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La caccia è sempre più insostenibile

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La caccia è un’attività che ha un forte impatto sull’ambiente, soprattutto quando questo è già messo a dura prova da mesi di siccità e dai numerosi incendi che si sono propagati nei mesi scorsi. Lo stop agli spari è un provvedimento necessario.
Il caldo anomalo che da un paio di anni colpisce diverse zone del nostro pianeta è un chiaro segnale del fatto che il surriscaldamento globale rappresenta un fenomeno concreto, un problema del quale c’è sicuramente bisogno di preoccuparsi.
I numerosi incendi ai quali abbiamo assistito durante l’ultima estate e che hanno messo in ginocchio soprattutto il Centro e il Sud Italia, non risparmiando riserve e parchi naturali, hanno spinto diverse Regioni a chiedere lo stato di calamità per l’agricoltura e le associazioni animaliste a chiedere al Ministro dell’ambiente e ai Presidenti delle regioni nelle quali è previsto, l’annullamento, o almeno il posticipo, della stagione venatoria 2017/2018.
La siccità e gli incendi, spesso dolosi, che si sono propagati su gran parte della nostra penisola hanno infatti provocato la morte di numerosi animali selvatici.
La caccia è un’attività (non uno sport) dalla quale si dissocia chi difende il diritto alla vita di tutte le creature. Non c’è associazione animalista che non abbia espresso un giudizio negativo su di essa o non abbia portato avanti campagne di sensibilizzazione al riguardo.
Di ostinati cacciatori legati a questa violenta tradizione ne continuano a nascere, seppur in numero sempre minore e, ogni anno e in tutto il mondo, ci si ritrova all’apertura della stagione venatoria per cercare di fermare le stragi. In effetti, i numeri di chi decide di imbracciare un fucile in nome della conservazione della natura sono in calo, e questo grazie anche al continuo lavoro di divulgazione fatto dalle associazioni ambientaliste e ai purtroppo numerosi fatti di cronaca che si verificano quando persone armate decidono di uscire nel bosco per cacciare.
Gli animali sopravvissuti agli eventi di questa torrida estate si ritroveranno ora a fare i conti con una categoria che da sempre si definisce «amante e rispettosa della fauna selvatica», nonostante continui a dimostrarlo a suon di spari. E a pagare le gravi conseguenze di questi mesi sarà l’ambiente nella sua interezza.
In occasioni come queste è fondamentale più che mai chiedere a gran voce la fine di queste violente e inutili pratiche, affinché la natura possa seguire il suo corso per provare a riprendersi da situazioni già di per sé drammatiche.
Uno stop alle doppiette, come deciso in Piemonte, durante i mesi autunnali e invernali, nei quali solitamente è prevista l’attività venatoria, non può fare altro che aiutare tale ripresa e chi si definisce «amante della natura» dovrebbe comprenderlo.

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Novembre 2017

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PER SAPERNE DI PIÙ
“Il vero volto della caccia” è un ebook dedicato alla denuncia della pratica venatoria e delle sue conseguenze sulla società e gli ecosistemi faunistici.
Allo stato attuale infatti da parte delle amministrazioni regionali e provinciali si riscontra un disinteresse nei confronti dei rischi connessi a questa attività.
La pratica della caccia di selezione permette anzi di abbattere animali tutto l’anno, difendendosi dietro la presunta convinzione che il sovrannumero di alcune specie rappresenti un pericolo per l’ambiente.
Così una pratica che presenta un sempre minore appeal sulla popolazione, e specialmente sui giovani, può continuare a diffondersi e a perpetrare le proprie atrocità, con il beneplacito dei vari partiti politici supportati dalla lobby delle armi.
Attraverso approfondimenti, documenti e interviste su temi come il bracconaggio, la situazione legislativa italiana in merito alla caccia e l’industria delle armi, il libro si propone di informare e mobilitare attivamente i lettori su un tema poco studiato ma che coinvolge tutta la popolazione.

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