Vai al contenuto della pagina

Sulle spiagge c’è sempre più cemento

homepage h2

Le opere artificiali coprono ormai chilometri e chilometri di costa in Italia. E il trend non accenna a diminuire. Per non parlare del fatto che ormai le spiagge libere sono un miraggio…
Sulle spiagge c’è sempre più cemento
Come stanno le spiagge italiane? I dati che emergono dall’aggiornamneto della banca dati Linea di costa italiana, presentato da Ispra, sono allarmanti.
«La linea di costa italiana misura circa 8300 chilometri, di cui il 13% è occupato da opere artificiali come porti, opere di difesa costiera, opere idrauliche di impianti industriali, strutture artificiali a supporto della balneazione. Negli ultimi vent’anni, la costa artificializzata è aumentata complessivamente di oltre 100 chilometri» si legge nel report. «L’artificializzazione è ancora più rilevante nelle zone retrostanti le spiagge, nelle quali ogni anno dune costiere, terreno coltivato, vegetazione e formazioni naturali vengono sostituite da oltre 10 chilometri di opere antropiche. Nell’insieme, la linea di retrospiaggia misura circa 4000 chilometri, di cui solo metà restano naturali, mentre oltre il 20% è completamente occupato da opere artificiali, come infrastrutture viarie, abitazioni, lidi, siti produttivi. L’incremento in questo caso è stato di oltre 200 chilometri negli ultimi vent’anni. Il restante 30% si caratterizza come urbano sparso, occupato quindi in maniera parziale e discontinua da opere antropiche».

L’incubo cemento

Dal Nord al Sud in Italia si continua a cementificare. In Abruzzo il Prg del Comune di Ortona, approvato dal commissario della Regione, prevede cinquanta ettari di nuova urbanizzazione sulla costa, arrivando così a novecento ettari urbanizzati (tra quelli già costruiti e quelli autorizzati). Centinaia di migliaia di metri cubi di cemento si riverseranno su zone di enorme pregio paesaggistico, come le Riserve dell’Acquabella e dei Ripari di Giobbe. Ma le associazioni ambientaliste non si danno per vinte e stanno preparando un ricorso al Tar.

Però, una volta versato, il cemento resta. Nella costa davanti Praia a Mare (Cs), all’interno del parco marino regionale Riviera dei Cedri, la bellissima e fragile Isola di Dino, zona Sic (Sito di interesse comunitario) e di protezione speciale, è stata nei decenni passati deturpata da strutture in cemento.
«Sulle scogliere ci sono ancora lastricati, resti di una piscina, calcinacci, pozzetti e manufatti in abbandono. Nella sommità dell’isola ci sono rifiuti di ogni genere, tra rovine di costruzioni, carcasse di auto, eternit, catrame, frigoriferi. Sono i resti di resort di lusso costruiti negli scorsi decenni e poi abbandonati. Queste abitazioni scaricavano i liquami direttamente in mare, finché nel 2010, per ordinanza del sindaco, non sono stati più accessibili. L’isola da anni è deserta ma nessuno l’ha ancora bonificata» spiega Roberto Laprovitera, presidente di Italia Nostra sezione Alto Tirreno Cosentino. «Di fronte alla spiaggia, inoltre, dentro l’area protetta, ormeggiano centinaia di imbarcazioni, anche se non potrebbero. D’estate, ogni giorno, le barche a motore portano i turisti fin dentro le grotte marine (zone protette) dell’Isola di Dino, spesso e volentieri tenendo il motore acceso, appestando l’aria e inquinando l’acqua. Come Italia Nostra abbiamo inviato denunce di infrazione per il mancato rispetto delle misure di conservazione alla Regione, alla Commissione europea, all’Ente per i parchi marini. L’ancoraggio delle barche con enormi blocchi di cemento ha avuto un impatto distruttivo sui fondali, danneggiando la Poseidonia Oceanica, che già era in fase di forte regressione. Dallo scorso anno i sub della guardia costiera hanno tolto dai fondali più di 100 massi di cemento, cordame e pneumatici. Negli anni passati anche Italia Nostra in poche settimane ha raccolto tonnellate di rifiuti dai fondali».

