Dietro ogni guerra negli ultimi cinquant’anni ci sono sempre stati forti interessi legati al controllo dell’approvvigionamento delle fonti fossili. La guerra in Ucraina, pur nelle sue specificità geopolitiche, è una di queste. E rappresenta una vera scossa per le nostre coscienze e la nostra stessa vita economica. Non è giunta l’ora di cambiare rotta e liberarci dalla dipendenza da gas e petrolio?
Nell’opinione comune serpeggia l’idea che Putin da un giorno all’altro possa arrestare le forniture di gas e lasciarci a bocca asciutta. Potrebbe davvero succedere?
«La Russia, anche se guardiamo al passato, non ha mai pensato di chiuderci i rubinetti» sostiene Michele Governatori, scrittore e autore del blog Derrik Energia e della trasmissione omonima su Radio Radicale. «Secondo Bloomberg le vendite di gas russo in Occidente, prima di questi aumenti, valevano già 700 milioni di dollari al giorno. Oggi, di fatto, il regime di Putin è in grado di determinare prezzi alti a piacere grazie a queste minacce e alle reazioni dei mercati. Gazprom ha più volte ribadito che non ha intenzione di tagliare le forniture, ed è facile capire perché. Siamo noi, al contrario, che potremmo rompere questa dipendenza energetica. La cosa più urgente, da fare nell’immediato, è un’azione politica di risparmio. L’opinione pubblica è già pronta ad autoimporsi delle restrizioni, più di quanto non si sogni di fare la nostra classe dirigente. Mi sorprende che il Governo ignori completamente questa opzione immediata, da aggiungere a quelle future, condivisibili, di emancipazione dal gas in generale, da qualunque parte esso provenga».
Negli anni ’70, in seguito alla crisi petrolifera, in effetti fummo pronti a reagire con le targhe alterne. Ma oggi, sarebbe sufficiente girare la manopola dei termosifoni e farsi qualche doccia fredda in più per lavarsi la coscienza? Purtroppo no, non basta che i cittadini mettano in piedi delle iniziative eroiche. Non serve a scongiurare l’aumento dei prezzi e tanto meno a fermare il conflitto. «Se volessimo davvero ridurre l’importazione di gas dalla Russia servirebbe un coordinamento istituzionale» spiega Governatori. «Per le forniture dalla Russia ci affidiamo a dei contratti di lunga scadenza con clausole take or pay che vincolano l’importatore a quantità minime di acquisti. Riducendo i consumi senza azioni selettive andremmo a intaccare solo le forniture spot a breve termine». La prima manovra per affrontare la crisi, dunque, è quella del risparmio, la seconda, per il brevemedio periodo, è di puntare sulle rinnovabili. Secondo Elettricità Futura, la principale associazione di imprese del settore elettrico italiano, in soli tre anni possiamo ambire a installare 60 GW di nuovi impianti rinnovabili, che sono solo un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna e faranno risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno.
Centrali a carbone? No, grazie!
Qualcuno forse non vedeva l’ora. Nell’emergenza internazionale il Governo ha pensato bene di rimettere in funzione centrali a carbone di cui si era iniziata la dismissione, come la centrale di La Spezia. «Una scelta incomprensibile e dolorosa per un paese che, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, ha oltre 70 mila morti all’anno per inquinamento atmosferico» incalza Governatori. «Per fortuna le dichiarazioni successive del Ministro Cingolani sembrano escludere questa ipotesi».
Sarebbe invece l’occasione giusta per sbloccare lo sviluppo delle rinnovabili, le cui autorizzazioni sono ferme per tutta una serie di inadempienze e lungaggini burocratiche. «Le rinnovabili, anche a prezzi precrisi dell’energia, ormai si fanno senza alcun sussidio. Il problema è che non si riescono ad autorizzare gli impianti in Italia. C’è un problema di burocrazia, di norme e di accettazione popolare. Credo che dovremmo rivedere l’intero processo autorizzativo. L’Italia è piena di aree industriali abbandonate, territori che non vengono utilizzati e bonificati, con un potenziale di territorio che non è mai stato riportato in uso. E poi c’è la grande opportunità dell’offshore eolico. Ci sono dei limiti da tenere in conto, ovviamente, ma serve anche un salto culturale per rendere accettabili gli impianti. L’energia pulita, almeno per me, e spero per sempre più persone, è anche bellezza, se ci aiuta a combattere il riscaldamento globale. L’efficienza energetica richiede investimenti, coibentazione di edifici, gestione intelligente delle flotte, ma è un investimento che ripaga sicuramente e rende i consumi più gestibili».
Le rinnovabili si possono stabilizzare
Le rinnovabili sono davvero così precarie e instabili? Come affrontare il problema delle intermittenze di sole e vento? «La storia che le rinnovabili sono sicure solo se ci sono delle centrali a gas di backup poteva essere vera una decina di anni fa. Ancora oggi è uno degli argomenti usati nei convegni dai negazionisti climatici, ma la situazione è cambiata» continua Governatori, che è anche responsabile del programma energia di ECCO Think Tank. «Oggi ci sono le tecnologie per garantire la sicurezza energetica, non solo l’accumulo in varie forme, ma anche la flessibilizzazione della domanda, che permette di spostare il carico di consumo attraverso il telecontrollo o la reazione automatica opportuna dei carichi di consumo. Impianti come pompe di calore di grandi edifici, ad esempio, si possono spegnere a staffetta, per pochi minuti, senza alcuna ripercussione sul comfort termico. Questa demand-response permette a chi la offre di essere, in cambio, remunerato, come già avviene per esempio in Francia, Belgio e Germania. In Italia il gestore della rete elettrica (Terna) e il regolatore preferiscono restare nella comfort zone delle grandi centrali fossili telecontrollabili, anche a costo di farle pagare interamente in bolletta con il capacity market. Certo, nel breve periodo avremo bisogno ancora del gas che già c’è, ma costruire nuove centrali, come ruota di scorta per le rinnovabili, è un’impresa folle».
Paura digitale e autarchia
Non dobbiamo forse temere tutti questi sistemi di sorveglianza digitale? E in mezzo a una guerra così ingombrante alle porte, non diventiamo sempre più possibile bersaglio dei cyber attacchi? «Il mondo è già costruito e intrecciato su strutture digitali» sostiene Governatori. «Banche, treni, sistemi finanziari, controllo dei cieli, tutto passa attraverso una rete di informazioni. Dobbiamo stare in guardia e attrezzarci, ma non temere la connessione». Come dire, ci sono sempre forze oscure all’orizzonte che vogliono bloccare il progresso delle rinnovabili.
E c’è un vizio di fondo, che in questo periodo di incertezze sta prendendo sempre più piede: il mito dell’autarchia. «Nel mondo moderno nessuno può dirsi davvero indipendente. La dipendenza reciproca ci permette di sfruttare i punti di forza dell’uno e dell’altro. Anche quando avremo il 100% di rinnovabili avremo bisogno anche di tecnologie e materiali importati per realizzarle e farle funzionare. L’interdipendenza, in fondo, è anche una garanzia di pace. Oggi, per esempio, ci permette di agire con sanzioni commerciali. L’alternativa è l’escalation bellica».
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