Quando chiamiamo al telefono Antonio Pellegrino lo troviamo nel nuovo mulino a pietra di Caselle in Pittari (Sa). Una nuova pietra sul cammino di questa comunità rurale che è riuscita a creare un nuovo modello di cultura ed economia, che si propaga nelle regioni del Meridione.
Il mulino è uno dei traguardi verso la sovranità alimentare e l’economia condivisa di questo piccolo paese abbarbicato sulle colline del Cilento, che dal 2005 si è fatto conoscere con il Palio del grano, una gara di mietitura a mano, che rappresenta la fase conclusiva di un lungo percorso di condivisione e riscoperta della propria identità rurale.
Scoprire la “restanza”
“Vogliamo dimostrare che si può costruire una nuova economia anche qui, in paesi che hanno sofferto l’abbandono, ma dove la ruralità è ancora viva. Il grano è di per sè un simbolo rivoluzionario, che coinvolge e appassiona sempre più persone intorno a noi. La nostra intenzione è quella di costruire un monte frumentario, quella struttura che anticamente consentiva di prestare ai contadini più poveri il grano per la semina”.
Qua intorno si coltiva la saragolla lucana e altre varietà della tradizione contadina, come il senatore cappelli, insieme alle varietà ianculidda e russulidda, grani teneri riscoperti nel 2008, che rischiavano di scomparire per sempre insieme al loro sapore e alle conoscenze, e che oggi sono il vessillo della comunità del cibo Slow Food Grano di Caselle.
Il concetto più appropriato per descrivere il valore di questa riscoperta e valorizzazione culturale si esprime con il termine di “restanza”, neologismo coniato dall’antropologo calabrese Vito Peti. “La restanza ci permette di dare dignità a chi resta, ci fa superare il rimpianto per non essere partiti” spiega Antonio.
“In questi luoghi dell’Italia interna possiamo ricostruire comunità, sviluppare l’ecologismo del domani. Il nostro è un piccolo paese, ma ha il suo grande valore nell’universo della biodiversità, anche culturale, che vogliamo condividere anzitutto tra noi indigeni, ma anche con le comunità a noi affini”.
Imparare l’arte della mietitura
In effetti, da quando è partito il Palio del grano, nel 2005, Caselle in Pittari ha fatto passi da gigante. Nel 2010 è nata la prima “cumparete”, una rete informale di buone relazioni incentrata su rapporti di condivisione e collaborazione.
Dal 2012 invece, nella settimana che precede il Palio del grano, sono attivi i “CampdiGrano”, con una trentina di giovani impegnati a lavorare alla preparazione della festa.
Si tratta di una settimana di vita rurale in cui si impara dagli antichi contadini cilentani l’arte delle mietitura tradizionale e di tutti i processi di lavorazione del grano fino alla molitura a pietra.
“Un lavoro faticoso che regala grandi soddisfazioni, a contatto con gli anziani del posto e le loro storie” continua Antonio. “Quest’anno sarà arricchito dalla presenza di ragazzi di diverse nazionalità, gemellate con ogni rione che partecipa alla gara finale. Sono i richiedenti asilo ospitati nei centri della nostra zona. Vogliamo dimostrare, che oltre alla musica, forse c’è un altro linguaggio universale: quello dell’agricoltura contadina”.
Tutti nel Cilento!
Per chi vuole partecipare al Palio del grano e alle giornate di preparazione, la comunità locale mette a disposizione le case sfitte del paese. Ci sono poi altre strutture di turismo diffuso nel paese di Morigerati, un piccolo albergo e un bed & breakfast. Siamo nel cuore del Parco nazionale del Cilento, un luogo ricco di cultura, natura e scorci di bellezza, non lontano dal mare cristallino di Ascea, Palinuro o Marina di Camerota, incastonato in uno dei tratti costieri più affascinanti del Mediterraneo.
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All’edizione 2017 partecipa anche Terra Nuova con la presentazione del libro Grani Antichi che si terrà il 15 luglio.
Previsto uno sconto del 10% sul soggiorno per gli abbonati a Terra Nuova.
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