Paradossi e follie del mercato globale. È tempo di dire basta!

L’attuale sistema dell’economia e del commercio globalizzati protegge i profitti di banche e imprese transnazionali a scapito delle popolazioni, delle imprese locali e del Pianeta. Ma è tempo di cambiare e si sta negoziando un testo che obblighi gli Stati a porre vincoli ineludibili.

Cosa pensereste sapendo che gli Stati Uniti esportano oltre un milione e 360.000 tonnellate di carne bovina ogni anno per poi importarne altrettante? E se qualcuno vi dicesse che nel 2022 la Germania ha esportato acciaio per 37 miliardi di dollari importandone per 36 miliardi? E che, sempre nel 2022, l’Australia ha importato 11.000 tonnellate di avocado e ne ha esportate 13.000 e la Cina ha importato 200.000 tonnellate di carbone vegetale e ne ha esportate altrettante? Ebbene, questi numeri sono veri (1). Così come quelli che ci dicono che in un anno il Regno Unito ha esportato burro per 250 milioni di dollari importandone entro i propri confine per lo stesso valore e che il Belgio è il quarto maggiore importatore al mondo di acqua e il sesto maggior esportatore.

«Questa è la follia ormai insita nel sistema economico globalizzato come lo conosciamo oggi» spiegano da Local Futures, l’organizzazione internazionale no-profit che si occupa di ambiente, sostenibilità e diritti fondata da Helena Norberg-Hodge. 

Nell’inchiesta su Terra Nuova di febbraio scopri cosa si nasconde dietro il business della globalizzazione, gli impatti per ambiente e popolazione e gli antidoti di cui disponiamo che possiamo mettere in atto per cambiare direzione. Leggi l’articolo sul numero di febbraio della rivista Terra Nuova.

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