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La musica traslazionale

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Dallo studio del Dna e delle cellule alla musica per il benessere. Emiliano Toso con il suo pianoforte accompagna i grandi temi del cambiamento. Lo abbiamo intervistato prima dell’inizio della sua tournée internazionale.
Si chiama Love seeds, semi d’amore, il quarto disco di Emiliano Toso, che unisce la musica con la biologia cellulare. Dopo il successo internazionale di La danza della vita, il biologo e compositore biellese rilancia il progetto internazionale Translational music con una raccolta di tredici brani al pianoforte, accompagnato dalla violoncellista Lorena Borsetti, Nataliya Nykolayishyn al violino e Alessio De Paoli al contrabbasso, tutti accordati a 432 Hz. La scelta di una diversa intonazione serve per produrre armonici che vibrano ad un’altra intensità: risuonano con il battito del cuore, con le nostre cellule, con il battito fondamentale del pianeta e aiutano la sincronizzazione biemisferica.
Concetti che, espressi da un ricercatore che per metà della sua vita si è occupato di sequenziamento del Dna, assumono un altro valore.
Emiliano Toso viene supportato e accompagnato nel suo lavoro dal dottor Bruce Lipton, una delle voci più note della nuova biologia. Oggi le sue composizioni sono utilizzate in centri olistici, in laboratori di ricerca scientifica e ospedali come il San Raffaele di Milano, il Bambin Gesù, il San Camillo e il Gemelli di Roma. I suoi concerti hanno aperto convegni di personaggi di spicco internazionale quali il già citato Bruce Lipton, Gregg Braden, Donald Walsch, Franco Berrino e Deepak Chopra, in Italia e nel resto del mondo.
Iniziamo con una curiosità. Riesci a vivere con la musica o fai ancora il ricercatore?
Fino a qualche anno fa mi occupavo di biologia cellulare, Dna e sequenziamento. Oggi non sono più un ricercatore in senso stretto, ma vivo dell’unione tra biologia e musica. Vivo di concerti e conferenze in cui spiego l’effetto della musica sul nostro corpo e sulla nostra salute.
Com’è avvenuto questo passaggio alla musica?
È una rivoluzione che ho vissuto in prima persona. E devo ringraziare soprattutto il dottor Bruce Lipton che ha dato una svolta alla mia vita per ben tre volte. Da principio ha aperto la mia mente di biologo. Poi mi ha convinto a credere nella musica che componevo aprendomi la strada alle sue conferenze, che ho più volte accompagnato con dei concerti. Infine, nell’ultima edizione del suo libro (Biologia delle credenze, ndr), ha voluto inserire un mio capitolo e un Cd con la mia musica. Un riconoscimento che mi ha fatto crescere e mi ha motivato ulteriormente.
C’è stata un’evoluzione anche sul piano scientifico?
Nella mia vita professionale ci sono state due rivoluzioni. La prima è stata il passaggio dalla biologia tradizionale all’epigenetica. La seconda è stata la fisica quantistica, un passaggio che permette alla musica di essere uno dei segnali che cambiano i «segnalibri» delle nostre cellule…
Segnalibri? Puoi spiegarci meglio il concetto?
Possiamo paragonare il Dna a un libro di spartiti che ereditiamo al momento della nostra nascita: ognuno è portatore di un suo libretto personale. Già questo ci dà l’idea di una missione unica della nostra vita: c’è un pacchetto di informazioni fotocopiate in tutte le cellule. Quello che ci diceva la vecchia biologia fino a qualche anno fa è che questo pacchetto è molto limitato e rigido. L’epigenetica ci ha poi insegnato che a seconda di come interpretiamo i segnali che ci arrivano dall’ambiente cambiamo segnalibro, andiamo a leggere parti nuove di Dna che non avevamo mai letto. La fisica quantistica ci permette di andare oltre.
Sul piano della salute cosa significa?
In questa visione l’essere umano non è più vittima del destino ma artefice della propria salute. Il determinismo ci dice che donne o uomini portatrici di alcune mutazioni in geni specifici dovrebbero avere tutti il cancro, ma non è così. Si possono attivare alcuni geni, abbiamo un’ampia possibilità di scelta.
Quali sono le tue basi musicali?

