloccano la digestione e, conseguentemente, riducono l’ansia. Ma vi possono essere anche altri rimedi, come ad esempio preparati fitoterapici, utili per placare situazioni d’emergenza o per prevenirle più a lungo termine?
Vi sono diversi validi rimedi fitoterapici utili nei casi di ansia, come la camomilla romana (Arthemis nobilis) – che peraltro non è facile da trovare in commercio poiché non può essere gestita direttamente dagli erboristi ma solo dai farmacisti; o come la cardiaca (Leonorus cardiacus) appartenente alla famiglia delle Labiate, di cui fanno parte anche rosmarino, salvia, lavanda, timo, melissa ecc.
Queste piante vanno assunte insieme sotto forma di tinture madri, raddoppiando o triplicando il dosaggio consueto per i comuni problemi, e subito dopo ingerita una bevanda caldissima, quasi bollente (non tiepida, perché distenderebbe solo le pareti dello stomaco senza alcuna efficacia). In questo modo si agevola il riavvio del processo digestivo e si blocca lo spasmo, risolvendo in tal modo l’ansia. Per le persone di gruppo «0» e «A», è molto valida anche la tintura madre di carciofo, da abbinare alla camomilla romana e alla cardiaca. Mentre per le persone di gruppo «B» e «AB» è consigliata la cardiaca e la camomilla, ma non il carciofo.
E la respirazione? Può avere qualche influenza nel controllare l’ansia? C’è qualche esercizio o tecnica che possa giovare?
Se l’attacco d’ansia si verifica a letto – la situazione peraltro più frequente – anziché alzarsi, recarsi in cucina, scaldare l’acqua eccetera, si può fare una serie di atti respiratori controllati, portando la propria attenzione sulla propria respirazione e cercando di controllarla effettuando una serie di espirazioni secondo la metodica dello Hatha Yoga. In altre parole, si effettueranno delle espirazioni lente e prolungate, controllando l’emissione dell’aria fino al completo svuotamento dei polmoni, comprimendo bene il diaframma e i muscoli addominali – ciò di fatto effettuerà una sorta di massaggio sullo stomaco agevolando il rilascio dei gas bloccati al suo interno – e poi delle successive inspirazioni profonde. L’alterno e ampio svuotamento e riempimento dei polmoni provvederà inoltre a un’ossigenazione migliore del sangue e quindi a una stimolazione del processo digestivo rallentato. Difficilmente, tuttavia, questa respirazione può essere eseguita per più di 2-3 minuti e prolungarla può provocare ulteriori problemi e credo che difficilmente da sola possa risolvere gravi attacchi di panico o di ansia. Ciononostante, in casi lievi può essere di giovamento: provare non nuoce!
Come viene accolta nell’ambiente medico convenzionale questa sua ipotesi dell’origine alimentare dell’ansia?
È probabile che l’ipotesi dell’origine alimentare potrà suscitare grande perplessità nell’ambiente medico, visto che in genere è considerata una patologia del sistema nervoso. In verità, io ritengo che il sistema nervoso non sia in realtà che l’ultima tappa del problema, la cui origine è invece da localizzare nell’apparato digerente. Sono convinto comunque che tutte le teorie possano essere credibili, dalle più semplici alle più complesse, dalle più fantasiose alle più concrete; che tutte insomma debbano essere tenute in considerazione. Ma di fatto è solo la pratica, la realtà dei fatti contingenti e i risultati ottenuti che determinano e sanciscono se un’ipotesi o una teoria sia effettivamente valida o meno. È necessario pertanto provare, sperimentare e valutare cosa accade nel momento in cui si manifesta l’ansia o l’attacco di panico e risalire a un quadro più generale del nostro modo di vivere.
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova
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