Riflettiamo sull’opportunità di un’evoluzione del movimento ecologista, che deve essere pronto a riconoscere una priorità condivisa. L’editoriale del direttore di Terra Nuova.
Liberi da OGM»: stavolta ci siamo concessi un titolo di copertina che più che descrivere un fatto indica un’aspirazione, un principio fondante. Lo abbiamo fatto lucidamente, seppure sull’onda dell’entusiasmo in seguito alla vittoria storica contro il tentativo del Governo di aprire agli NBT, gli organismi geneticamente modificati di ultima generazione. Sappiamo bene che non è finita qui, così come sappiamo che la dicitura «OGM free» in Italia riguarda il divieto di coltivazione e l’obbligo di indicare in etichetta la presenza di OGM superiore allo 0,9%.
Sappiamo anche che dovremmo cercare di liberarci il più possibile dal paradigma dei buoni contro i cattivi, ma di fronte a un esercito in giacca e cravatta, che minaccia per l’ennesima volta la salute pubblica e la sovranità alimentare, l’unica possibilità è fare fronte comune. E stavolta ben 26 associazioni ambientaliste e di agricoltori sono riuscite a evitare le divisioni e hanno serrato i ranghi, dando luogo a una vera e propria tempesta mediatica che ha sturato anche l’orecchio da mercante dei media mainstream. Si è creata così la forza d’urto necessaria per mettere in scacco la sofisticatissima macchina da guerra della lobby industriale.
Siamo ben lontani dallo scacco matto, ma la capacità dimostrata dalla società civile di ribaltare un verdetto che sembrava segnato ci deve far riflettere sull’opportunità di un’evoluzione del movimento ecologista. Che deve restare aperto, orizzontale, pacifista, pluralista, perché è fondamentale non perdere mai di vista la complessità delle cose, mettendo al centro la biodiversità non solo dei sistemi viventi, ma anche dei sistemi di pensiero. Allo stesso tempo però quello stesso movimento deve essere pronto a riconoscere una priorità condivisa, non per ambizione di potere o ideologia, ma per un convergere di liberi percorsi in un sentiero comune di consapevolezza.
Ha intuito la straordinaria portata simbolica di questo attacco sventato l’ambientalista Vandana Shiva. «È stato qualcosa di veramente grande» ha dichiarato. «E non solo per il vostro Paese, ma per il resto del mondo».
Torniamo quindi ognuno alle nostre vite, così diverse, ai nostri pensieri, così molteplici, ai nostri approfondimenti, così vari. Torniamo ai nostri dibattiti, alle nostre identità, alle nostre (sacrosante) debolezze. Ma teniamo sempre d’occhio la bussola che ci indica i nostri principi fondanti, e tendiamo l’orecchio alle voci ancora indipendenti dell’informazione. Quando suonerà nuovamente un campanello d’allarme e sarà necessario mettere da parte le differenze, prenderemo un profondo respiro… e ci uniremo al coro.
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