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Le infestanti possono essere utili. I consigli di agricoltura di Maggio

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Le erbe infestanti aiutano a mantenere nell’orto la biodiversità, che è incrementata anche dall’uso di repellenti naturali. Ecco i consigli di Terra Nuova.

A che servono le infestanti?

In questa stagione, la crescita delle piante è rigogliosa. E questo vale anche per quelle erbe che sono considerate infestanti perché sottraggono luce, acqua e nutrienti alle piante coltivate. La competizione con queste ultime è forte soprattutto nelle prime fasi di crescita degli ortaggi. In seguito, pur con alcune eccezioni, come nel caso di aglio e cipolla, le infestanti non interferiscono in modo significativo con lo sviluppo delle orticole e, anzi, possono svolgere alcune azioni importanti, come: dare indicazioni sulle caratteristiche del suolo, proteggere le piante coltivate dagli shock termici e offrire ospitalità agli insetti utili, senza dimenticare che in qualche caso si tratta di specie che possono essere mangiate o, addirittura, che caratterizzano il paesaggio (pensate ai papaveri nei campi di grano).
Ecco qualche esempio: il farinello indica un terreno ricco di azoto organico, richiama coccinelle e altri utili, perché è spesso colpito dagli afidi, e offre foglie che possono essere raccolte, lessate e consumate in modo simile agli spinaci o alle bietole. La camomilla indica un suolo leggero e le sue infiorescenze possono essere raccolte ed essiccate per la preparazione di tisane rilassanti. L’acetosa cresce in terreni tendenzialmente acidi e le sue foglie (da consumare solo in piccole quantità) possono insaporire le insalate miste o le verdure cotte e si usano nella preparazione di una salsa che accompagna pesce e carne.
Per questi motivi chi si occupa di agricoltura biologica non ama chiamarle infestanti, ma preferisce qualificarle come spontanee o «accompagnatrici».
Probabilmente una moderata presenza di spontanee nell’orto appaga poco l’occhio, ma sicuramente incrementa la biodiversità e, anche quando non porta dei vantaggi, non determina perdite di produzione preoccupanti.

Repellenti vegetali contro gli afidi

Ridurre l’uso di antiparassitari, anche di quelli ammessi in agricoltura biologica, è importante per incrementare la biodiversità nel campo coltivato. Ad esempio, per contrastare la presenza degli afidi si possono impiegare dei repellenti ottenuti a partire da alcune piante. A questo scopo sono efficaci il decotto di aglio e il decotto di assenzio preparati a partire da 30 grammi di aglio o da 30 grammi di foglie e sommità fiorite fresche di assenzio lasciati sobbollire per 15 minuti in un litro di acqua; nel caso del tanaceto servono invece 50 grammi di fiori e foglie fresche ed è meglio prolungare la decozione fino a 30 minuti. Una soluzione alternativa è la preparazione di un infuso o di un macerato polivalente ottenuto a partire dalle foglie di due piante di ortica, da 30 spicchi di aglio, da 3 manciate di rosmarino e da 3 manciate di lavanda immersi in 10 litri di acqua.
Per l’infusione serve l’acqua bollente, ma bastano 15 minuti, mentre la macerazione in acqua fredda richiede una settimana di tempo.
I repellenti possono essere usati sulle piante tal quali oppure diluiti. Bisogna distribuirli prima che siano presenti gli afidi perché questi preparati possono evitare la formazione delle colonie, ma non riescono ad allontanare insetti poco mobili come i pidocchi delle piante.
L’azione dei repellenti è molto importante anche quando riescono soltanto a ritardare la formazione delle colonie, perché con l’avanzare della stagione gli insetti utili riescono, di solito, a prevalere sugli afidi, rendendo così inutili eventuali trattamenti.
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Maggio 2019

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