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Orti urbani e permacultura in Nepal

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In Nepal, la permacultura è una risposta efficace per il sostentamento delle popolazioni nel dopo terremoto, tra orti urbani e buon uso delle risorse. Diamo uno sguardo al progetto di Asia Onlus.
Nella nostra immaginazione, il Nepal appare come una regione fantastica, stretta tra la pianura del Gange e le cime innevate dell’Himalaya. La realtà è un po’ diversa. Da grande produttore di riso, il paese fino a qualche anno fa era autosufficiente, mentre oggi soffre una carenza cronica di prodotti alimentari: l’agricoltura di sussistenza è fatta di piccolissime proprietà, spesso collocate su terreni ripidi e con difficile accesso all’acqua.
Mentre l’imponente uso di fertilizzanti e pesticidi chimici crea diversi danni alla salute e mina alla base l’autosufficienza economica dei coltivatori.
Come se non bastasse, nel 2015, un violento terremoto di magnitudo 7.8 ha provocato quasi 9000 vittime. Una situazione drammatica che ha richiesto l’intervento di diverse organizzazioni internazionali.
Un contesto in cui la Ong italiana Asia Onlus ha saputo dare risposte concrete e innovative, creando sistemi di permacultura e avviando la costruzione di orti urbani e piccole cooperative agricole.
Il progetto, realizzato insieme a Nepal agroforestry foundation e cofinanziato da Fondazione Cariplo, Comune di Milano, Regione Lombardia e Tavola Valdese, in soli due anni ha dato vita a 428 orti urbani, seguendo un percorso diametralmente opposto ai classici programmi di sviluppo agricolo, che impongono l’uso massiccio di pesticidi, concimi, sementi ibride e ogm.
«Le strategie di sviluppo dominanti stanno provando ad allontanarci dai legami sociali e dalla natura» racconta Govind Sharma, referente del centro Hasera, partner del progetto, uno dei massimi conoscitori e divulgatori della permacultura in Nepal. «In passato il nostro sistema agricolo era molto simile alla permacultura» prosegue «ma poi a causa dell’influenza delle strategie di sviluppo dominanti, la popolazione ha iniziato a dimenticare il valore di questi sistemi. Oggi che i danni dell’agricoltura convenzionale sono evidenti si sta diffondendo la consapevolezza che quella biologica e la permacultura possono fornire cibo e assicurare un migliore uso delle risorse, favorendo gli scambi, la cooperazione e la cura dellíambiente».
Il progetto di Asia Onlus si è sviluppato soprattutto a Kavre, nelle aree urbane di Dhulkei e Banepa, dove sono state formate oltre 390 persone sulle pratiche agricole sostenibili secondo i principi della permacultura. Al contempo sono state ripristinate le terre incolte, con l’obiettivo di favorire il recupero di varietà agricole locali ad alto valore nutrizionale e a rischio di estinzione.
La pratica dell’home gardening (orto domestico/urbano) è molto diffusa nel distretto di Kavrepalanchok, in cui Asia Onlus è intervenuta a sostegno delle famiglie più povere, che hanno maggiore difficoltà a reperire il cibo. In questa fase conclusiva del progetto si cerca di aiutare le famiglie a creare delle serre dove verranno custoditi e prodotti sementi e ortaggi per il proprio fabbisogno alimentare e anche per generare nuovo reddito attraverso la vendita delle eccedenze.
Una serie di buone pratiche che che Asia Onlus ha portato anche in Italia, con attività di condivisione e una serie di orti didattici realizzati nelle scuole di Brescia e Milano.
Per saperne di più:
Asia Onlus, tel 06 44340034
www.asia-ngo.org
Articolo tratto dal numero di febbraio 2017 di Terra Nuova
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