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Orti urbani sostenibili, il futuro prende forma

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L’agricoltura cittadina, ritornata in auge a causa della crisi economica, ma anche per una rinnovata attenzione alla qualità del cibo, è in crescita. Ma non è purtroppo esente dai rischi di quella industriale. In città occorre adottare il più possibile un approccio autenticamente agriecologico, evitando l’uso di prodotti dannosi per salute e ambiente, dai prodotti chimici di sintesi ai materiali plastici. Quattro esperienze italiane.
Orti urbani sostenibili, il futuro prende forma
La presenza di orti e giardini urbani non è mai mancata nel corso dei secoli nelle città europee: durante l’industrializzazione, con l’estensione delle città, gli orti in città servivano a integrare il reddito delle famiglie operaie migrate dalle campagne. Successivamente, i cosiddetti «orti di guerra» furono fondamentali per sopravvivere alle privazioni e agli stenti causati dai conflitti bellici.
Con il boom economico, queste attività di sussistenza in città diminuirono. Ma negli ultimi decenni, in concomitanza con la crisi economica e finanziaria, e grazie al rinnovato interesse per gli stili di vita salutari anche in città, gli orti stanno ritornando. Secondo Coldiretti, la crisi economica generata dal Covid-19 ha spinto 4 italiani su 10 a dedicarsi all’agricoltura urbana per riscoprire la natura e l’aria aperta affittando e lavorando un orto urbano. Le superfici destinate a queste attività hanno registrato un incremento del 18,5% in cinque anni, superando i 2,1 milioni di metri quadri. Ma sono sempre ecosostenibili? Purtroppo negli orti di città si ripropongono i problemi tipici dell’agricoltura. Pesticidi e concimi chimici usati senza troppo controllo, microplastiche che finiscono nel suolo o nei cumuli di verde, inquinamento da smog urbano, perdita di fertilità nei suoli, riduzione di biodiversità… tutti elementi che hanno un impatto sull’ambiente e sulla qualità del raccolto. Per far fronte a questi problemi, è importante introdurre regolamenti stringenti, che vietino pesticidi e plastica, e favoriscano metodi per aumentare l’autofertilità del suolo, come pacciamatura e compostaggio, piantumazione di siepi, alberi e fiori.

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