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La permacultura applicata al sociale

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Oltre a essere efficaci per gestire gli ecosistemi naturali, i principi della permacultura possono essere applicati anche nell’ambito del lavoro di gruppo. Ce lo spiega Robin Clayfield, facilitatrice e insegnante che da anni lavora con organizzazioni, comunità intenzionali e cerchi di donne.
Robin Clayfield, australiana d’origine, vive nell’ecovillaggio Crystal Waters, nello stato del Queensland, il primo ad essere progettato con i principi della permacultura. Il suo percorso inizia nel 1983, un periodo di grande fermento per l’attivismo ecologista, in particolare per la lotta contro l’abbattimento delle foreste vergini.
Insegnante di permacultura, autrice di diversi libri e pubblicazioni, facilitatrice, mamma e nonna, organizzatrice e creatrice di cerimonie e grandi eventi, è stata Robin Clayfield a ideare quella che oggi chiamiamo permacultura sociale.
A lei si riconosce il merito di aver completamente rivoluzionato, agli albori della diffusione della permacultura, il metodo educativo formale con metodologie creative, integrate e partecipative. E di essere riuscita a incentivare il ruolo femminile in questo settore.
Robin, cos’è per te la permacultura?
Per me è sinonimo di speranza: per ogni persona, per le nostre comunità e il nostro mondo. Significa progettare e usare una serie di principi di buon senso ispirati ai modelli naturali.
La permacultura può aiutarci a progettare diversi ambienti viventi, quali orti, sistemi agricoli e urbani, edifici, ma anche ambienti sociali, come i luoghi per incontri, gruppi e organizzazioni.
Posso dire di amare la permacultura perché emula la natura e i sistemi naturali, perché prende in considerazione i bisogni delle persone e dell’ambiente, offrendo sempre una prospettiva positiva.
Qual è stato il tuo contributo personale all’insegnamento della permacultura?
Insegno permacultura dalla fine degli anni ’80, e dal 1992 formo insegnanti, facilitatori e leader nel campo dell’apprendimento creativo e interattivo e dei lavori di gruppo, con metodi volti a far funzionare meglio e con maggiore armonia e vitalità i gruppi stessi.
Mi capita ancora di partecipare ai corsi di progettazione in permacultura, soprattutto come «invitata speciale», ma la mia passione mi porta soprattutto verso quella che oggi viene definita permacultura sociale: svolgo consulenze per gruppi, organizzazioni e comunità intenzionali, li sostengo nei processi di governo, gestionali, decisionali e di team building, così come nella creazione di scenari e visioni future e positive,
attraverso la progettazione partecipata.
Oltre a scrivere libri hai inventato anche altri strumenti di apprendimento…
Sì, nel 1993 abbiamo sviluppato le carte da gioco con i principi della permacultura1 e i modelli di natura2, un kit sui giochi di ruolo3 e altre risorse per gli insegnanti.
Più recentemente ho creato il Creative community governance and decision making resource kit (letteralmente «kit di risorse per il governo creativo delle comunità e per i processi decisionali», ndr) e un cd con proposte per attivare e sostenere processi di cambiamento. Sento di avere molto da condividere, tutto quello che ho imparato e sperimentato nella mia vita. È un grosso tesoro da ridistribuire, proprio come contemplato da una delle etiche della permacultura, che si fonda sulla redistribuzione equa.
Attualmente sto scrivendo la mia metodologia di apprendimento e lavoro di gruppo in una serie di libri che includeranno centinaia di processi, attività, materiali e informazioni.
Hai lavorato molto anche con le donne, con una precisa motivazione. Ce ne parleresti?
Nel 1983, il mio primo corso di progettazione in permacultura indirizzato alle donne era stato pensato per equilibrare i generi, poiché la maggior parte dei partecipanti dei primi tre corsi svolti in Australia erano stati uomini. E così, piano piano ho dato voce al femminile in questo mondo tanto maschile, ho aiutato donne interessate a questi argomenti, le ho incoraggiate e ho contribuito molto ad aprire il varco alle donne in permacultura.
Nel tempo, poi, ho condotto, organizzato e celebrato molti cerchi di donne, rituali e grandi eventi a cui hanno partecipato centinaia di persone.
Ho frequentato e frequento ancora le comunità aborigene femminili, in cui sono stata accolta come una sorella.
Noi donne possiamo essere delle ottime agenti del cambiamento, poiché abbiamo più dimestichezza a connetterci con il cuore e i sentimenti.
Il ritiro di due giorni che ho proposto in Italia questo luglio era finalizzato a creare, condividere e celebrare in un cerchio di donne creatività, conoscenza, apertura, fiducia, gioco, danze, canto, crescita, condivisione, supporto, guarigione, processi creativi, divertimento, musica, cerimonie, libertà, gratitudine, passione, «empowerment», connessione con la natura e rilassamento.
Note
1. Permaculture principles card game.
2. Patterns in nature card game.
3. Soil roleplay kit.
Le pubblicazioni riportate in nota sono prodotte dall’autrice e si possono ordinare a: simonetti.francesca@tiscali.it

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Luglio 2017

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Margit Rush raccoglie le esperienze pratiche in permacultura in un agile manuale che insegna a costruire un forno in terra cruda, un semenzaio, una serra, diversi tipi di aiuole, muri a secco, un riparo per gli insetti e i piccoli animali utili, servendosi di materiale di recupero e di riciclo.
Un ampio capitolo è dedicato alle attività più propriamente agricole al fine di realizzare un orto sinergico: dal riconoscimento dei diversi tipi di terreno, alle consociazioni, all’uso della pacciamatura, alla realizzazione di una spirale di erbe aromatiche e alla coltivazione di piante orticole nei piccoli spazi.
A conclusione una breve guida per preparare decotti, infusi e macerati vegetali per rafforzare e migliorare la crescita delle piante e proteggere gli ortaggi da insetti e funghi nocivi.
Scritto a quattro mani da Reny Mia Slay e Bill Mollison, Introduzione alla Permacultura ha fatto conoscere in tutto il mondo l’arte di coniugare i saperi di discipline diverse (agricoltura naturale, orto sinergico, bioarchitettura, climatologia, economia, botanica, selvicoltura, ecologia) per progettare in armonia con la natura.
Insieme alla filosofia di vita, sistema di progettazione e proposta di soluzioni pratiche per un mondo ecosostenibile, la permacultura si fonda sui principi messi a punto dall’autore dopo lunghe, accurate e approfondite osservazioni della natura e dei suoi cicli. Al centro di questa nuova disciplina, decisamente non dogmatica, troviamo una sola regola: “assumersi la responsabilità delle proprie scelte”.
La permacultura può essere presentata anche come l’arte di tessere relazioni utili ed esaltare sinergie esistenti tra gli elementi naturali, risorse e attività umane con l’intento di contribuire alla creazione di una società ecosostenibile in grado di apprendere dalla natura a valorizzare la biodiversità.

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