Nuovi edifici scolastici: l’impatto sull’ambiente e sulla qualità dell’offerta pedagogica
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di Linda Maggiori
Da Bologna a Pescara, per la costruzione di nuove scuole si sacrificano alberi e parchi urbani. Il tutto finanziato con i fondi PNRR che, almeno su carta, dovrebbero essere spesi nel rispetto del principio «Do No Significant Harm», garanzia di tutela dei sei principi di sostenibilità a fondamento del Green Deal europeo. A Bologna, grazie alla resistenza dei comitati, il parco Don Bosco è stato salvato.
Costruire anziché ristrutturare, cementificare anziché rigenerare, a danno del suolo libero che è sempre meno. Questo non solo per tangenziali, parcheggi o nuove lottizzazioni ma, paradossalmente, anche per le scuole. Il PNRR ha infatti previsto, tra le opportunità di edilizia scolastica dedicate a Comuni, Province e Città metropolitane, la realizzazione di nuove scuole, con sostituzione di edifici esistenti. In tutta Italia saranno costruite 213 nuove scuole, e già sono iniziati i cantieri, poco distanti dalle vecchie scuole che vengono invece abbattute. I soldi del PNRR dedicati a questo sono 1 miliardo e 189 milioni di euro. I lavori devono essere realizzati entro il mese di giugno del 2026. Ma davvero servono nuove scuole? E non si possono ristrutturare quelle esistenti? «In realtà, la Missione 2, Componente 3, del PNRR riguarda gli investimenti di Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici» sottolinea l’urbanista Gabriele Bollini, docente di ingegneria all’Università di Modena e Reggio e membro dell’Osservatorio civico PNRR di Bologna.