ANTEPRIMA
Il libro di Pietro inizia con una descrizione dell’infanzia di Pietro, contadino toscano, sotto il regime fascista.
La sua famiglia abitava in un podere del Valdarno, ad una cinquantina di chilometri da Firenze e come quasi tutti i mezzadri dell’epoca, viveva in condizioni di estrema povertà. Se si vedeva un contadino soprappensiero si chiedeva: “Stai pensando ai quattrini del sale?”: oltre ai fiammiferi, il sale era l’unica cosa che il contadino doveva comprare, il resto lo produceva sul podere.
Il libro di Pietro dedica un capitolo intero ad un anno nella vita di un contadino ed impariamo come faceva il vino e l’olio di oliva, come lavorava la terra con i buoi, come foggiava ceste e scale con il legno di castagno: arti che si stanno perdendo man mano che se ne va la sua generazione.
La guerra cambiò poco la vita quotidiana del contadino, ma Pietro se ne ricorda bene, in particolare l’avanzata degli Alleati, nel 1944, quando gli fu offerta la sua prima tazza di tè da un soldato scozzese. Fu dopo la guerra che arrivarono cambiamenti davvero radicali. Alla fine la mezzadria scomparve e Pietro lasciò la sua terra per sempre.
Pochi anni dopo lavorava al centro di equitazione gestito da Jenny Bawtree, prima come stalliere e in seguito come cuoco. Nel corso degli anni le ha raccontato la sua vita come contadino ed insieme hanno creato Il libro di Pietro, un resoconto pieno di colore, umorismo e anche di una certa nostalgia.