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La gentilezza allunga la vita. Ora lo dice la scienza

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Esiste una vera e propria «biologia dei valori» capace di modificare la struttura del nostro Dna, agendo su invecchiamento e salute. Gentilezza, gratitudine, perdono e ottimismo sono ciò che veramente e potentemente ci cambia «da dentro». E che può garantire la sopravvivenza del genere umano.
La gentilezza allunga la vita. Ora lo dice la scienza
Non è tutto già scritto nei geni quando nasciamo. Il nostro percorso evolutivo, la nostra salute e la longevità sono anche il risultato di scelte ben precise, alcune delle quali hanno a che fare con ciò che mangiamo, con ciò che respiriamo, con il movimento fisico, mentre altre hanno a che fare con ciò che all’apparenza risulta meno «materico» ma che ha sul nostro organismo un impatto biologico altrettanto potente.
Di cosa stiamo parlando? Perdono, gentilezza, gratitudine, ottimismo e felicità. Ovvio, direte. Invece per la scienza, che indaga i meccanismi ed esige verifiche replicabili e dati oggettivi, ovvio non era fino a quando non sono emerse dagli studi (ora numerosissimi e indicizzati sulla banca dati scientifica più autorevole al mondo, cioè Med-Line) prove solidissime dell’esistenza di marcatori biologici che da questi «valori» e modi di essere sono influenzati e modificati.
Tra i più importanti ci sono senz’altro i telomeri, strutture di Dna poste alle estremità dei cromosomi che la scienza considera veri e propri orologi biologici, che determinano la durata della vita di una cellula e, per estensione, dell’organismo a cui appartiene: telomeri più lunghi sono associati a individui longevi, mentre telomeri di lunghezza ridotta sono associati a una minore aspettativa di vita.

Telomeri e fattori ambientali

«L’accorciamento dei telomeri è dovuto in parte a un processo naturale dovuto all’invecchiamento della persona, ma è influenzato anche da fattori ambientali e stili di vita» spiega la professoressa Immaculata De Vivo, docente di medicina alla Harvard Medical School e di epidemiologia alla Harvard School of Public Health. «Abitudini come il fumo, il consumo di alcol, la sedentarietà, la cattiva alimentazione, l’obesità contribuiscono ad accelerare e aggravare l’accorciamento dei telomeri e quindi la morte cellulare, creando le premesse per la comparsa di malattie e l’invecchiamento precoce dell’organismo. Ma anche le condizioni psicologiche di un individuo possono avere un impatto significativo sulla sua salute cellulare. Lo stress è stato riconosciuto come uno dei grandi nemici dei nostri telomeri, perché determina un processo ossidativo e uno stato di infiammazione che li danneggiano, favorendone l’accorciamento. E noi possiamo modificare la modalità con cui rispondiamo allo stress. Come? Facendo sport, dedicandoci agli altri, passeggiando nella natura, ma anche (udite, udite!) con l’ottimismo, la gentilezza, il perdono, la gratitudine e la felicità, perché è la scienza stessa che ci conferma quanto questi valori siano fondamentali per vivere a lungo, sani e felici, ma soprattutto per la sopravvivenza e l’evoluzione del genere umano sul nostro pianeta».

La biologia dei valori

Nasce così quello che si può chiamare il concetto di «biologia dei valori», «che dimostra come un cambiamento in termini di consapevolezza nel proprio mondo interiore influisca positivamente su parametri biologici, Dna, benessere, salute e longevità, così come sulla qualità delle relazioni e dei processi sociali» spiegano ancora Lumera e De Vivo.
E per portare a compimento questa trasformazione positiva che impatta in modo così potente sul nostro organismo, la ricerca di Lumera e De Vivo mette in luce anche gli strumenti e le strategie da utilizzare e seguire: relazioni felici, alimentazione sana, meditazione, movimento fisico, musica e contatto con la natura. «È un approccio che considera la multidimensionalità dell’essere umano, in cui piani interdipendenti quali corpo, emozioni, mente, coscienza, relazioni e natura si influenzano reciprocamente con effetti evidenti sul benessere individuale, relazionale, sociale e dell’intero pianeta in un sistema intimamente interconnesso» spiegano i due ricercatori, autori del libro Biologia della gentilezza (Mondadori).
«La biologia dei valori vuole dimostrare che, dati ed esperienze alla mano, non è il più forte sul piano fisico, mentale ed economico, ma il più gentile a essere maggiormente adatto al cambiamento e alla sopravvivenza su questo pianeta. La gentilezza risulta essere la strategia evolutiva migliore per vivere a lungo, in salute e felicemente. È incredibile il potere che la mente ha sui geni, sulla longevità, sui processi anti-infiammatori e anti-invecchiamento. Oggi abbiamo prove a sufficienza per affermare che il nostro stile di vita conta molto più della genetica nel determinare il nostro stato di salute complessivo».

Allenarsi alla gentilezza

«Dobbiamo smetterla di consumarci, di erodere il nostro potenziale biologico subendo ogni giorno le conseguenze negative degli elevatissimi livelli di stress che ci sferzano e dai quali ci lasciamo sferzare» aggiunge la professoressa De Vivo. «Pensiamo solo a quanto male ci fa quel meccanismo che mettiamo in atto praticamente ogni giorno, magari mentre siamo in fila nel traffico o al supermercato, mentre corriamo per rispettare i ritmi forsennati della giornata, quando incontriamo anche il minimo imprevisto o quando litighiamo con il partner o con i figli. Ebbene, è la manifestazione di aggressività, di reazione, di difesa che in realtà il nostro organismo sarebbe programmato per utilizzare solo in casi eccezionali di pericolo. Infatti, ha un costo biologico altissimo: picchi di glicemia, produzione esorbitante di ormoni dello stress, aumento della pressione sanguigna, disturbi cardiaci. Peraltro, questa condizione “emergenziale” sopprime ogni altro processo che richiede energia, come la digestione o le difese immunitarie. Quando tutto ciò diventa cronico, ecco che ci erode, ci consuma. E consuma i nostri telomeri, favorendo l’invecchiamento e l’insorgenza precoce delle malattie».
La professoressa De Vivo, insieme a Daniel Lumera, rilancia dunque un radicale cambio di paradigma: «Dobbiamo allenarci quotidianamente a perdonare, respirare, sorridere, compiere gesti di gentilezza, di gratitudine, esercitando l’empatia. Perché sarà questo che salverà noi e l’umanità intera da una fine precoce».
La ricerca condotta in collaborazione da Lumera e De Vivo «non è, si badi bene, un mero esercizio accademico, tutt’altro» spiegano. «Indica la via possibile di un’evoluzione positiva, fornendo mezzi, strumenti, finalità e indicazioni. Una bussola che auspichiamo serva a tanti per ritrovare la strada».
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Luglio-Agosto 2020

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