La crisi della partecipazione
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«Negli ultimi anni assistiamo a una crisi della partecipazione nelle attività sociali, ludiche e associative. La cura è ciò che definitivamente legittima e rende sostenibile qualsiasi processo di ritorno alla partecipazione»: lo spiega Giacomo Miola, vicepresidente di Slow Food Italia.
Negli ultimi anni assistiamo a una crisi della partecipazione nelle attività sociali, ludiche e associative. Da una rilevazione Istat dello scorso maggio emerge che dal 2015 al 2021 sono andati persi circa un milione di volontari tra associazioni e varie realtà aggregative appartenenti al terzo settore. Coinvolgimento, reciprocità e cura sono importanti elementi di riferimento per chi lavora per lo sviluppo della partecipazione delle comunità e dei territori impegnati in sfide contemporanee come biodiversità, clima e salute. Il coinvolgimento, oggi, riguarda la capacità di attrarre verso una nuova partecipazione. Cogliere il suo significato originale, il cum-involvere rappresenta un must per i leader di movimenti e organizzazioni. Il «trascinare insieme» figura la capacità di influenzare l’altro, inducendolo a partecipare alla nostra stessa sfida che diventa in questo modo condivisa. A questo va sommato l’elemento della reciprocità che, se ben gestito, davvero rappresenta quel meccanismo in grado di garantire longevità e futuro alla partecipazione, proprio perché strutturato su un principio vitale ed energetico del dare-ricevere.
La cura è ciò che definitivamente legittima e rende sostenibile qualsiasi processo di ritorno alla partecipazione. Prendersi cura delle persone che partecipano al raggiungimento di una causa comune rappresenta, per chi guida un movimento, un’associazione, un gruppo, una delle attività quotidiane più necessarie. Come afferma Ezio Manzini: «Il senso dell’esistenza delle organizzazioni del terzo settore sta proprio nella loro capacità di cura».
In definitiva, se la partecipazione e il terzo settore in generale vivono una crisi nella quale risulta spesso difficile scorgere la luce in fondo al tunnel, è altrettanto importante che i leader, che portano più degli altri sulle spalle la responsabilità di un auspicato cambiamento, guidino questo processo attraverso semplici ma ancora necessarie azioni.
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L’intervento è stato pubblicato sul numero di dicembre della rivista Terra Nuova
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