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Meditare con successo

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La meditazione è una pratica che può renderci più equilibrati e consapevoli, dandoci anche modo di comprendere e gestire emozioni e pensieri. Basta avvicinarvisi con i giusti strumenti e la giusta attitudine. A fornirceli è la monaca buddhista americana Pema Chödrön, nel libro Come meditare (Terra Nuova Edizioni).
Meditare con successo
Quante volte avete tentato di avvicinarvi alla pratica della meditazione e non avete ottenuto i risultati attesi o non vi siete sentiti completamente a vostro agio? Quante volte avete cercato consigli, suggerimenti, magari anche corsi, ma avete concluso che mancava quel quid che poteva davvero accendere in voi la consapevolezza della profonda utilità di questa esperienza?
Se vi è accaduto, non significa che «non siete fatti» per meditare, ma semplicemente che ancora non avete individuato la giusta modalità, l’attitudine migliore e gli strumenti più efficaci.
A venirci in aiuto è Pema Chödrön, monaca buddhista americana, discepola di Chögyam Trungpa, uno dei più noti maestri di meditazione tibetana. Pema insegna da tempo a Gampo Abbey, in Canada, ed è autrice dell’efficace manuale Come meditare (Terra Nuova Edizioni).
«La cosa importante, con la meditazione, è riuscire ad allenarsi a essere più aperti di fronte all’esistenza, ad addentrarsi in profondità nelle proprie difficoltà e nel funzionamento della mente, maturando un approccio più stabile e rilassato alle cose della vita» spiega Pema.

La meditazione seduta

«Ci sono tanti modi per lavorare con la mente. La meditazione seduta è uno degli strumenti più efficaci, ci apre a ogni singolo momento della vita. Il preciso momento in cui ci soffermiamo, una volta rimosse tutte le stratificazioni concettuali, è unico, non lo abbiamo mai vissuto prima d’ora, e il momento successivo non sarà uguale. La meditazione ci permette di sperimentare appieno il momento presente e di eliminare la sofferenza, rimuovendone la causa, la radice, che è nella nostra stessa mente» spiega Pema Chödrön. «Si può andare avanti all’infinito cercando di far cessare la sofferenza affrontando le circostanze esteriori, e di solito è così che facciamo tutti. È l’approccio convenzionale: non fai altro che cercare di risolvere per l’ennesima volta il problema là fuori. Ma se lavoriamo con la mente, potremo alleviare la sofferenza che sembra provenire dall’esterno e cominciare a sentirci felici, contenti del mondo in cui viviamo».
Ma si badi bene a non equivocare: non si tratta di eliminare il dolore, «bensì di farsene una ragione, rilassandosi rispetto al fatto che nella nostra vita ci sarà dolore».

Perché meditare?

Quale, dunque, il fine reale, accessibile e auspicabile della meditazione? Pema afferma che «non meditiamo per sentirci a nostro agio o per stare bene sempre e comunque. È possibile che questa frase lasci di stucco, ma è così. Piuttosto, la meditazione ci offre l’opportunità di rivolgere un’attenzione aperta e compassionevole a tutto ciò che accade».
«Nella meditazione, i nostri pensieri e le nostre emozioni possono essere come nuvole che rimangono per un po’ e poi vanno via» prosegue la monaca americana. «Quindi l’essenza è esercitarsi in qualcosa di decisamente radicale, che di certo non coincide con gli schemi abituali della nostra specie: rimanere presenti a noi stessi qualunque cosa accada, senza etichettare tutto come buono o cattivo, giusto o sbagliato, puro o impuro. Nella meditazione, qualunque cosa ci porti la vita, noi siamo aperti. Si tratta di scegliere di vivere con tutto il cuore».

Le cinque qualità

«Quando meditiamo, coltiviamo cinque qualità che emergono gradualmente nel corso dei mesi e degli anni di pratica» prosegue Pema. «La prima consiste nel coltivare e alimentare la nostra stabilità, maturare cioè una certa fedeltà a noi stessi. Significa che quando ci si siede a meditare e ci si permette di sperimentare ciò che accade in quel momento, si resta presente a quell’esperienza. La seconda qualità che si genera grazie alla meditazione è quella della “chiara visione” o “chiara consapevolezza”: si sviluppa la capacità di cogliere i momenti in cui, in preda a una crisi, prendiamo a muso duro una situazione o una persona, cioè quando ci chiudiamo alla vita. In questo modo abbiamo una chiara visione di noi stessi e degli schemi abituali che ci limitano».

