Charles Eistenstein, regista, oratore e scrittore, ci accompagna in questa riflessione profonda, tratta dal suo libro
“C’è un mondo più bello e il tuo cuore lo sa” (Terra Nuova Edizioni), pubblicata sul
numero di ottobre della rivista Terra Nuova nella rubrica “Spunti di vista”.
NON PUOI CAMBIARE UNA COSA SENZA CAMBIARE TUTTO
Attualmente viviamo in un momento di transizione tra mondi. Le istituzioni che ci hanno accompagnato attraverso i secoli hanno perso la loro vitalità; possiamo fingere che siano ancora sostenibili solo se ce la raccontiamo sempre di più. I nostri sistemi relativi a denaro, politica, energia, sanità, educazione, non offrono più i benefici che offrivano (o sembravano offrire) in passato. La loro promessa utopistica, piena di ispirazione un secolo fa, svanisce sempre di più col passare degli anni. Siamo in milioni a saperlo e ci preoccupiamo sempre meno di fingere. Tuttavia, sembriamo privi della capacità di cambiare, o incapaci di smettere, per lo meno, di partecipare all’inarrestabile corsa verso il baratro della civiltà industriale.
Ho già offerto in precedenza un nuovo inquadramento di questo processo; ho spiegato che l’evoluzione culturale umana è una storia di crescita, seguita da una crisi, seguita da un crollo, seguito da un rinascimento, che è l’emergere di un nuovo tipo di civilizzazione: un’Età della Ri-Unione che segue l’Età della Separazione. Forse un cambiamento profondo si realizza solo passando per un collasso. Questo è vero senz’altro per molti di noi a livello personale. A livello mentale molti sanno che il proprio stile di vita non è sostenibile e che va cambiato: “sì, sì, lo so che dovrei smettere di fumare”, o “dovrei iniziare a fare sport”, o “dovrei smettere di comprare a rate”.
Ma avete notato che il cambiamento avviene più spesso quando c’è un campanello d’allarme, o, ancor più di frequente, quando c’è una serie di campanelli d’allarme? In fondo le nostre abitudini sono incorporate in un modo di essere che include tutti gli aspetti della vita: da qui il detto “non puoi cambiare una cosa senza cambiare tutto”. Lo stesso vale per il livello collettivo. Man mano che ci accorgiamo dell’interconnessione di tutti i nostri sistemi, vediamo che, per esempio, non possiamo cambiare le nostre tecnologie energetiche senza modificare il sistema economico che le sostiene. Ci rendiamo conto anche che tutte le nostre istituzioni esterne riflettono le nostre percezioni di base del mondo, le nostre ideologie invisibili e i nostri sistemi di credenze. In questo senso possiamo dire che la crisi ecologica, come tutte le crisi, è una crisi spirituale, cioè che ci attraversa da cima a fondo, e contiene tutti gli aspetti della nostra umanità.
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