È partito il tavolo di partenariato per il Piano strategico nazionale (Psn) della Pac. Un momento fondamentale per la transizione agroecologica del nostro sistema agricolo e alimentare. Fa il punto sulla questione Maria Grazia Mammuccini di Federbio.
Finalmente è partito il tavolo di partenariato per il Piano strategico nazionale (Psn) della Pac. È un’occasione storica per la transizione agroecologica del nostro sistema agricolo e alimentare, per allinearsi agli obiettivi europei del Green Deal e delle strategie Farm to Fork e Biodiversità, che mirano a triplicare i terreni coltivati a biologico e ridurre l’uso dei pesticidi e degli antibiotici del 50% entro il 2030.
Le associazioni del bio, con quelle ambientaliste e dei consumatori della Coalizione Cambiamo Agricoltura propongono che il Psn destini una percentuale minima del 30% del budget per i «regimi per il clima e l’ambiente». Nella fase attuale sostenere le pratiche agricole che producono beni pubblici e hanno impatto positivo su clima e ambiente è la condizione indispensabile per legittimare, nei confronti dei cittadini, l’uso di fondi pubblici destinati all’agricoltura. Per questo occorre il superamento dei titoli storici che, attraverso gli aiuti a superficie, distribuiscono l’80% dei fondi al 20% delle aziende, di fatto come rendita di posizione, invece che legare il sostegno alle esternalità positive dei processi produttivi in termini di tutela ambientale, paesaggio, salute e lavoro.
Occorre garantire premi maggiori ai modelli più sostenibili, come l’agricoltura biologica e biodinamica, e orientarsi sulla zootecnia al superamento del modello intensivo, puntando sul biologico e sul benessere animale, attraverso ecoschemi che favoriscano il pascolo e la zootecnia estensiva.
Perciò è necessario, come indicato dal piano d’azione europeo per il biologico, che il Psn individui l’obiettivo di crescita del bio e gli interventi concreti per raggiungerlo, in termini di sostegno alla conversione e al mantenimento e di servizi di consulenza indipendenti per sostenere gli agricoltori nel cambiamento. Infine misure per aumentare la domanda di biologico, attraverso il ruolo delle mense pubbliche e campagne di informazione per i cittadini.
Il nostro paese parte da una superficie bio doppia rispetto a quella europea e può riuscire a intercettare risorse e a individuare, attraverso ricerca e innovazione, soluzioni utili per ridurre l’uso dei pesticidi e degli antibiotici, nella consapevolezza che il biologico è il metodo più coerente per dare valore alla qualità e all’origine locale del cibo e per offrire soluzioni innovative anche al resto dell’agricoltura.
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Articolo tratto dalla rubrica Mondo Bio
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