La musica traslazionale
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Concetti che, espressi da un ricercatore che per metà della sua vita si è occupato di sequenziamento del Dna, assumono un altro valore.
Fino a qualche anno fa mi occupavo di biologia cellulare, Dna e sequenziamento. Oggi non sono più un ricercatore in senso stretto, ma vivo dell’unione tra biologia e musica. Vivo di concerti e conferenze in cui spiego l’effetto della musica sul nostro corpo e sulla nostra salute.
È una rivoluzione che ho vissuto in prima persona. E devo ringraziare soprattutto il dottor Bruce Lipton che ha dato una svolta alla mia vita per ben tre volte. Da principio ha aperto la mia mente di biologo. Poi mi ha convinto a credere nella musica che componevo aprendomi la strada alle sue conferenze, che ho più volte accompagnato con dei concerti. Infine, nell’ultima edizione del suo libro (Biologia delle credenze, ndr), ha voluto inserire un mio capitolo e un Cd con la mia musica. Un riconoscimento che mi ha fatto crescere e mi ha motivato ulteriormente.
Nella mia vita professionale ci sono state due rivoluzioni. La prima è stata il passaggio dalla biologia tradizionale all’epigenetica. La seconda è stata la fisica quantistica, un passaggio che permette alla musica di essere uno dei segnali che cambiano i «segnalibri» delle nostre cellule…
Possiamo paragonare il Dna a un libro di spartiti che ereditiamo al momento della nostra nascita: ognuno è portatore di un suo libretto personale. Già questo ci dà l’idea di una missione unica della nostra vita: c’è un pacchetto di informazioni fotocopiate in tutte le cellule. Quello che ci diceva la vecchia biologia fino a qualche anno fa è che questo pacchetto è molto limitato e rigido. L’epigenetica ci ha poi insegnato che a seconda di come interpretiamo i segnali che ci arrivano dall’ambiente cambiamo segnalibro, andiamo a leggere parti nuove di Dna che non avevamo mai letto. La fisica quantistica ci permette di andare oltre.
In questa visione l’essere umano non è più vittima del destino ma artefice della propria salute. Il determinismo ci dice che donne o uomini portatrici di alcune mutazioni in geni specifici dovrebbero avere tutti il cancro, ma non è così. Si possono attivare alcuni geni, abbiamo un’ampia possibilità di scelta.
Mentre il mio percorso di scienziato segue una formazione rigorosa, ho imparato a suonare e ad arrangiare da solo. Ho studiato solfeggio e tromba, ma per il pianoforte sono autodidatta. Suonavo soprattutto per me e con il primo album ho voluto coronare un sogno.
È stata prima di tutto un’esperienza. Una persona mi ha detto di provare e improvvisamente il pianoforte si è come umanizzato, è diventato più familiare e morbido. Da quel momento ho approfondito tutti gli studi esistenti in materia. Sono partito dalla pratica, per poi scoprire che con questa accordatura (il LA a 432 Hz) ci si avvicina il più possibile a suoni che possiamo riscontrare nel nostro corpo e nella natura.
È vero, attualmente non ci sono pubblicazioni importanti che lo dimostrano. Ma dal punto di vista esperienziale c’è un riscontro elevato, un effetto che vedo quando suono in scuole o reparti ospedalieri. L’accordatura convenzionale a 440 Hz la trovo distante dalle nostre cellule e dalla nostra natura. Sono sicuro che tra un po’ di anni arriveremo anche ad avere un’ampia letteratura scientifica di alto livello su questi aspetti.
Lavoro con la professoressa Daniela Lucangeli, vicerettrice dell’Università di Padova, a uno studio in ambito educativo. Nei laboratori proposti alle scuole abbiamo verificato un aumento di concentrazione e delle capacità creative.
Ho portato la mia musica in diversi reparti, dall’oncologia alla psichiatria, con risultati apprezzabili. Ci sono studi che dimostrano l’effetto della musica sul sistema immunitario ed endocrino, oltre che sul miglioramento di stati di dolore, ansia, nausea, fatica e depressione.
Sempre più numerose sono le pubblicazioni scientifiche che dimostrano come la musica possa interagire con il nostro corpo modulando diverse funzioni cardiache e neurologiche. Alcuni giorni fa ero nel reparto di terapia intensiva di Brescia e ho avuto riscontri positivi: la musica può aiutare la connessione tra genitori e bambini prematuri.
Lo spettacolo è un concerto di pianoforte, violoncello e violino, nell’ambito classico di performance musicale. Ma nei giorni che seguono il concerto ci sono sempre dei seminari per condividere la parte scientifica. Mi piace portare a riflettere sugli effetti della
musica, far capire come le cellule siano in grado di accogliere i suoni e spiegare perché possano accadere certe cose durante i concerti. La musica ha un grande potere e la prima cosa è farne esperienza.
Chi è Emiliano Toso
Fondamentale il suo incontro con Bruce Lipton, biologo cellulare statunitense, convinto che geni e Dna possano essere manipolati dal pensiero dell’individuo.