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Svezzamento naturale? Ecco da dove iniziare

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Le indicazioni della letteratura scientifica sono chiare: bisogna consumare più cereali integrali, verdure e proteine vegetali. I consigli del dottor Berveglieri per uno svezzamento vegano e vegetariano.

Svezzamento naturale? Ecco da dove iniziare

Non è solo una questione ideologica. C’è in ballo la salute dei nostri figli e il condizionamento dei loro gusti. Sullo svezzamento vegetariano e vegano si sentono dire tante cose, spesso senza un reale riscontro nella letteratura scientifica. Per chiarire meglio l’argomento, abbiamo intervistato il dottor Berveglieri, pediatra specialista in scienza dell’alimentazione e nutrizione vegetariana, che aiuta a capire quali sono i passi da compiere dal sesto mese di vita in poi.
Dottor Berveglieri, come prima cosa ci può dire a che età è consigliabile iniziare lo svezzamento?
Il periodo ideale è intorno ai 6 mesi, quando giungono contemporaneamente a maturazione diverse funzioni che permettono al bambino di inizare la transizione verso un’alimentazione complementare al latte. In particolare, a quest’età il bambino riesce a controllare meglio la posizione da seduto ed è in grado di manifestare in modo chiaro il proprio eventuale interesse verso i nuovi cibi. Allo stesso tempo maturano le funzioni che permettono la deglutizione di alimenti più consistenti.
È opportuno protrarre l’allattamento oltre i 6-8 mesi?
È il bambino che guida lo svezzamento, proprio come fino a quel momento a condotto l’allattamento. Il percorso è variabile e non tutti i bambini sono ugualmente attratti dai nuovi alimenti. Ne consegue che il latte può continuare a rappresentare la parte preponderante dell’alimentazione per un tempo anche molto lungo. Questo non costituisce alcun problema e va anzi sottolineato che “non esistono limiti alla durata dell’allattamento al seno e non sussistono evidenze di pericoli di tipo psicologico o evolutivo derivanti dal protrarsi di questa pratica sino al terzo anno di vita e oltre”.
Si deve integrare la dieta con altri nutrienti?
In genere nei bambini nati a termine, da gravidanza fisiologica, che presentano un accrescimento normale, è sufficiente seguire la corretta pianificazione della dieta durante lo svezzamento, integrandola con la vitamina B12 nel caso di regimi alimentari totalmente vegetali.
Quali sono gli alimenti da privilegiare per uno svezzamento vegetariano?
A parte il latte materno, che auspicabilmente continuerà a essere per molto tempo l’alimento principale, uno svezzamento vegetariano ben pianificato comprende: verdure (in genere in forma di brodo vegetale), cereali integrali (proposti come creme defibrate e, almeno inizialmente, limitati a quelli senza glutine, come riso, mais, tapioca, miglio, grano saraceno, quinoa e amaranto), legumi (molto diffuso e pratico è l’utilizzo delle lenticchie rosse decorticate e dei piselli spezzati), semi oleaginosi e frutta secca (1-2 cucchiaini di semi di lino, sesamo, girasole, zucca possono essere aggiunti alla pappa in forma polverizzata), olio di oliva extravergine spremuto a freddo. Altri alimenti utili, ma che potremmo definire di minore importanza, sono il limone, di cui possiamo aggiungere qualche goccia nella pappa per migliorare l’assorbimento del ferro senza alterarne il gusto; e gli insaporitori. Tra questi ultimi: il lievito alimentare secco in polvere, molto ricco di vitamine e ottimo sostituto del grana; il germe di grano, che è quasi un integratore naturale di ferro; le erbe aromatiche e le alghe, veri miniralizzatori, ricchi anche di iodio.
E quali sono invece gli alimenti che si dovrebbero evitare, almeno nella prima fase?
Durante lo svezzamento, il fatto di evitare cibi considerati più allergizzanti, come la frutta secca, le proteine del latte vaccino, le uova o il pomodoro, non influenza la probabilità di sviluppare allergie; al contrario, l’introduzione tardiva dei cibi solidi aumenta questo rischio in età successiva. Va sottolineato che il latte materno contiene citochine, che promuovono la tolleranza verso i nuovi alimenti e questo rende particolarmente vantaggioso proseguire l’allattamento al seno durante l’alimentazione complementare. Quindi, in conclusione, tutti gli alimenti possono essere utilizzati, purchè con una ragionevole progressione e concedendo all’organismo il tempo di adattarsi alla loro digestione.
Proprio tutti?
No, varrebbe la pena evitare i vegetali fuori stagione che il nostro organismo, nel corso dell’evoluzione, è sempre stato abituato a non assumere.
È giusto assecondare i gusti dei più piccoli, che tendenzialmente gradiscono cibi dal sapore dolce? O è opportuno forzarli ad abituarsi ad altri gusti fin dalla più tenera età?
Forzare non è mai opportuno. Ricordiamo però che, a differenza di quanto avviene nelle età successive, per esempio nel secondo anno, durante la fase dello svezzamento il bambino mostra in genere una grande disponibilità ad assaggiare nuovi cibi. Questa disponibilità va sfruttata con particolare riguardo alle verdure, una categoria di alimenti il cui consumo mostra spesso criticità nelle età successive. Al momento dello svezzamento, quindi, può essere utile, laddove il bambino si mostri interessato, offrire o favorire assaggi di verdure dalla tavola regolandone opportunamente la consistenza. Le pappe vegetali possono essere preparate facendo prevalere una verdura sulle altre, in modo da caratterizzare il brodo stesso con precise note di colore, sapore e profumo. Così facendo, il brodo vegetale diviene una vera e propria palestra gustativa, che determina percezioni destinate a lasciare nel bambino un’impronta fra le esperienze sensoriali che influenzeranno, negli anni successivi, il suo rapporto con gli alimenti. Un’esperienza analoga può essere fatta anche con le verdure fresche, che possiamo selezionare e proporre al bambino in forma liquida e all’interno di appositi cestini da suzione.
