L’ulteriore proposta di modifica delle regole sui bonus edilizi riporta confusione e incertezza, con effetti devastanti per quello che sarebbe, invece, un formidabile strumento di rilancio del Paese dopo la pandemia.
L’11 novembre scorso è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il cosiddetto Decreto Antifrodi (D.L.11/11/2021 n. 157), ennesima misura che cambia le regole dei bonus edilizi, attualmente in vigore. Nello specifico la misura non riguarda il Superbonus 110% ma influisce sul clima di confusione e incertezza che regna ormai dal luglio 2020, quando è stato varato il Decreto Rilancio (articoli 119-121-122bis del DL 34/2020) che, come faceva intuire il nome, doveva dare impulso alla ripresa economica post-pandemia, in un settore strategico come quello della riqualificazione energetica e sismica del patrimonio edilizio italiano.
Come di consueto sono stati fatti annunci roboanti su un testo ancora approssimativo, lacunoso e difficile da applicare nel panorama eterogeneo e complesso dei nostri territori. E allora cittadini, professionisti e imprese sono rimasti ad aspettare decreti attuativi, circolari esplicative, risposte a interpelli o semplici quesiti, cercando di interpretare e spesso decifrare atti emessi da Ministero, Agenzia delle entrate, Enea, eccetera…
Se ciò non bastasse, la norma ha subito vari aggiornamenti, oltre alla conversione in legge dei vari decreti.
Le modifiche più importanti sono arrivate con il Decreto Semplificazioni (D.L. 31/05/2021 n. 77, convertito in legge ad agosto con voto di fiducia) che ammette al beneficio nuove categorie catastali di immobili, deroga alle distanze dai confini ma, soprattutto, rende non più vincolante il requisito della conformità urbanistica e catastale dell’immobile. In pratica, pur non agendo in alcun modo sull’eventuale abuso, che comunque andrà sanato o rimosso, esso non inficia l’ottenimento del Superbonus.
Questa è la vera svolta per una misura che, fino ad allora, aveva indotto la stragrande maggioranza della committenza a ripiegare sul bonus facciate al 90%, privo di paletti e condizioni. Tutto fin troppo facile, al punto che molti «furbetti» se ne sono approfittati frodando lo Stato con benefici incassati per lavori non eseguiti e importi dei lavori gonfiati all’inverosimile. Ad oggi i controlli hanno accertato frodi per 800 milioni di euro!
Da settembre in poi, quindi, diradate le nebbie interpretative della norma, partono in numero consistente i cantieri frutto del lavoro dei mesi precedenti, volto a stabilire la fattibilità degli interventi. Ma dopo appena due mesi arriva dal Governo l’ulteriore proposta di modifica, tutt’ora in discussione, che darebbe un duro colpo a tutto l’impianto normativo, rendendolo praticamente inefficace.
Mi astengo dal commentare la proposta di legge per fare una semplice considerazione. Il Superbonus è uno strumento formidabile per il rilancio del Paese dopo la pandemia, con ricadute positive in termini di riduzione di emissioni climalteranti, miglioramento della qualità dell’aria e della vita nelle aree urbane, innalzamento del valore degli immobili e della loro vita utile, considerando anche il miglioramento antisismico.
Ebbene, continuare a cambiare le regole del gioco mentre si gioca ha effetti devastanti: aumentano la sfiducia nelle istituzioni e le frodi, si rinuncia al beneficio per le incertezze sull’iter e i rischi connessi alle responsabilità degli operatori del settore, si ritorna alla stagnazione economica del settore e si perde l’occasione di migliorare gli immobili, la città e il contesto ambientale circostante.
Chiudo quindi con un accorato appello al legislatore, che riassumo in due parole: stabilità e certezze!
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