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La rubrica di Arianna Porcelli Safonov: «Abbiamo solo cani»

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Condividiamo con i nostri lettori la rubrica satirica di Arianna Porcelli Safonov, pubblicata sul numero di ottobre della rivista Terra Nuova, dal titolo “Abbiamo solo cani”. 
La rubrica di Arianna Porcelli Safonov: «Abbiamo solo cani»
Tutti dicono di amare i cani, ma non è così e chi ha un cane non se la passa bene per niente. Nei supermercati mi dicono: «Certo che può entrare col cane, signora, ma deve prenderlo in braccio». Come pensano che possa fare la spesa portando sui tricipiti dieci chili per mezz’ora? Se ho scelto di non avere figli è anche per non portare in braccio creature e non cederò mai ai passeggini, figuriamoci a quelli della Monge. Ed io sono fortunata perché ho un cane di piccola taglia e odio i supermercati, ma uno che vive solo ed è depresso e va al supermercato per passarci quattr’ore e ha un pastore tedesco, come fa?
Dove trova la forza per sorreggerlo per tutto quel tempo, scegliendo sottilette o sollevando casse d’acqua? Perché uno ridotto in quello stato, compra ancora l’acqua nelle bottiglie di plastica, visto che la priorità è la sua sopravvivenza e non quella del Pianeta. Allora lega fuori il cane e patisce per tutto il tempo della spesa pensando agli zingari che glielo ruberanno e lo gambizzeranno per poterci chiedere l’elemosina e così la sua depressione aumenta e poi ci parlano di pet-therapy?! Se hai un cane, ti ci fanno finire in terapia! Un altro luogo pubblico infernale per chi vive con un cane e con quel cane vorrebbe anche viaggiarci è il luogo gestito da Trenitalia: inospitale sia per il padrone che per il cane. Entrambi dovranno pagare un biglietto, ma solo uno riceverà un posto assegnato e le patatine.
Il cane deve avere la museruola, il padrone la mascherina. Il cane paga come fosse un ragazzo di 16 anni ma deve stare sotto al sedile, in una gabbia. Non è per fare sempre il discorso che i cani sono di gran lunga meglio delle persone, ma se i sedicenni viaggiassero sotto ai sedili dentro alle gabbie, la società potrebbe trarne diversi vantaggi. Vuoi le cuffiette Apple da 200 euro? Fatti Piacenza-Bari sotto al sedile e poi ne riparliamo. Questo per dire che se pago per il mio cane, gli si desse un posto, per cortesia, e uno snack salato, visto che il suo biglietto è regolare. A proposito di viaggi: c’è il dramma dell’aereo. Qui possono viaggiare solo cani di peso inferiore ai 9 chili inclusa la gabbia che li contiene e così le compagnie aeree incentivano la gente a prendersi quei cani inutili, da borsetta, ma nel frattempo, la signora che paga il bagaglio a mano più del biglietto aereo può salire a bordo col suo trolley gigante pieno di caftani color pappagallo mentre il mio cane deve essere sedato e andare in stiva per farsi un viaggio che potranno immaginare solo certi migranti fuggiti dai territori di guerra.
Perché dite di amare gli amici a quattro zampe? E soprattutto, perché li chiamate amici? Almeno con gli immigrati non c’è tutta questa ipocrisia e nessuno li chiama amici. L’ultimo caso di ingiustizia riguarda la spiaggia. Ogni anno, arriviamo in massa sui litorali a inquinare con le nostre borse frigo, gli oli solari con cui ci ungiamo come body-builder e con eserciti di bambini che non conoscono legge se non quella di non averne, perché sono bambini e i genitori hanno diritto alle loro ferie, anche se io sarei contraria a dare le ferie a tutti, perlomeno nella stessa settimana ad Agosto, perché quest’usanza centuplica le possibilità di odiarsi fra simili. Ogni anno andiamo a nuotare nell’habitat di animali che poi mangiamo grigliati, ma i cani non possono accedere alla spiaggia perché sporcano.
Provo a spiegare al vigile che il mio cane non gioca a racchettoni, non fuma le Merit usando la sabbia come un gigantesco posacenere e non ascolta musica di merda con questi nuovi modelli di casse portatili Usb che bucano il muro del suono, ma niente, il vigile non ha pietà e nemmeno la mia vicina d’ombrellone che l’ha chiamato. Entrambi mi guardano mentre raccatto le mie cose e vado via, soddisfatti di aver fatto rispettare la legge. «Prima di andar via però lasciate che vi dica che sono positiva ed ero venuta solo a prendere una boccata d’aria per qualche minuto». Allora, finalmente la spiaggia si svuota e sento i pesci sorridermi dagli abissi.
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Arianna Porcelli Safonov, nata a Roma e laureata in Storia del costume, è scrittrice di libri umoristici, (Per Fazi Editore ha pubblicato Fottuta Campagna e Storie di Matti), e performer di monologhi di satira e critica al costume sociale. Dal 2018, collabora con l’Università di Pavia, con una docenza legata alle tecniche di improvvisazione applicate agli ambiti manageriali.
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