Ci sono invece dei rischi per uno svezzamento di tipo vegano? Bisogna preoccuparsi del deficit da vitamina B12?
Purchè si parli di alimentazione ben pianificata, uno svezzamento vegano opportunamente condotto non presenta rischi aggiuntivi rispetto a qualsiasi altro tipo di svezzamento, che sia vegetariano oppure onnivoro. Una dieta vegana bilanciata è in grado di far fronte a tutte le richieste nutrizionali del bambino: per esempio all’apporto proteico, al fabbisogno di calcio, ferro, zinco o acidi grassi polinsaturi. Certamente, una dieta totalmente vegetale dovrà necessariamente essere integrata con la vitamina B12, almeno dal momento in cui il latte, che sia quello materno o una formula adattata, cessi di essere un componente significativo della dieta. A questo proposito va sottolineato che, se la mamma che allatta è vegana, deve anch’essa assumere la vitamina B12 per garantirne la presenza nel proprio latte.
Alcuni noti medici, tra cui il dottor Proietti, suggeriscono di non introdurre le fibre fino alla fine della prima infanzia. Qual è la sua opinione al riguardo?
Le fibre sono un elemento tipico dei prodotti vegetali integrali e hanno grande importanza nutrizionale. La loro introduzione viene raccomandata fin dallo svezzamento, ma un loro eccesso può determinare effetti non favorevoli, come la stipsi. Questi possono essere prevenuti introducendo le fibre con lenta gradualità; per esempio, dopo la cottura, i cereali integrali in chicco o in farina possono essere passati con un colino o un passaverdura per ottenere creme integrali defibrate. Col tempo, monitorando l’eventuale alterazione della regolarità intestinale del bambino, il grado di defibratura verrà gradualmente e progressivamente ridotto. Analogamente, anche i brodi vegetali verranno inizialmente offerti senza il passato, che poi nel tempo verrà aggiunto a poco a poco.
In definitiva, quali sono i presupposti per una dieta vegetariana ben bilanciata?
Bisogna realizzare una dieta giornaliera basata sulla presenza armonica di alimenti appartenenti alle seguenti categorie: verdura, frutta, cereali integrali, alimenti proteici, soprattutto di origine vegetale (per esempio legumi e derivati), semi oleaginosi e frutta secca, olio extravergine di oliva. Inoltre, in una dieta vegetariana ben bilanciata devono essere assenti gli zuccheri aggiunti come glucosio, destrosio, fruttosio, sciroppo di glucosio e i dolcificanti in genere.
Come si traducono nella realtà queste indicazioni?
La frutta di stagione va inserita preferibilmente a colazione o negli spuntini, mentre la verdura di stagione è un componente indiscusso del pranzo e della cena. Il maggiore spazio va dato ai cereali integrali, siano in chicco o sotto forma di pasta, pane, riso, farine e prodotti da forno: devono essere la base della colazione, del pranzo e della cena. Secondo le indicazioni della letteratura scientifica, i cibi proteici da proporre più frequentemente, addirittura giornalmente, dovrebbero essere rappresentati da alimenti proteici vegetali, come legumi e derivati: parliamo di latte di soia, tofu, miso. Questa indicazione vale per tutti, indipendentemente dal tipo di dieta seguita, sia essa onnivora, vegetariana o vegana. Con frequenza nettamente più limitata, al massimo 1-2 volte la settimana, l’apporto proteico può essere garantito dal consumo di cibi animali indiretti, come latticini o uova, per i latto-ovo-vegetariani, o da cibi animali diretti, pesce o carne, per gli onnivori. I semi oleaginosi come lino, sesamo, girasole e zucca, insieme alla frutta secca, in particolare noci e mandorle, possono essere ridotti in polvere e aggiunti in quantità modesta a uno dei piatti giornalieri. L’olio extravergine di oliva, possibilmente non estratto, ma spremuto a freddo, rappresenta il grasso alimentare di riferimento. Controllare l’assenza di zuccheri aggiunti non è difficile: basta verificare sistematicamente le etichette e lasciare sugli scaffali gli alimenti in cui sono presenti.
I presupposti per una dieta vegetariana ben bilanciata potrebbero essere ulteriormente condensati in questa semplice frase: basare la propria alimentazione su un’ampia varietà di cibi vegetali e integrali. E in estrema sintesi potremmo suggerire di «mangiare cibi veri di origine vegetale ed evitare i sostituti alimentari dei cibi».
Cosa si intende per «cibi veri»?
I cibi veri sono gli alimenti perfettamente riconoscibili, più vicini possibile a come vengono prodotti in natura, con tutte le loro ricchezze nutrizionali. Ne sono esempi la frutta e le verdure fresche, i cereali integrali e i legumi in chicco. I sostituti o i simulacri dei cibi, al contrario, sono gli alimenti trasformati, inevitabilmente impoveriti dei principi nutritivi originari naturali, e arricchiti di ingredienti non salutari, come zuccheri semplici, grassi di cattiva qualità nutrizionale, additivi e conservanti di vario tipo. Esempi tipici sono le farine raffinate e la maggior parte degli alimenti confezionati.

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Marzo 2016

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