Per conservare la biodiversità bisogna impegnarsi un po’ di più a tavola, anche quando si è in viaggio. Se le nostre scelte alimentari contano davvero, conta anche la scelta di organizzare soggiorni che mettano insieme la cultura e la convivialità al piacere per il cibo. Gli itinerari Slow Food Travel sono proposte nate in seno a Slow Food che offrono un insieme di spunti interessanti per conoscere i territori attraverso i prodotti dell’Arca del Gusto o i soggiorni presso le comunità del cibo di Terra Madre. Per adesso si tratta più che altro di tracce da seguire, ma potrebbero ben presto presentarsi come dei veri pacchetti di turismo sostenibile.
«Si tratta di un nostro progetto internazionale, nato nel 2008, con l’idea di proporre un nuovo modello di viaggio fatto di incontri e scambi con produttori che, insieme a cuochi e artigiani, possano diventare protagonisti della riscoperta delle tradizioni e valorizzare i patrimoni gastronomici locali» ci spiega Barbara Nappini, leader del progetto Slow Food In Azione. «Già nel 2020 si è cominciato a lavorare all’implementazione di Slow Food Travel per instradare il progetto verso la proposta di un modello di turismo per l’era post-Covid, tenendo fermi, come obiettivi principali, la salvaguardia della biodiversità e il turismo come strumento educativo con la prospettiva di agevolare lo sviluppo di comunità».
Alla larga dal mordi e fuggi
Il turismo veloce e di massa degli ultimi vent’anni ha causato la svendita dei piccoli e grandi gioielli del nostro paese, sotto l’incursione pesante e continua di crociere e autobus a due piani. Se si vogliono salvaguardare i paesaggi rurali, la cultura e la biodiversità, serve un turismo più lento. «Improntare la nostra idea di turismo sulla salvaguardia della biodiversità significa anche affrontare la crisi climatica che sta incidendo negativamente sui sistemi produttivi locali più fragili di ogni angolo del Pianeta» si legge nel programma del prossimo esecutivo nazionale Slow Food Italia. «Il coinvolgimento tematico attraverso il viaggio permette a Slow Food, da un lato, di utilizzare e ampliare una rete mondiale già esistente, dall’altro di sperimentare un’altra modalità di comunicazione dei suoi contenuti. Un secondo importante obiettivo, che ha caratterizzato l’attività di Slow Food, è sempre stato la necessità di educare facendo. Il turismo esperienziale sta spianando la strada ad atteggiamenti di apprendimento attivo delle tematiche che ci stanno a cuore, che passano appunto per l’esperienza diretta. Slow Food, nel suo Dna associativo, vanta numerose figure in grado e predisposte a condurre momenti educativi attraverso l’utilizzo e la gestione dei sensi, insieme a una profonda conoscenza dei territori e delle comunità».
«Se per adesso il progetto è stato messo un po’ ai margini è anche per le difficoltà legate al turismo. Ci auguriamo che nel 2022 possa ripartire bene» spiega Giacomo Miola, anche lui referente nazionale di Slow Food. «Nel nuovo programma di mandato di Slow Food, che ha avuto inizio dal mese di luglio, c’è esplicito riferimento al progetto per farlo diventare centrale. Abbiamo già elaborato nuovi itinerari e stiamo lavorando sulla definizione delle linee guida per legare in modo ancora più stretto il turismo alle comunità locali».
Per adesso Slow Food ha individuato dieci itinerari Slow Travel, otto dei quali sono in Italia, uno nel Canton Vallese (Svizzera) e uno in Carinzia (Austria), vicino al confine con la Slovenia. Gli itinerari già messi a punto ci mostrano come ogni tradizione gastronomica può diventare un’esperienza turistica unica, perché dietro ogni territorio ci sono storie, tradizioni gastronomiche, sapori e pratiche artigianali, preservati da donne e uomini che hanno costruito nei secoli identità e culture.
Vi presentiamo uno spaccato delle proposte italiane.
Piemonte: Valli del Tanaro
Un percorso ricco di fascino nelle valli meridionali del cuneese, territorio di frontiera che collega le Langhe e la Riviera del Ponente Ligure.
Un viaggio in cui incontrare i custodi di Castagneti e delle antiche tradizioni culinarie, come la polenta saracena, fatta con le patate e il grano saraceno, il cece di Nucetto, la rapa di Caprauna, il fagiolo bianco di Bagnasco, o le paste di meliga, famosi biscotti a base di farina mais Ottofile.
Soggiorni diversi dagli agriturismi, dai rifugi alle case sugli alberi.
Valdarno di Sopra, i paesaggi della Monnalisa
Nel Valdarno di Sopra alla scoperta della Setteponti, il paesaggio fiabesco che Leonardo scelse come sfondo per la Monnalisa. Terra generosa e coltivata nei secoli, custodita dall’associazione Olivicoltori del Pratomagno.
Il prodotto simbolo dell’Alto Val d’Arno è il fagiolo Zolfino, prodotto delicato e gustoso, di ottima digeribilità.
I torrenti d’acqua impetuosi hanno fatto nascere nei secoli diversi mulini, alcuni dei quali perfettamente funzionanti e che oggi accolgono i visitatori; tra questi, il Mulino di Loro Ciuffenna, risalente al 1600.
Tra gli altri prodotti da conoscere la polenta dolce, le frittelle di castagne e ricotta, per non parlare dei vini e del vinsanto.
Tra le idee di soggiorno citiamo il piccolo borgo medievale della Penna Alta trasformato in albergo diffuso.
Gli uliveti dell’Umbria
Dolci colline ricche di oliveti e vigneti che si prestano a itinerari in bici e in generale al turismo lento, cui alternare esperienze gastronomiche, alla scoperta di una tradizione culinaria unica.
Todi, Avigliano Umbro, Montecastrilli, Amelia e ritorno: un itinerario lungo antiche vie ricche di storia tra olivi secolari e cucina genuina. Un territorio che lambisce il Tevere e i Monti Amerini, in uno degli angoli meno battuti dell’Umbria Meridionale.
Tra i presidi Slow Food: la fava Cottora dell’Amerino e il cicotto di Grutti.
Costa Amalfitana oltre i cliché
Oltre le spiagge e i borghi affacciati sul mare esiste un’altra Costiera, fatta di comunità e piccole produzioni artigiane che testimoniano un patrimonio gastronomico ricchissimo.
Al di sopra della fascia costiera il territorio racchiude ecosistemi diversi che vanno dalle scogliere alle alture che superano i mille metri di quota, dai terrazzamenti eroici della media-alta costa fino al fondo dei più umidi valloni che si alternano a promontori a strapiombo sul mare. Un territorio plasmato nei secoli dalla mano dell’uomo con muretti a secco e terrazzamenti, che hanno trasformato un terra aspra e selvaggia in un giardino dell’eden in verticale. E in un tesoro gastronomico da scoprire a partire dagli agrumi, che dal medioevo hanno un ruolo centrale nella gastronomia locale.
Possibilità di unire le escursioni alla degustazione di prodotti.
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