Nutrizionismo sociale
homepage h2
La nutrizionista è una dottoressa piuttosto paziente che ha studiato per toglierti tutti quei cibi che sai già che ti faranno male, senza bisogno di andare dal medico, ma sentire un professionista che te li proibisce ha tutta un’altra portata emotiva.
Certo, potrei sopravvivere qualche giorno come il protagonista di Into the wild, cibandomi di erbe, bacche e radici, ma assimilare una conoscenza delle piante spontanee in poco tempo è impossibile da soli e finirei per aver bisogno di un guru che in natura è improbabile trovare perché ormai i guru sono tutti in città, nei loro studi di meditazione al settimo piano.
In pizzeria potrei prendere delle ottime focacce bianche se solo potessi mangiare grano di qualche tipo. Abolito l’alcool, che continuerò a bere nel silenzio della mia casa, come sono abituata, perché mi pare assurdo pagare qualcuno per renderti così infelice.
Esclusi dalla mia dieta funghi, uova, carne che già non mangio, ma se mi togli tutto il resto, cosa mi mangio? L’eternit?!
Vietato in modo categorico il latte sotto qualsiasi sua forma: è corretto, visto che siamo fra i pochi mammiferi che si ostinano a bere latte di altre bestie stupendoci poi che ci vengano le magagne, ma sono comunque triste.
Con l’allergia a quelli che parlano a voce alta in treno, con quella agli uffici pubblici del mio paese, con l’intolleranza grave ai saggi di ginnastica dei miei nipoti, ai centri commerciali, ai comizi politici, ai concerti dei cantanti di Sanremo e con quella alla gente che dice «Anche no», che davvero mi piega in due la bocca dello stomaco: come farò?
Perché non esiste un medico che possa certificare che «La signora qui presente non può accedere alle palestre dove si esibiscono bambini con body in lycra che fanno capriole per sette ore consecutive»?
Forse è arrivato il momento di pensare davvero al nostro benessere.