Meno foreste = meno acqua
Si fa un pò di difficoltà a collegare questi eventi meteorologici estremi con la deforestazione in Amazzonia, eppure secondo Michel Zaros, segretario dell’Organizzazione meteorologica mondiale, le osservazioni dimostrano «in modo inequivocabile che il cambiamento climatico e il riscaldamento globale sono il risultato dell’attività umana».
I dati parlano chiaro: negli ultimi 10 anni, la temperatura media del Pianeta è aumentata di 0,46° C, il maggior incremento mai registrato, secondo un rapporto delle Nazioni Unite. Dopo un 2010 da record, il 2011 è al momento «il secondo anno più caldo dal 1850, quando sono cominciate le registrazioni dei dati». Anche per i ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research, gli eventi meteorologici estremi degli ultimi anni sono in buona parte riconducibili ai cambiamenti climatici causati dall’uomo e in particolare a due fattori strettamente collegati: l’incremento delle emissioni di CO² e la deforestazione. Le foreste catturano le precipitazioni, che filtrano poi lentamente nel sottosuolo, andando ad alimentare le falde sotterranee. Nelle aree disboscate invece, le piogge, prive del freno della vegetazione, alimentano un veloce deflusso superficiale che, oltre a causare l’erosione dello strato più fertile del terreno, portano l’acqua a valle producendo dissesti e rovine.
Nelle zone private della copertura verde si registra una notevole riduzione dell’evapotraspirazione, con conseguente diminuzione dell’umidità atmosferica e delle precipitazioni. Anche se il ciclo dell’acqua è ben noto, oggi ne è rimasto ben poco: solo un quinto delle foreste originarie ha resistito al disboscamento. Fino ai primi anni ’70, il 99% della foresta amazzonica era intatto. Sono bastati tre decenni per distruggerne più di 55 milioni di ettari: la superficie della Francia.
La stessa furia distruttrice ha colpito le ultime foreste originarie residue in Cina, Colombia, Congo, India, Indonesia, Myanmar, Malesia, Messico, Nigeria e Tailandia. Il disboscamento di queste aree ha già causato un radicale cambiamento nei microclimi e accelerato i mutamenti climatici su scala planetaria. Come amava spiegare Fukuoka, «la pioggia non cade dal cielo, ma sale dal suolo».
Se si continua ad abbattere gli alberi con il ritmo attuale di 13 milioni di ettari l’anno, ovvero 25 ettari al minuto (dati FAO), i nostri figli si troveranno non solo senza foreste, ma anche senz’acqua.
Il sommario di Terra Nuova Maggio 2012