Che le nuove generazioni siano più permeabili e sensibili al problema dell’inquinamento ambientale e, di conseguenza, del cambiamento climatico ce lo dimostrano le tante e i tanti «Greta Thunberg» che negli ultimi anni hanno fatto sentire la propria risentita voce ai «bla bla bla» di leader e capi di Stato nel mondo.
Tra questi adolescenti, poi, c’è chi ha voluto trasformare l’attivismo in impegno concreto con soluzioni che si sono trasformate anche in attività reali. È il caso di Sydney Steenland, diciassettenne australiana che sette anni fa, quando era ancora una bambina, ha preso coscienza del grave stato in cui versano gli oceani, infestati da plastiche e microplastiche, mentre navigava con la famiglia nel Sud-Est asiatico.
Ma facciamo un passo indietro: Sydney si trovava su quella barca a vela costruita dal nonno non per una vacanza, ma perché ci viveva, da tre anni, con i genitori, Carlos e Sarah, e il fratellino Indi.
The Sea Monkey Project
Per la famiglia Steenland, fare della barca la propria casa non è stata una scelta, ma una necessità dettata da una situazione economica disastrosa; poiché avevano la casa e ogni bene sequestrati dalla banca, restava la barca a vela, chiamata Sea Monkey, l’unico alloggio possibile e disponibile. E lì si sono trasferiti, partendo da Brisbane, sulla costa Est dell’Australia. Ma navigando e navigando, gli Steenland si sono resi conto che quella vita gli piaceva, anzi, era proprio la vita che volevano, nonostante non sia sempre stato facile, soprattutto per Sydney e il fratello, tagliati fuori dal sistema educativo e dai rapporti con i coetanei, relegati a email e videochiamate.
L’accettazione positiva di quella vita errabonda sulle onde li ha spinti verso il Sud-Est asiatico, ma l’esperienza si è rivelata amara perché si sono trovati improvvisamente immersi, letteralmente, in un mare di rifiuti di plastica e di reti da pesca abbandonate. Il contatto ravvicinato con l’inquinamento marino ha colpito profondamente la famiglia, in particolare Sydney, che in quel momento ha deciso di dedicarsi alla pulizia della plastica oceanica fondando il The Sea Monkey Project.
Tutti e quattro i membri della famiglia hanno collaborato alla nascita dell’associazione, con Sydney come fondatrice e papà Carlos come co-fondatore.
La ragazzina ha le idee chiare su come intervenire: ripensare e progettare soluzioni alternative all’uso della plastica vergine e fare educazione sugli impatti ambientali e sociali del fenomeno, creando approcci positivi e costruttivi. Il tutto avviene in Malesia, paese a cui gli Steenland si sono affezionati dopo una sosta forzata dovuta alla rottura del motore della barca e dove l’inquinamento da plastica è un problema serio, anche se sul fronte del degrado ambientale Sydney cita alcune zone dell’Indonesia e le Hawaii, dove si trova una delle più grandi concentrazioni di plastica oceanica, grande quanto il Texas, il 90% composto da microplastiche.
Creatività al servizio del bene
Da allora, grazie al Sea Monkey Project, la famiglia ha recuperato più di una tonnellata di rifiuti plastici, ideando contemporaneamente una macchina per riciclarli e trasformarli in nuovo materiale con cui realizzare accessori come borse e zaini, ma anche oggetti e attrezzi fatti a mano da rifugiati e donne della comunità Orang Asli, ovvero dagli aborigeni malesi, che possono così sostentarsi.
La macchina, chiamata The upcycling machine, è replicabile, tanto che il progetto Sea Monkey si è esteso a Loop2Cycle, una consociata che si occupa della produzione e della fornitura della macchina per il riciclo della plastica, già ordinata e acquistata in diverse zone del mondo. E poi c’è la formazione, con l’organizzazione di laboratori educativi interattivi per studenti di tutta la Malesia, incentrati sulla sostenibilità e sull’inquinamento da plastica, ma anche seminari e lezioni online.
Oggi l’impresa Sea Monkey impiega otto persone e Sydney si occupa della comunicazione e delle campagne web. La pandemia ha costretto gli Steenland a fermarsi, lasciando temporaneamente la barca a vela, ma certamente nuove avventure li aspettano, come anche tanti oceani ancora da solcare. E salvare.
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