«Urge una profonda e rapida transizione energetica, con il passaggio dall’uso di fonti non rinnovabili, come petrolio, gas e carbone, a un più efficiente e meno inquinante mix di energie rinnovabili. Il peso della transizione necessaria non può e non deve essere gettato solo sulle spalle dei singoli cittadini ma, allo stesso tempo, ognuno di noi ha comunque un ruolo importante da giocare in questa partita e può fare moltissimo»: l’editoriale del direttore, Nicholas Bawtree, sul numero di dicembre della rivista Terra Nuova.
A maggio l’alluvione in Emilia Romagna: 16 vittime e 10 miliardi di danni. A novembre in Toscana: 8 vittime, centinaia di milioni di danni. I cosiddetti «disastri naturali» diventano sempre più frequenti e devastanti. Lo scorso 13 ottobre, in occasione della «Giornata internazionale per la riduzione dei disastri ambientali», la Società italiana di medicina ambientale (Sima) ha ricordato che solo nei primi 6 mesi del 2023 i disastri ambientali registrati nel mondo hanno provocato perdite economiche per complessivi 184 miliardi di euro e ben 62 mila vittime: in media oltre 1 miliardo di euro di danni e 342 vittime ogni giorno.
Secondo il Disaster risk management knowledge centre (Drmkc) della Commissione europea, l’Italia è il paese più vulnerabile alle catastrofi naturali, insieme a Bulgaria, Romania e Grecia. Con questi paesi siamo in testa alla classifica degli Stati Ue con i più elevati costi annuali per abitante connessi a questi eventi. Purtroppo si tratta di un fenomeno in crescita. Il numero di tali catastrofi, infatti, è quasi raddoppiato negli ultimi vent’anni poiché, com’è noto, terremoti, frane, alluvioni, tsunami, uragani e siccità sono in gran parte accentuati dai cambiamenti climatici, che a loro volta, oltre che dalla progressiva antropizzazione dei territori e dal consumo di suolo, dipendono dall’aumento delle emissioni in atmosfera di CO2 .
La soluzione è ben nota: urge una profonda e rapida transizione energetica, con il passaggio dall’uso di fonti non rinnovabili, come petrolio, gas e carbone, a un più efficiente e meno inquinante mix di energie rinnovabili. Chi nega l’esistenza di una «questione climatica» spesso sostiene anche che la transizione ritenuta necessaria sia troppo onerosa per famiglie, aziende e casse dello Stato, ma si tende a dimenticare gli ingenti costi in vite umane e risorse economiche sperperate inutilmente per fronteggiare i ricorrenti disastri che ormai di naturale hanno ben poco.
Certo, non si può negare che per mettere in atto certi cambiamenti strutturali servano investimenti cospicui, né si possono ignorare le difficoltà economiche in cui versano tante famiglie italiane. Infatti, il peso della transizione necessaria non può e non deve essere gettato sulle spalle dei singoli cittadini.
Allo stesso tempo, ognuno di noi ha comunque un ruolo importante da giocare in questa partita. Come spiega Gabriele Bindi nell’articolo di apertura «Vivere felici senza gas» (
sul numero di dicembre della rivista Terra Nuova), grazie alle
energie rinnovabili e a una moltitudine di
soluzioni integrate alla portata di tutti, è possibile iniziare fin da subito il percorso per liberarci dalle fonti fossili, in modo da aiutare il clima, ma anche il nostro portafogli.
Questo è il regalo migliore che possiamo fare al Pianeta e alle future generazioni.
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L’editoriale del direttore è sul numero di dicembre di Terra Nuova
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