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Il suolo è un organismo vivente

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Il suolo come organismo vivente che va rispettato perché conferisce ai vegetali di cui ci cibiamo di crescere sani e con le giuste proprietà nutritive: l’intervento di Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica.
Il suolo è un organismo vivente
Il suolo come organismo vivente che va rispettato perché conferisce ai vegetali di cui ci cibiamo di crescere sani e con le giuste proprietà nutritive: l’intervento di Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica.
L’intervento è tratto dal numero di gennaio della rivista terra Nuova.
«Si pensa comunemente che il suolo sia un substrato morto. In realtà, si tratta della componente più vitale della terra. Il terreno è nato dalla trasformazione del- le sostanze minerali ad opera di microrganismi, microflora e microfauna, che hanno «digerito» le sostanze terrestri, con l’apporto straordinario delle forze solari e dell’acqua.
Il suolo agricolo è l’ulteriore evoluzione, a cura dell’essere umano, di quella trasformazione naturale. Con la loro opera saggia e millenaria, gli agricoltori hanno allevato la massa vivente dei suoli, l’hanno selezionata con cura, generazione dopo generazione, fino a portarla a un’espressione elevatissima. Per questo il suolo ha un’anima. Contemporaneamente, i contadini guidavano la metamorfosi delle piante agricole, in una coevoluzione coi suoli. Le piante possono nutrirsi con l’humus di sostanze organiche umificate e di minerali resi organici nella composizione di uno specifico terreno.
Se gli organismi del suolo, che gli agricoltori hanno maturato nel tempo, possono prosperare, allora le sostanze minerali e chimiche di un terreno possono entrare attivamente nella vita dei vegetali e da lì proseguire nella catena alimentare che arriva all’essere umano. Questa ricchezza complessa di sostanze rese organiche contribuisce alla formazione di sostanze nutraceutiche, ai sapori e da lì alla salute generale. Diversamente, un’agricoltura incapace di proseguire l’evoluzione del suolo, impedisce il dialogo di quest’ultimo con la pianta, che resta povera. Costringe a concimazioni di supporto che aumentano la crescita, ma riducono la qualità organolettica e nutrizionale.
Nutrire le piante con concimi sintetici, o organici non umificati, non permette alle piante di giungere alla migliore espressione. Per questo in biodinamica non basta usare concimi biologici, questi devono essere prima trasformati in humus. Cioè non si nutre direttamente la pianta, ma mesi prima si nutre quell’essere ipercomplesso vivente in sostanze, microflora e microfauna, che si prenderà cura e sosterrà in modo raffinatissimo le nostre piante. Il suolo, oggi desertificato, si orienta allora ad ave- re una propria identità unica e preziosa».
Carlo Triarico, storico della scienza, presiede l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica. È vicepresidente di Federbio e direttore dell’Istituto APAB.
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