Terremoto e riscaldamento globale. Apparentemente due fenomeni assai differenti, sia per genesi che per dimensione. Eppure molti sono i punti che li accomunano. I terremoti, come si sa, non si possono evitare; ma si possono rendere meno pericolosi e distruttivi.
Viviamo in un paese con il 43,5% del territorio a elevato rischio sismico. Dal 1900 a oggi, in Italia i terremoti hanno provocato quasi 130 mila vittime e danni per oltre 190 miliardi di euro. Ogni anno, in media, si registrano circa 900 eventi di magnitudo pari o superiore a 2.5. L’attività sismica, per quasi la metà del nostro territorio, non è affatto un evento sporadico e sconosciuto, ma anzi è assai frequente, anche se per fortuna il più delle volte le scosse non vengono neppure percepite dalla popolazione.
In un paese normale, questo fattore di rischio avrebbe portato alla definizione di buone pratiche per “convivere” con il sisma; esercitazioni nelle scuole, vincoli restrittivi per l’edilizia, una rete di monitoraggio e di preallerta diffusa e funzionante.
Purtroppo questo non è stato fatto, e puntualmente ci ritroviamo a fronteggiare morti e devastazioni causate non dai terremoti, ma dagli edifici costruiti male.
L’atteggiamento alla “tirare a campare” che caratterizza la maniera italiana di fronteggiare i terremoti, lo si ritrova a livello internazionale nel modo in cui si affronta il problema del riscaldamento globale. Fenomeno, questo, tutt’altro che naturale.
Secondo il Goddard institute for space studies della Nasa, lo scorso settembre è stato il più caldo da 136 anni. Lo stesso è accaduto negli undici mesi precedenti, ognuno dei quali ha raggiunto il record mensile di temperatura. Il termometro sale anche nell’Artico: il 7 ottobre 2016 è stato il giorno più caldo mai registrato nel Polo Nord in ottobre, con una temperatura di 6,6° C in più rispetto alla media del periodo 1951-2000.
Più caldo nell’Artico vuol dire assottigliamento dei ghiacci e innalzamento dei mari. La simulazione del Climate central, un autorevole centro di ricerca ambientale americano, indica che con un incremento della temperatura globale di 2°C (e uno l’abbiamo già superato) il livello dei mari salirà di quasi 5 metri, sommergendo buona parte delle città costiere del Pianeta.
Nonostante gli effetti catastrofici di una simile evenienza, poco si fa per arginare il cambiamento climatico. D’altra parte, l’innalzamento delle acque è un processo lento e graduale, al limite sarà un problema solo per i nostri figli e nipoti. Nell’immediato, dunque, non ha nessuna ricaduta, soprattutto elettorale. E poi, come per i terremotati, per mettere a posto la coscienza ci sarà sempre la possibilità di donare 2 euro inviando un sms a favore delle vittime.
Editoriale tratto dal mensile Terra Nuova Dicembre 2016