Mentre il mio percorso di scienziato segue una formazione rigorosa, ho imparato a suonare e ad arrangiare da solo. Ho studiato solfeggio e tromba, ma per il pianoforte sono autodidatta. Suonavo soprattutto per me e con il primo album ho voluto coronare un sogno.

A un certo punto però hai scelto di suonare con un accordatura degli strumenti a 432 Hz. Cosa è successo?
È stata prima di tutto un’esperienza. Una persona mi ha detto di provare e improvvisamente il pianoforte si è come umanizzato, è diventato più familiare e morbido. Da quel momento ho approfondito tutti gli studi esistenti in materia. Sono partito dalla pratica, per poi scoprire che con questa accordatura (il LA a 432 Hz) ci si avvicina il più possibile a suoni che possiamo riscontrare nel nostro corpo e nella natura.
Non c’è però ancora una dimostrazione scientifica definitiva. Cosa ti dice la tua mente di scienziato?
È vero, attualmente non ci sono pubblicazioni importanti che lo dimostrano. Ma dal punto di vista esperienziale c’è un riscontro elevato, un effetto che vedo quando suono in scuole o reparti ospedalieri. L’accordatura convenzionale a 440 Hz la trovo distante dalle nostre cellule e dalla nostra natura. Sono sicuro che tra un po’ di anni arriveremo anche ad avere un’ampia letteratura scientifica di alto livello su questi aspetti.
Hai parlato di progetti nelle scuole. Qual è la funzione che può avere un certo tipo di musica sull’apprendimento?
Lavoro con la professoressa Daniela Lucangeli, vicerettrice dell’Università di Padova, a uno studio in ambito educativo. Nei laboratori proposti alle scuole abbiamo verificato un aumento di concentrazione e delle capacità creative.
Hai avuto diverse esperienze negli ospedali. Qual è il riscontro che hai avuto a contatto con i malati?
Ho portato la mia musica in diversi reparti, dall’oncologia alla psichiatria, con risultati apprezzabili. Ci sono studi che dimostrano l’effetto della musica sul sistema immunitario ed endocrino, oltre che sul miglioramento di stati di dolore, ansia, nausea, fatica e depressione.
Sempre più numerose sono le pubblicazioni scientifiche che dimostrano come la musica possa interagire con il nostro corpo modulando diverse funzioni cardiache e neurologiche. Alcuni giorni fa ero nel reparto di terapia intensiva di Brescia e ho avuto riscontri positivi: la musica può aiutare la connessione tra genitori e bambini prematuri.
Parlaci dei tuoi spettacoli: sono incontri o veri concerti?
Lo spettacolo è un concerto di pianoforte, violoncello e violino, nell’ambito classico di performance musicale. Ma nei giorni che seguono il concerto ci sono sempre dei seminari per condividere la parte scientifica. Mi piace portare a riflettere sugli effetti della
musica, far capire come le cellule siano in grado di accogliere i suoni e spiegare perché possano accadere certe cose durante i concerti. La musica ha un grande potere e la prima cosa è farne esperienza.
 

Chi è Emiliano Toso

Dopo la laurea in Scienze biologiche nel 1998, nel 2008 consegue il dottorato in biologia umana presso l’Università di Torino con specializzazione in basi molecolari e cellulari. Intraprende così un’importante carriera scientifica che lo porterà a lavorare per sedici anni come Associate director responsabile del gruppo di biologia molecolare presso la Merck Serono. Nel 2013 Emiliano incide il suo primo album: Translational Music®, che si diffonde come progetto di integrazione tra biologia e musica a 432 Hz.
Fondamentale il suo incontro con Bruce Lipton, biologo cellulare statunitense, convinto che geni e Dna possano essere manipolati dal pensiero dell’individuo.
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Febbraio 2019

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