Beatrice Di Cesare ha iniziato a sperimentare e a scovare soluzioni «eco» per ogni situazione della vita quotidiana, partendo sempre dalla stessa domanda: che effetto ha la mia scelta sugli animali, umani e non umani, e sull’ambiente?
L’obiettivo? Condurre una vita in cui si riduca al minimo l’impronta ecologica, unendo l’impegno alla creatività e alla ricerca della felicità. «Si sbaglia a dire che l’ambiente è la nostra casa» afferma Beatrice. «Se la tua casa crolla e hai la fortuna di non esserci dentro, puoi sempre ricostruirla, l’ambiente no. Quello che cerco di attuare è una scelta di coerenza, attraverso una dieta vegan, una spesa consapevole e l’abbandono dell’automobile».
Tutto questo senza far fatica, ma al contrario, divertendosi. «Lo ammetto: sono una persona pigra, quindi cerco sempre di coniugare le mie scelte alla praticità. Ho sperimentato tante cose: dall’argilla al posto dello shampoo all’aceto come balsamo. Faccio la spesa con sacchetti di stoffa e barattoli di vetro. Acquisto sempre prodotti naturali, biologici e senza imballo o con vuoto a rendere. Per i vestiti e altri oggetti di uso quotidiano partecipo a baratti e frequento i mercatini dell’usato di beneficenza. Oltre al valore del riuso, questi scambi sono divertenti e ti permettono di conoscere persone interessanti: procurarmi ciò che mi serve creando anche una relazione con un altro essere umano mi rende più contenta».
Beatrice non dimentica neanche chi è più in difficoltà. «Con la frutta recuperata da Recup1 a fine mercato, faccio dei muffin da regalare a chi in giro chiede l’elemosina» racconta.
E allo stesso tempo cerca di sensibilizzare gli altri sul tema dei rifiuti; ad esempio, con il tetrapak del latte che recupera nei bar, autoproduce dei posacenere tascabili da donare ai fumatori che gettano le cicche per strada.
Anche quando si trova a bere o a mangiare fuori, Beatrice non demorde: «Sono sempre considerata quella “strana”, ma non m’importa; tiro fuori la mia tovaglietta, le mie posate e il mio tovagliolo di tessuto e chiedo al cameriere di non sprecare i loro che sono di carta e plastica. Per il caffè sfodero il mio barattolino dello zucchero per evitare le bustine. C’è chi si incuriosisce e si complimenta per l’idea».
La sua filosofia
«Per me riciclare non è sufficiente, in quanto implica comunque il consumo di acqua e petrolio. Quando ricicli qualcosa, insomma, metti una toppa al sistema. Una scelta che fin dal principio non comporta la produzione di rifiuti, invece, è un investimento per il futuro. I due sistemi viaggiano in parallelo, ma è auspicabile evitare il danno da subito. Da parte mia, sto cercando di ridurre al massimo l’indifferenziata e di passare da un bidoncino alla settimana a uno al mese».
Tra le nuove sperimentazioni di Beatrice c’è anche quella di fare a meno del frigo nei mesi invernali: «È assurdo avere il riscaldamento che produce calore e il frigo che nello stesso ambiente produce freddo. La soluzione? Basta creare uno spazio sul davanzale dove mettere i prodotti deperibili: nei periodi in cui le temperature si mantengono basse, si può così fare a meno di tenere il frigo acceso».
Ma come si fa ad essere sempre così attenti e coerenti rispetto ai propri principi? «Forse il segreto è quello di non prendere decisioni d’impulso. Se ci prendiamo il tempo per riflettere, alla fine si capisce se una cosa è davvero utile e ti dà gioia o se è destinata a diventare presto un rifiuto, sia fisico che mentale. Quando uso i miei soldi voglio che siano spesi solo per qualcosa che sia sostenibile e rispecchi i miei valori. Per ogni acquisto, ovviamente biologico e vegano, valuto sempre: se il prodotto arriva da lontano, se per realizzarlo sono stati sfruttati dei lavoratori, se viene venduto da una piccola attività che mi fa piacere finanziare e se il negoziante è una persona con cui riesco a instaurare una relazione piacevole».
Il nuovo progetto
Tra le strategie per vivere in consapevolezza e coerenza, ultimamente Beatrice ha dato il via al progetto Benessere solidale: «Chi acquista un mio massaggio rilassante sa che una parte dei ricavi viene destinata a un’iniziativa solidale accuratamente scelta. Ogni mese sostengo un progetto diverso e lo racconto sulla mia pagina Facebook».
Note1. Recup è un progetto per combattere lo spreco alimentare e l’esclusione sociale: si recupera il cibo prima che venga buttato via, lo si divide tra «buono» e «non», lo si redistribuisce in occasione dei mercati cittadini a chiunque voglia prenderlo.
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Beatrice di Cesare è autrice, insieme ad Alfredo Meschi, del libro Vegan Revolution, pubblicato da Terra Nuova Edizioni. SCOPRI DI PIÙ…
Vegan, rivoluzione e amore: sono queste le parole chiave che ci accompagnano lungo il percorso di lettura proposto da Alfredo e Beatrice, che invocano un cambiamento ecologico radicale per la salvezza di tutti gli Animali, Umani e non Umani, e del Pianeta stesso in cui viviamo.
La prima parte di Vegan rɘvolution racconta 45 esperienze che, nel segno dell’antispecismo e della Liberazione Animale, sono attive qui e ora per organizzare nuove pratiche (come la Vegan street bank), azioni di solidarietà (come la Vegan Sunday soup), iniziative culturali (dalla pubblicità antispecista al Vegan Tattoo Circus) e porre le basi per un futuro etico ed egualitario, inclusivo e cruelty free.
Nella seconda parte del libro Beatrice ci racconta la sua «rivoluzione dei dettagli»: tante piccole grandi scelte quotidiane per lasciare sulla terra un’impronta leggera e nello stesso tempo offrire un modello di sostenibilità a cui ispirarsi.
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