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Lino, fra storia e tradizione

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Il lino rientra fra quelle piante il cui utilizzo affonda le radici in tempi remoti. Principalmente era usato come alimento, spesso per fare il pane; viene anche filato e tinto per ricavare corde, sacchi, reti e ovviamente la famosa stoffa. Il primo a parlare delle sue virtù terapeutiche sembra sia stato Ippocrate.
Lino, fra storia e tradizione
Il lino rientra fra quelle piante il cui utilizzo affonda le radici in tempi remoti. Semi e pezzi di tessuto, risalenti al Neolitico, sono stati ritrovati in un villaggio di palafitte della Svizzera. Al tempo degli Egizi, invece, era usanza bendare le mummie con pregiati teli di lino e di raffigurare le pianta nelle tombe.
Citato numerose volte nella Bibbia, viene coltivato da Babilonesi, Fenici, Greci, Romani e altri popoli di tutto il Medio Oriente.
Principalmente usato come alimento, spesso per fare il pane, viene anche filato e tinto per ricavare corde, sacchi, reti e ovviamente la famosa stoffa. Il primo a parlare delle sue virtù terapeutiche sembra sia stato Ippocrate; egli lo raccomanda per curare il raffreddore, mentre i suoi discepoli utilizzano i semi, pestati e posti come impacco, per i dolori addominali e la diarrea. Già Dioscoride, nel I secolo d.C., ne intuisce le utili proprietà per l’intestino. Anche Teofrasto consiglia l’impiego della mucillagine come rimedio per la tosse e come lenitivo per il mal di gola.
Il Lino raggiunge la sua massima diffusione in Europa nel Medioevo, quando si scoprono le proprietà lassative dei semi; anche l’olio ricavato da questi è utilizzato come medicinale per la costipazione, i problemi respiratori e le infezioni dell’apparato urinario.

Per cosa è indicato?

Il Lino si usa in caso di: stitichezza • colite, colon irritabile • diverticolite • enterite • gastrite • ulcera gastrica o duodenale • diarrea • meteorismo • flogosi locali (uso esterno)

Posologia

– Semi: un cucchiaio da tavola da assumere con abbondante acqua, almeno 150 ml; da ripetere due o tre volte nella giornata.
– Olio: 3 cucchiaini al dì.

Per via interna

– Decotto: 15 g di semi in una tazza abbondante di acqua si fanno sobbollire per 10 minuti, dopodiché si assume il liquido mucillaginoso.

Per via esterna

– Cataplasma: per una certa quantità di semi se ne mettono due di vino rosso o latte in un pentolino e si fa sobbollire il tutto fino a che non si forma una pappina omogenea e collosa; si fa raffreddare leggermente, si pone su un pezzo di cotone o su una garza e la si avvolge in modo che una volta applicata sulla pelle non entri direttamente in contatto con essa. Il cataplasma lo si può applicare per circa mezz’ora, sulla gola o all’altezza dei bronchi, per contrastare la tosse. Un impiastro fatto con la farina di semi lo si può applicare direttamente sulla pelle in caso di eruzioni cutanee.

Controindicazioni

È controindicato in caso di ostruzione esofagea o intestinale, di appendicite e di dolori addominali acuti.
Può ridurre l’assorbimento dei farmaci se preso in concomitanza con questi, soprattutto warfarina e digitale; è consigliabile assumerlo due ore prima o dopo l’assunzione di altre sostanze (oltre a farmaci anche vitamine e minerali e rimedi naturali).
L’olio dei semi si può utilizzare come condimento ma, per mantenere tutte le sue proprietà, non va assolutamente cotto.
 
Tratto da Guida ai rimedi naturali (Terra Nuova Edizioni)
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Articolo tratto dalla rubrica Il Rimedio del mese

Leggi la rubrica sul mensile Terra Nuova Luglio-Agosto 2021
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