«La terza qualità che coltiviamo nella meditazione è il riuscire a stare seduti in meditazione anche se c’è un disagio emotivo, coltivando il coraggio di sperimentare le prove e le tribolazioni della vita».

Sia ben chiaro, è il monito di Pema, «la meditazione è un processo di trasformazione, non un incantesimo con cui ci accaniamo a cambiare per magia qualcosa di noi stessi. Non si ha mai la sensazione di “avercela fatta” o di “essere arrivato”, ma si sente di essere abbastanza rilassati da sperimentare ciò che è sempre stato lì, dentro di noi; possiamo sperimentare momenti di intuizione profonda, a cui non potremmo avere accesso se cercassimo di capire su un piano concettuale che cosa c’è che non va in noi o nel mondo».
«La quarta qualità che sviluppiamo nella meditazione è quella di risvegliarci alla vita, momento per momento, così com’è. Impariamo a stare qui e basta. E in questo stare qui acquisiamo molta resistenza, impariamo a rilassarci riguardo all’ignoto, poiché la vita non è mai prevedibile». «L’ultima qualità è quella che io chiamo “che sarà mai”» aggiunge ancora Pema. «È quello che intendo quando dico “flessibile” al momento presente, non come un’espressione di cinismo, ma di umorismo e flessibilità».

Consigli e suggerimenti pratici

Partendo proprio dalla concretezza della pratica, il manuale Come meditare offre alcuni suggerimenti puntuali.
Preparazione e assunzione dell’impegno Si può cominciare ovunque, in una stanza qualunque, a qualsiasi ora del giorno. «Semplicemente si comincia» spiega Pema. «Magari ci si sente la persona più stressata del pianeta o si è perdutamente innamorati, o si hanno sei figli e un lavoro a tempo pieno, o si sta passando una nottataccia o un periodo di depressione. Ovunque siamo, possiamo cominciare da lì». Ed è bene stabilire un programma realistico, scegliendo il momento e la durata. Per stabilire una pratica regolare, è bene trovare in casa uno spazio che trasmetta un senso di sacralità o di rilassamento e sedersi in modo da sentirsi sollevati, per questo si può usare un cuscino o una sedia. Infine, ci si procura un timer che avverta allo scadere del tempo stabilito».
Stabilizzare la mente Occorre ambientarsi, entrare nella stanza e anche in contatto con se stessi. Il punto non è avviare il timer, è lasciare fuori tutte le cose che porti con te. Quindi, prima di tutto, chiediamoci come stiamo.
La postura È importante una postura dritta, in modo da evitare di accasciarsi e permettere invece all’energia di muoversi liberamente attraverso il corpo: cuore aperto e schiena ben salda.
Lavorare con i pensieri L’intenzione che sta alla base della meditazione non è liberarsi dei pensieri, ma allenare la mente a recuperare la sua naturale capacità di rimanere presente. La mente può essere posta su un oggetto, su un’esperienza, ed è in grado di rimanervi, ma ha bisogno di allenamento. «Ci vuole un bel po’ per rendersi conto che è effettivamente possibile essere svegli e presenti e vivere la propria vita in modo creativo e impegnato senza lasciar vagare la mente per tutto il tempo» spiega Pema. «E quando, durante la meditazione, ci si accorge che la mente si è distratta dal respiro, dal momento presente, bisogna richiamarla e tornare al respiro».
Lavorare con le emozioni Se si continua a praticare regolarmente, col tempo salteranno fuori ricordi dolorosi, emergeranno tante emozioni. «Bisogna riconoscerle» spiega Pema. «Poi accoglierle, prendersi una pausa e connettersi per un momento con la spaziosità, con l’apertura. Poi ci si sofferma sulla qualità o sulla consistenza di quell’emozione, cioè sull’esperienza stessa dell’emozione. Se riusciamo a farla diventare parte integrante della nostra pratica, ci regalerà un grande potere di emancipazione».
Lavorare con la percezione dei sensi «Meditare sulle percezioni sensoriali – udito, vista, tatto, gusto e olfatto – ci aiuta a capire che anche la cosa più piccola può scatenare una vera e propria guerra intestina» spiega ancora Pema. «Oppure farci girare a vuoto proiettandoci in un mondo di fantasia. Può essere la dimostrazione di come, in fondo, siamo noi a causare la nostra stessa sofferenza, permettendo alla più semplice delle sensazioni di richiamare alla memoria un ricordo che poi rischia di amplificare emozioni difficili. D’altra parte, sono anche opportunità che ci permettono di vivere esperienze piacevoli, gradevoli e gioiose. L’esperienza dei sensi è molto vivida e può condurci al cuore del momento presente».
Aprire il cuore all’inclusività Nello spazio di presenza aperta che coltiviamo sul cuscino di meditazione occorre approdare a un luogo di non lotta. «Questo richiede un cambiamento notevole nel nostro atteggiamento» spiega l’autrice di Come meditare. «Piuttosto che vedere tutto come un problema o un ostacolo alla felicità della vita, un ostacolo alla meditazione, o un ostacolo alla presenza, possiamo vederlo come un insegnante che ci mostra qualcosa di importante da sapere. Tutto può essere un sostegno al nostro risveglio. Se smettiamo di respingere le nostre esperienze, ci allontaniamo dall’etichetta del sì e del no, del buono e del cattivo, dell’accettabile e dell’inaccettabile. Quando la meditazione si conclude, quando scatta il timer e riposi in una consapevolezza aperta, lascia che le cose siano come sono».
Lasciar andare La meditazione ci insegna a lasciare andare. «Dobbiamo fare spazio alla possibilità di accogliere degnamente le cose, senza al contempo trasformarle in un problema» spiega ancora Pema. «Fondamentalmente, non è altro che un senso di leggerezza. Quando si inizia a vedere la vita in un’ottica in cui tutto sorge spontaneamente, senza pensare alle cose in termini di aggressione o minaccia, allora si può sperimentare un maggior senso di spazio, di ampiezza, l’opportunità di rilassarsi, in qualunque momento. Quel nodo allo stomaco può semplicemente sciogliersi. Quella tensione alla nuca può rilassarsi. La mente, che gira come un giocattolo a molla, muovendosi vorticosamente, può placarsi». Sperimentiamo dunque la dimensione aperta e sconfinata dell’essere.
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Ottobre 2020
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IL LIBRO

