Riscoprire un modo autentico di viaggiare, a contatto con i luoghi e le persone: è questo il tema dell’editoriale del direttore di Terra Nuova, Nicholas Bawtree, pubblicato sul numero di maggio della rivista che condividiamo anche con chi ci segue sul web.
Riscoprire un modo autentico di viaggiare, a contatto con i luoghi e le persone: è questo il tema dell’editoriale del direttore di Terra Nuova, Nicholas Bawtree, pubblicato sul numero di maggio della rivista che condividiamo anche con chi ci segue sul web.
«Sono nato in uno dei primi agriturismi d’Italia, fondato alla fine degli anni ’60 quando ancora la parola «agriturismo» non esisteva. E negli anni ho potuto osservare i cambiamenti negli ospiti, che si intrecciavano con i cambiamenti della mia crescita.
Parlo di un posto molto rustico. Quando ero piccolo, la casa colonica era senza riscaldamento centralizzato. Aveva un caminetto, un solo bagno e un arredamento assai spartano, per quanto non mancassero i libri (una passione di famiglia).
Ma gli ospiti arrivavano numerosi tutto l’anno, felicissimi anche d’inverno delle loro camere gelide, facendo la fila davanti al bagno con la carta igienica in mano. Mi ricordo ancora che la prenotazione consisteva in: 1) una telefonata («chiamare ore pasti») per chiedere informazioni, 2) una telefonata per prenotare. Dopodiché te li vedevi arrivare nel giorno prefissato.
Poi le cose sono cambiate. Da un certo momento in poi se non c’era il bagno privato non veniva più nessuno, così abbiamo ristrutturato, ritrovandoci con camere molto più piccole ma al passo coi tempi. Tuttavia, nonostante le tante migliorie introdotte (sì, incluso il riscaldamento), iniziavano a esserci persone che non sembravano mai contente di fronte all’aspetto comunque semplice e alla buona che il posto conservava, insieme all’abitudine di mangiare tutti allo stesso tavolo.
«Lo sa, qualche anno fa questa casa era un po’ una catapecchia» cercò di sdrammatizzare mia mamma di fronte a una signora che mostrava chiari segni di insoddisfazione. «Per quanto mi riguarda, resta ancora una catapecchia» fu la sua proverbiale risposta.
Poi sono arrivati internet e il cellulare, e le cose sono cambiate ancora. Le due telefonate necessarie per prenotare sono state sostituite da interminabili scambi di email, seguiti da chiamate su chiamate da parte di chi non riesce, alla prima, a trovare la strada per arrivare. E
poi la spada di Damocle delle recensioni online (chissà cosa avrebbe scritto oggi quella signora…), l’impegno di essere sui social e, più recentemente, le prenotazioni tramite le grandi piattaforme
web, dove se non rispondi a una email nel giro di mezz’ora rischi di perdere il cliente. Il quale, da parte sua, si ritrova dentro un meccanismo di prenotazioni per il giorno dopo o il giorno stesso, brevi o brevissime, per solo una notte.
Insomma, così come tanti altri settori anche l’ospitalità è stata in qualche modo inghiottita dagli strumenti ansiogeni che ormai governano la nostra vita. La buona notizia è che anche in questo caso le alternative non mancano, e sono sempre di più le persone che cercano di viaggiare fuori dagli schemi, come scoprirete in questo numero.
A volte, basta fare una telefonata».
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