Vai al contenuto della pagina

Orticoltura biologica: l’importanza di fare rete

homepage h2

L’orticoltura biologica può dare un reddito più che sufficiente. Alessio Capezzuoli propone un insieme di tecniche per un approccio inclusivo dei diversi modelli agroecologici oggi più diffusi. Gli sbocchi di mercato ci sono, ma soprattutto è importante rimanere elastici e trovare supporto nelle reti locali.
Orticoltura biologica: l’importanza di fare rete
Agricoltura biologica, biodinamica, sinergica, sintropica, organica rigenerativa. I termini spesso si sprecano e si confondono. Eppure parliamo sempre di metodi di coltivazione innovativi, che fanno a meno della chimica di sintesi, si rifanno ad antiche conoscenze, e si basano su un nuovo rapporto tra il coltivatore e la terra stessa.
Sono anni ormai che Terra Nuova, unica in Italia, pubblica libri di serio approfondimento in materia di agricoltura, e sulla rivista vi abbiamo di volta fatto conoscere questi singoli approcci, dando voce ai suoi diversi interpreti. Chi si dedica alla coltivazione e cerca di rispettare la natura, oggi non si accontenta delle soluzioni imposte dalle aziende dell’agrobusiness. Vuole saperne di più, ma finisce spesso per trovarsi nell’imbarazzo della scelta. Quale tecnica utilizzare?
Una domanda a cui è impossibile rispondere, perché dipende molto dai contesti e dagli obiettivi. Non è poi detto che l’una sia sempre meglio dell’altra. Chi vuole fare dell’agricoltura una vera e propria professione potrebbe beneficiare di ognuno di questi approcci di agricoltura naturale e trovare il proprio registro. Una cosa è certa: le conoscenze pratiche che si costruiscono in campo sono imprescindibili e solo grazie all’osservazione e allo scambio di esperienze con gli altri agricoltori è possibile trovare risposte appropriate alle proprie esigenze. In termini astratti è difficile stabilire quale sia la concimazione più adatta, la migliore difesa dai parassiti o la gestione più efficace delle infestanti. Eppure l’agricoltore ha bisogno di risposte. Non può certo procedere a casaccio, ma deve pianificare bene i vari interventi, dalla semina al raccolto.
All’atto pratico l’agricoltore, al di là delle etichette o dal rapporto personale con la terra, ha spesso una visione assai più pragmatica rispetto alle grandi teorie agronomiche del presente e del passato. È dunque possibile elaborare una visione di insieme? Creare una piattaforma che aiuti ad evitare gli errori più comuni? Una sintesi delle diverse tecniche che permetta di risolvere i vari problemi pratici dell’agricoltore di oggi?

Un approccio concreto

Alessio Capezzuoli, figlio di agricoltori, agronomo e lui stesso orticoltore, ci sta provando. Ha elaborato una visione assai concreta che si sforza di applicare e di trasmettere agli altri. I suoi sforzi vanno in una direzione precisa: cercare di creare un’agricoltura rispettosa dell’uomo e dell’ambiente, ma che sia anche capace di dare reddito. Perché un conto è coltivare per hobby o per passione, un conto è farne una vera attività produttiva; e se vogliamo salvare la nostra agricoltura, oggi c’è bisogno di maggiore professionalità.
Alessio partecipa attivamente al progetto di Mondeggi. La fattoria senza padroni alle porte di Firenze, nel comune di Bagno a Ripoli, luogo di sperimentazione sociale prima ancora che agricola. I «ragazzi» di Mondeggi hanno dato vita a una gestione comunitaria per l’autodeterminazione alimentare attraverso l’agroecologia e la libera condivisione dei saperi. Pur avendo una ferma visione del valore sociale dell’agricoltura, anche in questo contesto, Capezzuoli ha una visione molto concreta. «Oggi abbiamo l’urgenza di abbandonare l’attuale modello di agricoltura basato sull’uso massiccio di concmi e pesticidi di sintesi, grande impiego di energia fossile e riduzione della biodiversità» ci spiega. «Ma sono sempre stato dell’idea che per convincere più persone possibili sulla validità dei nuovi metodi di agricoltura a basso impatto ambientale si dovesse puntare in primo luogo ad assicurare un buon risultato anche per quanto riguarda le rese. Fin dai tempi dell’università, ho sempre cercato di leggere e di informarmi su tutto ciò che riguardava l’agricoltura sostenibile e l’orticoltura in particolare. Mi ha sempre colpito il fatto che, leggendo i vari testi riguardanti i diversi metodi di agricoltura ecologica e partecipando ai corsi di formazione sull’agricoltura biologica in Italia e in Spagna, mancasse una visione d’insieme e che ognuna delle varie scuole spesso si presentasse come l’unica soluzione valida per coltivare nel rispetto dell’ambiente e delle qualità nutrizionali dei prodotti. Ogni corso a cui partecipavo e ogni libro che finivo di leggere sembrava volessero convincermi, volta per volta, che il metodo in questione fosse il migliore. Perfino quando ho condotto, come docente, i primi corsi sul biologico all’interno della Facoltà di agraria c’era chi, tra i giovani studenti, pur senza nessuna esperienza pratica in merito, era pronto a dichiarare la superiorità di un metodo sull’altro dal punto di vista ecologico, nutrizionale, etico o produttivo».

