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La medicina antroposofica e la sua visione integrale dell’uomo

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L’approccio diagnostico e terapeutico ispirato all’antroposofia di Rudolf Steiner «vuole collegare pensiero scientifico, identità spirituale ed esperienza umana»: ce lo spiega la dottoressa Michaela Glöckler in questa intervista.
La medicina antroposofica e la sua visione integrale dell’uomo
«Collegare il pensiero scientifico accademico con l’identità spirituale e l’esperienza autonoma dell’essere umano è il motivo centrale della medicina antroposofica»: così scrive la dottoressa Michaela Glöckler in Conoscere la medicina antroposofica, saggio che spiega le basi, i percorsi e le caratteristiche salienti di questo approccio diagnostico e terapeutico che anche in Italia è praticato da diversi medici e scelto da numerosi pazienti.
La Glöckler, medico tedesco che ha diretto per parecchi anni la sezione di Medicina della libera università al Goetheanum di Dornach in Svizzera, è una delle ricercatrici e studiose più note nell’ambito della medicina antroposofica e si dedica da tempo anche alla divulgazione.
Nel suo volume fornisce una panoramica su come lavora un medico antroposofo, sugli aspetti filosofici, scientifici e antropologici su cui si basa questo approccio, sul modo di intendere e affrontare la malattia, sull’etica e la salutogenesi, sulle proposte terapeutiche e sulla letteratura disponibile.
Abbiamo intervistato l’autrice. 
Dottoressa Glöckler, quando si parla di medicina antroposofica non tutti ne conoscono il significato. Come si potrebbe spiegare questo approccio diagnostico e terapeutico?

«La medicina antroposofica si considera una medicina integrata. Ciò significa che il suo approccio comprende non solo la medicina convenzionale, ma collega la diagnostica e la terapia della medicina convenzionale con metodi rispettosi dell’integrità umana, che si possono anche chiamare “delicati”, e una visione olistica dell’essere umano, che implica anche la condizione psichica e la dimensione spirituale. Questo modo complesso di guardare all’uomo viene esposto e spiegato approfonditamente nel mio libro, ora tradotto in italiano (Conoscere la medicina antroposofica, Terra Nuova Edizioni), e spero che la lettura sia interessante sia per chi pratica la medicina convenzionale sia per le persone che avvertono come l’uomo non sia soltanto una “macchina biologica”, i cui meccanismi, in caso di malattia, non vanno governati esclusivamente secondo leggi biomeccaniche. La medicina antroposofica tiene ben presente il fatto che sussiste anche un’immagine cristiana dell’uomo, che considera l’esistenza dell’essere umano prima della nascita e anche nella “vita” post-mortem. Nel corpo umano si incontrano leggi naturali e leggi morali-spirituali, la cui interazione anche in medicina, e soprattutto in caso di malattia, riveste un certo ruolo. Se si tiene conto di entrambe le tipologie di legge, ne scaturiscono una diagnostica e una terapia olistiche, per la persona nel suo complesso. Questo è l’impegno della medicina antroposofica. Per questo la medicina antroposofica si basa sulla medicina scientifica convenzionale e la completa mediante farmaci che influenzano positivamente le funzioni vitali e le forze di autoguarigione, anche mediante procedimenti terapeutici artistici, come la terapia con la pittura, la musica, il linguaggio, il movimento/euritmia terapeutica, e anche meditazioni risanatrici».

Qual è l’attualità della medicina antroposofica in un momento che vede un crescente bisogno nella popolazione di rinsaldare il legame di fiducia tra medico e paziente e una crescente domanda di attenzione e comprensione da parte dei pazienti?
