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Si rinnova la «Politica agricola comune»: stiamo in guardia!

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L’accorato appello dell’Ass.ne rurale italiana, che sostiene la necessità di rivedere i principi e i valori guida della Politica agricola europea, a tutela dell’equità e della sostenibilità nel settore agricolo.
Si rinnova la «Politica agricola comune»: stiamo in guardia!
Proprio questa estate, l’Unione europea licenzierà le nuove linee per la Politica agricola comune (Pac) per il periodo 2014-2020. L’Associazione rurale italiana, insieme alle organizzazioni contadine del Coordinamento europeo Via Campesina, ci indicano brevemente criticità e opportunità della nuova Pac. Infatti, il movimento contadino europeo sostiene che le riforme delle politiche agricole, che si sono susseguite negli ultimi 50 anni, hanno determinato l’espulsione di centinaia di migliaia di piccoli produttori dal panorama agricolo europeo, assestando un colpo durissimo alla sovranità alimentare del vecchio continente.
«Per poter avviare un profondo processo di riforma della Politica agricola comune» afferma Fabrizio Garbarino, consigliere nazionale dell’Associazione rurale italiana «bisognerebbe che essa smettesse di essere un argomento per addetti ai lavori, in quanto ad oggi è l’unica politica organica dell’Ue e come tale dovrebbe interessare tutti i cittadini europei. D’altra parte, dovrebbe essere vissuta dagli agricoltori non solo come una “fonte” di contribuzione pubblica alla produzione, ma anche come l’occasione di un ripensamento armonico della produzione agricola europea».
Gli ostacoli al cambiamento
Purtroppo questo nuovo approccio alla Pac è ostacolato da un’opacità profonda dei processi decisionali che, secondo Garbarino, porta gli agricoltori a «una lotta per finanziare più o meno miseramente, nonostante i 45 miliardi di euro, questo o quel comparto agricolo. La prima riforma dovrebbe permetterci di riappropriarci di questa fondamentale organizzazione della produzione agricola per rimettere al centro fattori importanti e il lavoro. Per farlo, però, si dovrebbe creare un corpus legislativo europeo che promuova un loro utilizzo sostenibile, agroecologico e rispettoso».
«Noi crediamo» continua Garbarino «che la politica alimentare e agricola europea debba essere una politica pubblica forte, che assicuri la fornitura di alimenti sani e di buona qualità, e che risponda ai valori della sostenibilità e dell’equità». Per fare tutto questo, Ari, Ecvc e altre organizzazioni europee hanno sviluppato proposte che vertono su modelli di agricoltura contadina compatibili con la sovranità alimentare, intesa come diritto e dovere di ogni popolo a produrre e consumare il proprio cibo. Metodi di produzione che in sostanza assicurino il mantenimento di campagne vive con contadini numerosi, che forniscano cibi sani, diversificati e accessibili a tutti, e che rispettino la natura nelle sue varie forme (animali, piante, territorio), senza ovviamente fare uso di ogm.
Possibili insidie
Garbarino ricorda che buona parte delle proposte fatte da ueste associazioni «sono simili alle richieste che i cittadini europei hanno espresso in un sondaggio online promosso dal commissario europeo, all’indomani dell’inizio delle negoziazioni sulla nuova Pac». Purtroppo, però, secondo Ari, la nuova Pac sarà molto meno ambiziosa e si limiterà a premiare i soliti noti, nel quadro di un lento ma inesorabile smarcamento delle istituzioni europee dalla questione agricola, sotto la pressione della crisi finanziaria e di alcuni Stati membri, da sempre contrari a un qualsivoglia intervento pubblico in agricoltura.
«Noi crediamo che, se questo dovesse accadere, la reazione dell’opinione pubblica europea debba essere durissima» conclude Garbarino. «Il futuro della sicurezza e della sovranità alimentare europea dipende anche da politiche agricole comunitarie virtuose e sane, e noi dobbiamo esercitare il diritto di rivendicarle».
Per saperne di più:
Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Luglio-Agosto 2013.

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