Manca meno di un mese e Federico partirà per il suo viaggio intorno al mondo in bici e frullatore. Terra Nuova ospita e condivide i suoi racconti in un nuovo blog.
Mi trovavo nell’eco-villaggio “Tribodar” in Portogallo (una mia seconda casa) quando conobbi Pablo, detto “Banana”, un ragazzo della Patagonia, che si sarebbe fermato lì per un paio di settimane a lavorare come volontario prima di tornare a cavalcare la sua “Poderosa” (bicicletta) verso il Marocco e poi, chissà.
La mattina che se ne andò, rimasi a fissarlo mentre scompariva in fondo alla stradina, tutta buche e sassi, con in mente una sola cosa: voglio farlo anch’io.
Per un paio di giorni non pensai ad altro e, siccome un lungo viaggio in bici era un sogno che ormai avevo da anni, siccome non avevo particolari impegni nel calendario, siccome avevo una gran voglia di libertà, capii che il momento era quello propizio. Era un qualsiasi giorno del mese di dicembre, e mi ero convinto.
Non avevo una lira, perché, come vi ho già detto, da due anni sono entrato in quel sublime meccanismo che mi permette di escludere il denaro dalla mia vita: lavoro come volontario e ricevo direttamente ospitalità invece di uno stipendio, e lo adoro. Per questo la mancanza di soldi ha smesso di essere un ostacolo e voglio che continui ad essere cosi anche per questo viaggio.
Le biciclette che macinano km però costano, così come tutta l’attrezzatura, gli imprevisti di viaggio, e poi, non potrò certo campare di aria. Penso che per coprire le grosse spese iniziali posso trovare degli sponsor, mentre per vivere, oltre che continuare con il volontariato, mi voglio spingere oltre: dopo tutte le esperienze positive in eco-villaggio, voglio darmi l’opportunità di vivere ancora più intensamente la solidarietà tra le persone, e per questo decido che, per campare, mi affiderò principalmente allo scambio solidale.
La mia mente inizia ad affollarsi di idee, troppe per rimanere lucido, così condivido il mio progetto con qualcuno e sono proprio due amici inglesi di Bristol che, conversando, mi rivelano per la prima volta l’esistenza di una bici-frullatore. L’idea di montare un frullatore sulla bicicletta e andare in giro a regalare frullati mi piace da morire: sarebbe un simpatico pretesto per stimolare l’interazione con le persone, condividere le mie esperienze di viaggio e tutto questo partirebbe proprio da un semplice scambio. Frullatore: arruolato.
Altro mantra fondamentale di questo viaggio è di fare affidamento più al cuore che alla mente: le cose dovranno venire da se, seguendo i ritmi giusti, e niente dovrà essere vissuto come una forzatura. A partire dall’organizzazione. Per questo, nel cercare gli sponsor, mi sono concentrato su poche aziende, in linea con la mia filosofia, e con loro, fin dal primo contatto, ho deciso di essere maledettamente sincero. Mi sarei divertito ad osservarli mentre i loro occhi scorrevano tra le righe della mia presentazione.
Il primo a darmi corda è stato Roberto Bressan, a capo della BressanBike,che si è reso disponibile ad affidarmi un bolide della sua famosa scuderia: la bicicletta Terranova, senz’altro nata per divorare km e km di strada:
www.bressanbike.com
Poi Arbos, disposta a contribuire all’acquisto di parte dell’attrezzatura e a coprire i costi imprevisti:
www.arbos.it
Devo ammettere che è molto gratificante trovare persone che ti ascoltano e credono nel tuo progetto, penso sia una cosa che meritiamo tutti, soprattutto noi giovani, anche se, visti i tempi che corrono, sembra succeda proprio il contrario. Per questo ringrazio i miei sponsor anticonformisti.
Ed eccoci qua, ora non mi rimane altro da fare che scaldare i quadricipiti e convincere mia madre che tutto questo è realtà.