«Fa parte della formazione del medico antroposofo confrontarsi con il significato della malattia nel corso della vita e all’interno del destino di una persona. Un’importanza fondamentale è rivestita dal rapporto di fiducia fra medico e paziente. Il medico si sente accompagnatore e consigliere del paziente, ma anche l’erogatore di un servizio. Il modello ideale per il medico antroposofo è quello in cui egli aspetta fino a che il malato ponga una domanda oppure è il medico stesso a domandare: che cosa vuoi che io faccia per te? In questo caso in cui è il medico a fare una domanda al malato, egli comunque rispetta la sua libertà. Non determina e non dispone nulla, si limita a essere al servizio. Un importante nuovo ambito di lavoro è pure la collaborazione con chi pratica la pedagogia. Per esempio, è compito del medico scolastico antroposofo, che sostiene gli insegnanti in questo ambito, essere all’altezza del singolo bambino nella sua evoluzione. Molte malattie nel prosieguo della vita sono collegate a problemi e traumi in connessione con un difficile percorso scolastico. Se la famiglia è disgregata e la scuola non riesce a porvi rimedio, si generano i presupposti per malattie che appesantiscono la vita e che si sarebbero potute evitare. Perciò la prevenzione riveste un ruolo centrale nella medicina antroposofica. Una buona educazione, ma anche l’autoeducazione dell’adulto hanno una notevole efficacia preventiva sul piano sanitario».
Qual è l’approccio alla salute, alla malattia e al malato che il medico antroposofo predilige e mette in pratica?
«Il senso della malattia è la guarigione! Perciò si tratta di portare avanti possibilmente una buona diagnostica, da cui derivare la migliore terapia possibile. Infatti, non sempre le cause di una malattia risiedono sul piano fisico (virus, batteri, cibo avariato ecc.). Spesso è anche lo stile di vita non sano che fa sì che, sul lungo periodo, il corpo non possa più esercitare una compensazione, dunque si ammala. E allora non è di reale aiuto combattere solo i sintomi della malattia. Invece occorrono anche una consulenza sugli stili di vita e il colloquio con il paziente, impostato in modo che egli/ella possa rendersi conto che c’è qualche cosa da modificare, allo scopo di raggiungere una salute il più possibile stabile e, magari, un giorno, nel futuro, anche di poter eliminare i medicamenti. Infatti, l’ideale del medico è, naturalmente, quello di non prescrivere farmaci a vita, ma di dimettere sano il paziente. Talvolta le cose stanno in modo che la malattia è causata da un trauma, da una depressione, da ansia o stress, ovvero da un problema dell’anima. Allora occorre approfondire le questioni dell’evoluzione dell’anima stessa e, in determinate circostanze, prescrivere, in aggiunta, una terapia artistica o anche una psicoterapia. Talvolta rivestono un ruolo rilevante anche ansie di tipo religioso o la paura della morte, del “nulla”, nell’insorgenza di malattie. Allora ci vuole una consulenza spirituale. Esiste un meraviglioso libro di Rudolf Steiner sullo sviluppo spirituale, L’iniziazioneCome si raggiungono conoscenze sui mondi superiori. Al suo interno ci sono suggerimenti molto validi per la salute spirituale, la quale, prima o poi, retroagisce positivamente anche sulla salute corporea o psichica. In casi acuti si ha bisogno per lo più di una diagnostica e anche di una terapia convenzionali».
Quali sono i farmaci e le strategie terapeutiche a cui la medicina antroposofica ricorre?
«Ciò dipende dalle cause della malattia. Lo spettro della medicina antroposofica abbraccia medicamenti provenienti da tutti i regni della natura. Sono compresi anche singole sostanze e composti prodotti omeopaticamente. Inoltre c’è un’ampia gamma di applicazioni esterne come bagni, massaggi, impacchi, impiastri, compresse, tecniche efficaci di massaggio ed esercizi di movimento, come per esempio l’euritmia terapeutica e la ginnastica Bothmer. Particolarmente efficace, proprio attualmente, si rivela la terapia artistica, in cui, per un periodo di tempo piuttosto lungo (per lo più due-quattro mesi), si segue un processo di terapia pittorica, di esercizi sul linguaggio, di esercizi di canto, che completano efficacemente l’azione dei farmaci. In special modo nelle malattie croniche la terapia artistica si è mostrata molto valida. In effetti proprio il trattamento di quadri patologici cronici è un ambito tipico della medicina antroposofica. Infatti spesso vanno dal medico antroposofo pazienti ai quali la medicina convenzionale “non ha più nulla da offrire” oppure altri che non sopportano più gli effetti collaterali di determinati preparati».