Alla ricerca del metodo giusto

Il metodo più giusto non esiste! O meglio, non se ne può trovare uno che vada bene per tutti. «L’agricoltura biologica certificata, e non, per me è una grande famiglia composta da tanti membri, rappresentati dai vari modelli produttivi e dai differenti approcci tecnico-filosofici» spiega Capezzuoli. «Fanno parte di questo insieme l’agricoltura sinergica ideata da Emilia Hazelip; la permacultura promossa da Bill Mollison e David Holmgren; l’agricoltura biodinamica fondata da Rudolf Steiner; l’agricoltura organica rigenerativa di Jairo Restrepo Rivera; l’agricoltura del “non fare” proposta da Masanobu Fukuoka; l’agricoltura sintropica di Ernst Gotsch, il metodo Manenti e l’orto bioattivo di Andrea Battiata.
Ognuno di questi metodi è interessante e sicuramente degno di studi, attenzioni e sperimentazioni; ma l’errore più frequente che si rischia di fare, soprattutto nella fase iniziale di avvio di un’attività agricola è quella di “sposare” pedissequamente uno di questi modelli senza conoscere in dettaglio il metodo stesso, le potenzialità e le caratteristiche del terreno a disposizione, il mercato a cui ci si rivolge».

Ognuna di queste tecniche di coltivazione presenta dunque dei punti di forza per quanto riguarda la gestione del suolo, l’analisi del terreno, la difesa fitosanitaria, la tutela della biodiversità, la creazione della filiera produttiva, la qualità organolettica e nutrizionale del prodotto finale e la sostenibilità produttiva. Ma accanto a questi, presentano in molti casi altri aspetti, alcuni dei quali fondamentali, basati su risultati non dimostrabili, difficili da replicare soprattutto quando non si ha l’esperienza necessaria e a cui bisogna «credere perché le cose stanno così e basta».

«Il mio approccio» prosegue il giovane agronomo «si basa semplicemente nell’accogliere e studiare tutti questi diversi metodi, cercando di trarre il meglio da ognuno di essi, dopo averli accuratamente sperimentati in azienda. Si tratta di analizzare i vari punti di forza di ogni modello produttivo per praticare un’agricoltura “biologica-naturale” (chiamatela come volete, non ho intenzione di fondare alcuna scuola) che non sia divisiva, ma la più inclusiva, mettendo insieme tutte le conoscenze necessarie a ottimizzare l’attività agricola nel rispetto dell’ambiente e della biodiversità».