Quando una situazione ci preoccupa, una persona ci irrita o un dolore fisico ci angoscia, in genere, siamo portati a intervenire sulle cause esterne, dimenticando che spesso la prima ragione di quel malessere è dentro di noi. La meditazione ci invita a “fare amicizia” con la nostra mente, a fare pace con noi stessi per riconoscere le vere cause delle nostre sofferenze e, allo stesso tempo, a individuare quello che davvero ci fa star bene. Per meditare, spiega l’autrice, non serve praticare strani rituali, non è neanche necessario ritirarsi sull’Himalaya o diventare monaci buddhisti, si tratta semplicemente di prendere del tempo per stare con noi stessi e questo si può fare ovunque e in qualunque momento.

Con un linguaggio di facile comprensione, non privo di autoironia, l’autrice conduce per mano il lettore alla scoperta della meditazione, una pratica millenaria i cui molteplici benefici sono oggi riconosciuti anche dalle neuroscienze.
Gli oltre quarant’anni di esperienza dell’autrice come insegnante di meditazione fanno di queste pagine una guida preziosa alla meditazione, un valido aiuto per chi vuole iniziare a sperimentarne i benefici, ma anche una lettura di grande stimolo e ispirazione per chi medita da lungo tempo.

DELLA STESSA AUTRICE

Desideri scardinare gli schemi distruttivi della tua vita e sentirti libero e felice?

Questo libro aiuta a capire come certe abitudini della mente ci intrappolino in stati di rabbia, biasimo, dipendenza e insicurezza. Spiega quindi come lasciare andare i vecchi rancori, partendo in primo luogo da una trasformazione in noi stessi, per cambiare in meglio anche il mondo in cui viviamo.
Utilizzando un linguaggio semplice e ispirato, Pema Chòdròn ci suggerisce come dominare le paure e superare frustrazioni e impotenza quando ci sentiamo a disagio o siamo in balia delle emozioni.
Attraverso pratiche alla portata di tutti, l’autrice ci insegna come “essere presenti” e aprire il cuore al fine di risvegliare le proprie qualità innate, per fare un salto deciso verso una nuova e positiva realtà, di cui saremo gli indiscussi, consapevoli e intraprendenti artefici.

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