Molte persone percepiscono una grande distanza tra la medicina cosiddetta convenzionale e la medicina cosiddetta complementare. Una distanza che si può colmare? Si può pensare a una medicina integrata, in sinergia?
«Qui vedo un grande compito per pazienti maturi e un grande impegno per avviare un processo di democratizzazione e partecipazione alla creazione di salute. Certi atteggiamenti arroccati o di ostinata chiusura possono cambiare se le persone divengono consapevoli dell’importanza del principio di autodeterminazione della propria salute e quindi di libertà di scelta terapeutica. È inoltre importante comprendere come per determinate terapie, di natura e approccio differente rispetto al principio più meccanicistico, occorra individuare procedimenti di dimostrazione dell’efficacia differenti rispetto a metodi più convenzionali che oggi vengono utilizzati come solo e unico standard. Sarebbe quindi auspicabile che ci fossero finanziamenti per la ricerca anche in tali ambiti, per poter garantire la pluralità di approccio terapeutico tutelando nel contempo chi delle terapie ha bisogno perché si trova in una situazione di sofferenza e malattia. Ritengo che si potrebbe prendere spunto dalla Svizzera, per esempio; lì la popolazione ha deciso, con la democrazia diretta cioè con referendum, che le casse malattia debbano rimborsare, oltre ai trattamenti di medicina convenzionale, anche quelli omeopatici, della medicina tradizionale cinese e le terapie antroposofiche. Ciò significa che la medicina integrata fa parte dell’assistenza di base. Mi auguro che questo possa avvenire anche in Italia e in altri paesi, in modo da mettere le persone nelle condizioni di decidere loro stesse sulla propria salute e su che cosa possa avvenire di loro quando si ammalano. Se le persone notano ciò che fa loro bene e le aiuta, perché questo non dovrebbe avere un valore per determinare l’efficacia di quella scelta per quella persona? Come sono senz’altro necessarie anche le valutazioni statistiche sui medicamenti convenzionali, così ritengo sia importante anche il singolo paziente con la sua personale esperienza, che lo mette nelle condizioni di valutare quando la sua salute migliora o peggiora. E cosa c’è di più soddisfacente per il medico del constatare che il paziente migliora? È anche utile chiedersi per quale motivo molte persone chiedano e si avvicinino a procedimenti terapeutici complementari o integrati. Ritengo sia per il fatto che la medicina convenzionale non è onnipotente e i farmaci utilizzati spesso hanno pesanti effetti collaterali. Perché, quindi, non collaborare a beneficio del paziente? Una cooperazione fra specialisti dei più diversi orientamenti terapeutici a beneficio del paziente: questo è il fine al quale vogliono dare un contributo i medici e i terapeuti antroposofi». 
La medicina antroposofica in Italia
Nel nostro paese la medicina antroposofica è rappresentata dalla S.I.M.A., Società italiana di medicina antroposofica (www.medicinaantroposofica.it), presente ufficialmente nel novero delle società scientifiche italiane, le cui radici affondano nel dopoguerra e si concentrano nella figura del dottor Aldo Bargero (deceduto nel 1987), primo medico antroposofo italiano. Il principale ambito in cui opera la SIMA e quello della formazione di nuovi medici e terapeuti antroposofi e garantisce una rappresentanza socio-politica della medicina antroposofica in Italia. I medici iscritti alla SIMA sono circa 200, per lo più liberi professionisti, ma molti altri praticano la medicina antroposofica anche se non iscritti. Da una trentina d’anni è attiva anche una casa di salute (Casa di salute Raphael: www.casaraphael.com) a Roncegno in provincia di Trento. In Italia ci sono anche psicoterapeuti antroposofi (APAI-Perseo è la loro associazione), terapeuti artistici, massaggiatori, euritmisti nei centri maggiori, così da poter assicurare almeno ad alcuni pazienti l’intera gamma di terapie offerta dalla medicina antroposofica. Va segnalato che negli ultimi anni si è fatto più difficile reperire taluni farmaci antroposofici. 
L’articolo è tratto dal numero di novembre della rivista Terra Nuova, che trovi QUI 

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