Fare rete e crescere insieme

Molti giovani, animati da buone intenzioni, si avvicinano al mondo agricolo per scappare dalle città, ma non hanno sufficiente esperienza e finiscono per scontrarsi contro una dura realtà. Alessio ha alle spalle un’esperienza decisamente diversa. I suoi nonni sono sempre stati mezzadri, lavoravano per grandi aziende agricole e hanno fatto la fame. Anche i genitori hanno sempre lavorato nei campi, mettendo su un’azienda agricola e convertendola al biologico ormai diciotto anni fa. E Alessio ha voluto rimanere nel solco dell’agricoltura. Dopo gli studi di agraria all’università, è stato negli Stati Uniti e in Spagna per lavorare nel mondo dell’agricoltura biologica. E così l’azienda di famiglia è diventata una sorta di laboratorio in cui sperimentare le varie tecniche apprese per il mondo, ma senza mai perdere di vista la necessità di costruire un reddito sufficiente per tutti.
Qualche anno fa è entrato a contatto con la rete di Genuino clandestino, confrontandosi con diverse altre aziende, dando consulenze gratuite, puntando alla condivisione delle competenze, cercando di dimostrare che di agricoltura è possibile campare. In effetti, gli attori della nuova agricoltura contadina, che trovano sbocco nei mercati settimanali in città, ormai hanno trovato una sicura alleanza con un mondo di «consumatori» sempre più attenti alla sostenibilità e al valore sociale delle produzioni alimentari. Ci sarebbe altro spazio da occupare, perché l’interesse c’è e spesso mancano i prodotti. Ma gli agricoltori sono realmente intenzionati ad abbandonare le soluzioni prêt-à-porter imposte dalle aziende dell’agrochimica?
Secondo Capezzuoli c’è una potenzialità enorme. È difficile infatti trovare un agricoltore realmente intenzionato a inquinare di proposito i suoi campi e a pregiudicare la sostenibilità a lungo termine delle produzioni. Si tratta per lo più di un esito infausto a cui le aziende arrivano quando vengono lasciate sole, diventando facili prede di tecnici senza scrupoli, inseguendo un modello di agricoltura intensivo e ad elevato impatto ambientale, che mostra ormai tutti i suoi limiti anche sul piano delle rese.
«Siamo abituati a un modello di mercato competitivo che mette di fronte le singole aziende, in una sorta di guerra senza quartiere per accaparrarsi nuove fette di mercato. Ma a livello territoriale la competizione non ha nessun senso. Sono contento di poter aiutare altre aziende che operano sul territorio a trovare la strada giusta, evitando di cadere negli errori più comuni».
Dal 2020 ha messo in piedi un sito, Orticolturabio.it, un progetto di raccolta di pratiche legate all’orticoltura biologica e sostenibile, di libero accesso e senza inserzioni pubblicitarie. Un sito nato per la gente che non ha studiato agraria e che dà precise istruzioni sulle pratiche come il sovescio o il controllo delle infestanti, con l’idea di far rete. «Non bisogna certo temere la concorrenza dei nostri vicini, il problema è semmai la Grande distribuzione organizzata (Gdo) che delocalizza le produzioni agricole e ci vende prodotti scadenti a prezzi stracciati. C’è bisogno di fare rete. Se tutti i piccoli decidono di collaborare tra loro, riusciremo ad affrontare insieme i diversi problemi agronomici che ogni volta si presentano. Per fare questo serve un’informazione libera, dal basso, autogestita. Un patrimonio fondamentale per chi oggi vuole fare agricoltura».
___________________________________________________________________________________________________________________

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Giugno 2022

Visita www.terranuovalibri.it lo shop online di Terra Nuova
 
 

IL LIBRO

Nei lunghi anni di esperienza in Italia e all’estero, l’autore ha potuto sperimentare in campo le potenzialità, ma anche i limiti dei vari modelli produttivi e teorici dell’agricoltura non convenzionale: dal biologico al biodinamico, dall’agricoltura sinergica alla permacultura, dall’agricoltura organica rigenerativa, all’agricoltura del «non fare» proposta da Masanobu Fukuoka.

L’errore più frequente, soprattutto nella fase iniziale di avvio di un’attività agricola, sostiene l’autore, è quello di sposare pedissequamente uno di questi modelli senza conoscere in dettaglio il metodo stesso, le potenzialità e le caratteristiche del terreno a disposizione.
Partendo da questa consapevolezza, Alessio Capezzuoli propone un approccio inclusivo dei diversi modelli agroecologici oggi più diffusi, con un occhio particolare all’orticoltura biologica da reddito.
Con un taglio decisamente pratico, questo manuale è particolarmente indicato per l’orticoltore professionista, ma anche per chi solo per passione si avvicina al biologico, offrendo preziose informazioni per avviare, convertire o migliorare la propria attività: da come impostare un’efficace concimazione organica alle soluzioni per meccanizzare la preparazione del compost; dai consigli per una rotazione efficace alle pratiche per il controllo delle infestanti senza far uso di diserbanti; dal recupero dell’antica pratica del sovescio all’innovativo impiego dei microrganismi benefici in orticoltura.
 

SFOGLIA UN’ANTEPRIMA DEL LIBRO

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!