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Lettera aperta al Ministro per la Transizione Ecologica

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La transizione ecologica potrebbe iniziare con il far diventare le Blue Communities un progetto nazionale. L’editoriale del direttore di Terra Nuova, pubblicato sul numero di Marzo.
Lettera aperta al Ministro per la Transizione Ecologica
Gentile Ministro o Ministra,
la notizia dell’arrivo del suo «super-ministero» è arrivata poche ore prima che andassimo in stampa con questo numero, quindi non so ancora il suo nome, né ho conferme ufficiali della sua nomina. Ma voglio essere ottimista.
Molti saranno in attesa di un segno chiaro che il Ministero per la Transizione Ecologica non sia solo uno specchio per le allodole, o l’ennesima operazione di greenwashing. Le possibilità per sciogliere subito questa riserva non mancano: mi permetto di suggerirne una.
Nel numero di marzo di Terra Nuova abbiamo dato ampio spazio alla questione dell’acqua, partendo dalla gravissima notizia del servizio idrico quotato in borsa in California. Viene rotto così l’ultimo argine della mercificazione di una risorsa naturale che dovrebbe essere un diritto, mai un bisogno.
Su questo tema, gli italiani hanno già espresso chiaramente la loro volontà nel referendum del 2011 che, è bene ricordarlo, ha visto il 54% degli elettori schierarsi contro la privatizzazione. Purtroppo risulta evidente che questa volontà popolare non sia stata ascoltata. E con l’arrivo del Recovery Plan, è difficile pensare che le cose migliorino. È sempre un bene provare a vedere il bicchiere mezzo pieno, ma se quel mezzo bicchiere è contaminato da pesticidi per il 77,3%, è evidente che la strada per una tutela dell’acqua è ancora molto lunga, così come è chiaro che la qualità dell’acqua dipende in buona parte dalle scelte in ambito agricolo (sono 155.000 le tonnellate di fitosanitari venduti ogni anno in Italia).
In questo numero Maude Barlow, esperta mondiale di questioni idriche, ci ha descritto la bella iniziativa delle Blue Communities (Comunità Blu). Questo progetto, che è nato in Canada e si sta diffondendo in tutto il mondo, dà la possibilità alle municipalità locali di riconoscere formalmente l’acqua come una risorsa comune. Per diventare una Comunità Blu, è sufficiente una delibera che:
1. riconosca acqua e servizi igienici come diritti umani;
2. abolisca o elimini gradualmente la vendita di acqua in bottiglia nelle strutture pubbliche e negli eventi pubblici;
3. promuova una gestione pubblica dell’acqua e dei servizi connessi.
In Italia al momento non ci sono Comunità Blu, le più vicine sono in Svizzera. Perché allora non far diventare le Comunità Blu un progetto nazionale, un primo coraggioso passo, fatto stavolta «dall’alto», verso quella transizione ecologica che dà nome e senso al suo Ministero? Sarebbe non solo un segno inequivocabile che «qui si fa sul serio», ma anche un esercizio di democrazia di cui molti cittadini sentono la mancanza.
Con i miei migliori auguri di buon lavoro.
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Editoriale tratto dal mensile Terra Nuova Marzo 2021

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