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Tablet: quale acquisto è più vicino all’ambiente?

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I tablet sono stati salutati dal mondo ecologista come l’ennesimo gadget da annoverare tra i bisogni indotti. Fra i modelli in commercio, quale acquisto è più vicino all’ambiente?
Tablet: quale acquisto è più vicino all’ambiente?
Non si può negare però che questi strumenti stiano rivoluzionando più di un mondo, in primo luogo quello dell’elettronica e quello dell’editoria.
Quindi, lasciando che la pulce “potrei anche fare senza” rimanga a farci compagnia, la prima domanda da farsi per un acquisto consapevole in questo ambito è: per cosa mi serve?
Se per esempio acquistiamo un tablet solo per leggere libri, potrebbe essere più adatto un ebook reader: affatica meno gli occhi, pesa meno sull’ambiente… e sul portafogli.
Se invece abbiamo bisogno di un dispositivo che ci permetta di controllare la posta e navigare su internet, il tablet è quello che fa per noi. Restringiamo subito il campo ai modelli che adottano un sistema operativo open source (come Android), quindi scartando ad esempio quelli della Apple o Windows.
Per il resto i criteri di cui tenere conto sono:
  • longevità: durata dei materiali
  • selezione dei materiali: impatto sull’ambiente
  • consumo energetico: i tablet non con certificazione Energy star o EPEAT indicano efficienza e risparmio energetico ottimali
  • riparabilità: per una lista dei tablet più facilmente “riparabili”: www.ifixit.com/Tablet_Repairability
  • varie: lifecycle degli elementi, packaging, ecc…
Nel criticare, anche giustamente, l’impatto ambientale e sociale legato alla produzione di questi dispositivi, ci dimentichiamo che il cartaceo non ha proprio la coscienza pulita: la produzione di un libro di carta, ad esempio, necessita di circa 26,5 litri d’acqua; per un libro digitale ne bastano 2 bicchieri.
Le emissioni di CO2 rispetto a un computer portatile, poi, sono molto più basse: 2,5 grammi all’ora contro 7,5. Per privilegiare le aziende più attente nei confronti dell’ambiente è importante in ogni caso visitare la ” Guide to greener electronics” di Greenpeace.
Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Ottobre 2013.
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