Un metodo per superare il denaro

Quando gli esseri umani iniziarono a coltivare e quindi a ottenere maggiore cibo rispetto al necessario per la sopravvivenza personale, iniziò la divisione del lavoro. Il mezzo dell’agricoltore per trasferire gli alimenti in più a chi aveva un’altra occupazione era il baratto. Il denaro sostituì il baratto quando il plusvalore prodotto in termini di raccolto aumentò tanto che il suo scambio non potè più avvenire solo attraverso il baratto di beni deperibili. Si ricorse allora a una rappresentazione di valore corrispondente al lavoro che c’era dietro al bene: il denaro. In questo senso, il denaro si scambiava come spiritualizzazione rispetto allo scambio di beni materiali, poiché rappresentazione del lavoro generato dai talenti umani.

Il denaro liberato dalla merce iniziò a circolare per acquisto, prestito o donazione. La nostra economia ha introdotto un’ulteriore circolazione, quella virtuale destinata alla speculazione finanziaria, parassitaria rispetto alla produzione. Non stupisca se, per un biodinamico, delle prime tre la forma più feconda di circolazione è la donazione, ossia riconoscere che trattenere e accumulare su se stessi quanto resta oltre i bisogni non conviene, poiché ne sarà privato il talento del prossimo, con svantaggio per tutti.

La donazione applica così la legge sociale fondamentale: una comunità e il singolo avranno vantaggio quanto più il singolo non tratterrà per sé i frutti del proprio lavoro. Tale legge è il rovesciamento del principio dell’economia classica che afferma che quanto più ciascun componente lavorerà per il proprio interesse tanto più si arricchiranno le nazioni.

Il denaro non trattenuto deve circolare come il sangue in un organismo sano. Se ristagna, o entra nell’universo virtuale della speculazione finanziaria, genera patologie sociali. A tal punto il denaro è stato pervertito da spingere tanti gruppi a rifiutarlo per ritornare al baratto. Tuttavia la perdita del senso sociale del denaro costituisce un’occasione inedita. Può indicarci un oltre che, superando il baratto e lo stesso denaro, porti a un terzo livello. La donazione affida con fiducia alla piena libertà dell’altro lo sviluppo e la manifestazione dei suoi talenti. Una comunità di famiglie, per esempio, prende l’impegno di sostenere un contadino per l’anno futuro, dividendosi la spesa di cui il contadino avrà bisogno per produrre e vivere. Il contadino non venderà i suoi prodotti, ma li donerà alla comunità. La comunità ha così sostenuto il futuro, il miglioramento, l’evoluzione del contadino ricevendo in dono il miglior cibo. Questa formula, nata inizialmente nelle fattorie biodinamiche, si chiama Csa, Community supported agricolture, ci dimostra che dove il denaro muore, sorge la fiducia nello spirito che abita l’umano.

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Carlo Triarico, storico della scienza, presiede l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica. È vicepresidente di Federbio e direttore dell’Istituto APAB.

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