Spiagge libere cercasi

Tra i problemi attuali non c’è solo il cemento. Le coste italiane sono sempre più aggredite e «privatizzate», sfruttate per il profitto a discapito dell’ambiente. Si è assistito in questi mesi alle polemiche sulle nuove regole per le concessioni balneari e la querelle non è finita. Secondo l’ultimo monitoraggio del Sistema informativo demanio marittimo, sono 12.166 le concessioni attuali, con un aumento del 12,5% in tre anni, e un record in Sicilia dove l’aumento è stato del 42%.
«Il 70% dei lidi è occupato da stabilimenti balneari che pagano canoni irrisori per gestire affari da 15 miliardi di euro all’anno» commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente. «I dati sono impressionanti, in nessun altro paese in Europa troviamo una situazione paragonabile a quella italiana di cessione delle spiagge alla gestione privata. Per farsi un’idea, nel Comune di Gatteo, in Romagna, non esistono più spiagge libere, ma situazioni simili le troviamo da Rimini a Forte dei Marmi, da Pietrasanta a Laigueglia. A Ostia sono stati alzati muri lunghi chilometri che impediscono di vedere il mare e di accedervi se non si paga, e a Pozzuoli ci sono reti e barriere a impedire l’accesso a un mare di fatto privatizzato. Anche i numeri che fanno riferimento a Liguria, Emilia-Romagna e Campania sono impressionanti: qui, quasi il 70% dei lidi è occupato da stabilimenti balneari e le poche aree senza ombrelloni a pagamento sono quelle intorno a fossi e scarichi in mare, spesso non balneabili. Le spiagge affidate ai privati continuano ad aumentare, visto che gestire una spiaggia è un ottimo affare, perché a fronte di canoni bassi i guadagni sono sicuri. Continua a mancare, a differenza degli altri paesi europei, una norma nazionale che fissi regole per garantire il diritto di accedere e fruire liberamente della costa, insieme a criteri per la progettazione e gestione delle strutture, per evitare che si continui a distruggere dune ed ecosistemi attraverso strutture in cemento armato e pavimentazioni».

Fondi per riqualificare

Una novità da introdurre, secondo Legambiente, è che una parte del canone rimanga ai Comuni e si crei un fondo nazionale per interventi di riqualificazione e valorizzazione ambientale dell’area costiera: dalla demolizione di edifici abusivi alla tutela delle dune, al ripascimento delle spiagge per combattere l’erosione costiera. Basti pensare che negli ultimi cinquant’anni a causa dei processi erosivi sono spariti ben 40 milioni di metri quadrati di spiaggia.
Il cambiamento climatico ha un impatto distruttivo sulle coste non solo per l’innalzamento dei mari, ma anche per gli eventi estremi sempre più frequenti, per le trombe d’aria, le alluvioni, le ondate di calore. Cementificare le zone costiere non fa quindi che amplificare i rischi, con il conseguente sperpero di denaro pubblico per ripristinare i danni.
Per le spiagge, insomma, non c’è pace: aggredite dal cemento, dalle barche a motore, dai rifiuti, dal turismo di massa, dal cambiamento climatico e, come se non bastasse, anche dai concertoni, che si ripresentano malgrado le durissime critiche arrivate da una parte del mondo ambientalista.
«Una scelta sbagliata» afferma senza mezze parole Giorgia Gaibani, responsabile Difesa del territorio e Natura 2000 della Lipu, «che mette a rischio ambienti delicatissimi, con habitat e specie spesso molto sofferenti, come ad esempio il Fratino, monitorato e tutelato in Italia dal Comitato nazionale conservazione Fratino, e la tartaruga marina Caretta caretta. Un ambiente, quello delle spiagge, che va curato e preservato, e non può essere la location di mega concerti».
A fine marzo 2022, in periodo vietato per nidificazione, è stato abbattuto un filare lungo 65 metri di tamerici per fare spazio al Jova Beach a Marina di Ravenna. Intanto a Fermo, quindici associazioni locali (tra cui le sezioni locali di Wwf Natura Picena e Fiab Macerata Fermo) hanno firmato una diffida al Comune contro l’eventuale decisione di autorizzare i concerti nella spiaggia «Casabianca», area di nidificazione del Fratino, già devastata dai concerti del 2019. Lo slogan creato dal fumettista Franco Sacchetti è inequivocabile: «Sì fratino, no Party!».
________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Luglio/Agosto 2022

Visita www.terranuovalibri.it lo shop online di Terra Nuova
 
 

POTREBBE INTERESSARTI

Fratini d’Italia è un reportage a fumetti sulla stagione di nidificazione del Fratino: racconta la storia minima di resistenza di questo minuscolo ma determinato cittadino delle nostre spiagge, che reclama il suo diritto di residenza insieme alle tante specie viventi esiliate dall’industria balneare.

Negli ultimi 10 anni in Italia la sua popolazione è dimezzata, ed è quindi considerata una specie in pericolo di estinzione. Per questo il Fratino è diventato un simbolo dell’ambiente costiero e del movimento per la sua tutela.
Centinaia di volontari fanno l’impossibile per proteggerne le uova e i pulcini: riuscirà il Fratino a sopravvivere nel più inospitale degli habitat, la riviera italiana nel bel mezzo della stagione balneare?
 

SFOGLIA UN’ANTEPRIMA DEL LIBRO

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!