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Ortaggi sotto la neve. L’orto a dicembre

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Anche a dicembre possiamo raccogliere alcuni prodotti dell’orto, ma iniziamo a fare i primi lavori di preparazione alla bella stagione.

Di neve e raccolti

Anche in dicembre si può contribuire a ridurre gli spostamenti delle merci e le emissioni di gas serra continuando a mangiare ortaggi del proprio orto: verze e cavolo nero, che diventano più saporiti dopo la prima gelata, ma anche cavoletti di Bruxelles, porri, insalate di crucifere come la mizuna o il pak-choi che sopportano il gelo. Se poi si dispone di un piccolo tunnel si possono raccogliere ancora ravanelli, spinaci, valeriana e così via.
Bisogna però evitare che la struttura si danneggi quando nevica, per questo è necessario liberare rapidamente i teli di copertura dalla neve.

A lavoro per la bella stagione

Nonostante queste incombenze e queste opportunità, il lavoro non è gravoso e resta il tempo per iniziare a programmare le attività per la prossima stagione e per eseguire alcuni interventi utili a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Ad esempio è possibile attrezzare le cisterne per la raccolta dell’acqua con una piccola pompa per assicurare la pressione di esercizio (0,3 – 1 bar) necessaria al funzionamento di un impianto a goccia. In alternativa, visto che la pressione richiesta non è elevata, si può provvedere ad alzare la cisterna da terra costruendo un supporto alto almeno 2 metri.
Oppure si può avviare un orto sinergico realizzando un’aiuola rialzata o, meglio ancora, a cumulo. Nell’aiuola a cumulo, fascine e altro materiale organico costituiscono il cuore dell’apprestamento, da coprire poi con compost e terra proveniente dai primi strati di terreno, quelli più ricchi di sostanza organica. Il cuore centrale si degrada lentamente formando humus stabile anche in profondità e aiutando a mantenere caldo il terreno di coltivazione.
Un orto sinergico non prevede nessuna lavorazione e il suolo rimane sempre coperto dalla pacciamatura, così si incrementa la sostanza organica e si aumenta l’effetto carbon sink, cioè la capacità del terreno di trattenere carbonio (e CO2) sottraendolo dall’atmosfera e contribuendo a ridurre l’effetto serra.

L’alternativa ai fitofarmaci

Per ridurre le emissioni indirette è importante anche riuscire a contenere la quantità di fitofarmaci utilizzati, anche di quelli consentiti in agricoltura biologica.
Con questo obiettivo è bene dedicare uno spazio nell’orto alla coltivazione di specie in grado di attrarre i nemici naturali di alcuni parassiti. Fin da ora ci si può organizzare acquistando semi di calendula, coreopsis, facelia, fiordaliso, nasturzio, pisello odoroso, potentilla, tagete e/o veronica.
Se si prevede di piantare viti o alberi da frutta, la scelta di varietà resistenti o tolleranti alle principali malattie fungine consente di risparmiare molti trattamenti.
Infine, per proteggere gli alberi da frutto ci si può attrezzare contro gli insetti che si nutrono dei frutti come il baco della mela e del pesco, la Drosophila dei piccoli frutti e la cimice asiatica. La costruzione di piccole strutture in grado di permettere la chiusura delle chiome con reti antinsetto, infatti, evita i trattamenti necessari al controllo di questi parassiti.
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Dicembre 2018

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