C’è una parte di noi che è stanca, esausta, che non ne può più di questa vita, che sta di fatto morendo e desidera intensamente morire. Questa parte dentro la nostra vita personale va ascoltata, non va rimossa con impegni, con l’ossessione del lavoro, con distrazioni continue. Va compresa e «aiutata a morire». Nella misura in cui non ascoltiamo questa parte di noi, in maniera proporzionale ci predisponiamo a un esaurimento delle nostre forze.
Questa stanchezza non può essere curata solo con due mesi di quarantena, o con una vacanza. Non possiamo andare avanti mungendo all’infinito le risorse del nostro corpo come mungiamo quelle della Terra.
Essere depressi, angosciati o tristi, è un segnale che ci chiede un ascolto profondo, radicale. Non è sufficiente ricorrere alle benzodiazepine, alla valeriana o ai serotoninergici. Non è sufficiente neppure meditare mezz’ora al giorno o fare qualche seduta di psicoterapia. Qui si tratta di un vero e proprio trasloco, lungo e paziente, da uno stato di coscienza a un altro. Stiamo cambiando casa, stiamo cambiando forma, stiamo mutando pelle, la nostra fisionomia antropologica sta mutando, deve mutare.
Il mondo esterno ha raggiunto il suo punto limite, e per essere rinnovato è necessario che noi ci rivolgiamo all’interno di noi stessi e permettiamo a qualcosa che è più grande del nostro io volitivo di rinnovarci. Questo qualcosa non ha nome, anche se ogni partito religioso si affanna a dargliene uno e a tirare l’acqua al proprio mulino. È un lavoro interiore lungo, continuo, incessante, ma anche liberatorio. C’è tanto materiale che attende di essere traslocato, dobbiamo farci traghettatori, andare e venire continuamente da una sponda all’altra. Dobbiamo interrompere questa ipnosi collettiva, farci devoti della nostra voce interiore, ascoltarne il sussurro o il grido lacerante, portarla fuori, darle una forma.
Non solo la mia anima grida, anche il mio corpo si oppone, è in fiamme: da cinque anni soffro di dolore pelvico cronico (nevralgia del pudendo) e non ne posso più, non ne posso più, non ne posso più! Smettiamola allora di fare finta di nulla. Parliamone. Diciamoci i nostri dolori, le nostre sofferenze. Questo dolore fisico mi urla di fermarmi e io sono spesso sordo a tale grido. Vi dice qualcosa questa riluttanza? Questa perenne inimicizia con il proprio corpo e con il proprio dolore?
È necessaria una riabilitazione della nostra vita interiore. Questo mondo disabitato, questo luogo pieno di fantasmi e di ombre, ha bisogno di essere ripopolato. Cominciamo a frequentarlo. Questa quarantena non è servita a nulla se non comprendiamo il senso profondo dell’isolamento, l’importanza di isolarci periodicamente e intenzionalmente dalla vita esteriore, dal rapporto con gli altri, dalle domande, dalle pressioni, dalle richieste, dalle responsabilità, sempre troppe, sempre invadenti, e permettere alla nostra vita interiore, sempre soffocata, ai nostri desideri, sempre taciuti, alla nostra fantasia, ai sogni sempre tenuti al guinzaglio, di fiorire, di emergere.
Sono la fantasia, l’immaginazione, il sognare che possono ricreare il mondo, tanto la vita singola quanto quella collettiva. Esercitiamo la nostra fantasia allora, senza pensare che stiamo perdendo tempo.
Artisti, poeti, guaritori, sciamani, conoscono bene questo processo poiché il loro destino li colloca in una crisi perenne che è anche un perenne stato di creatività. Crisi e creatività non sono scindibili, ma affinché la crisi possa tramutarsi in creatività bisogna viverla, abitarla, non rifuggirla.
In questo momento siamo chiamati un po’ tutti a essere artisti. Siamo chiamati a fare una reVisione radicale della nostra vita intima e politica. Siamo chiamati a cogliere in quel senso di asfissia, di soffocamento, di mancanza d’aria o di depressione non solo il segno di una personale inadeguatezza ma ben di più: il segno di una profonda, radicale chiamata a rigenerare noi stessi, le nostre relazioni e il mondo.
Giuseppe Conoci, 46 anni, vive a Otranto. Da sempre utilizza la scrittura come strumento di ricerca interiore. Nel 2000 fonda
Anima-Mundi: libreria, etichetta discografica e casa editrice (
www.animamundiedizioni.com).
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