Chiamata anche Uva dell’Orso, questa pianta si colloca tra le droghe di uso più antico; il suo utilizzo risale addirittura alla preistoria. Diffusa in gran parte della fascia circumboreale, Canada, Stati Uniti del Nord, Caucaso, Siberia ed Europa, trova la sua origine nelle regioni dei nativi nordamericani. Resti della pianta sono stati ritrovati nel sito archeologico dell’Isola Royale, nell’Oceano Atlantico di fronte alla Guyana francese; è curioso come in molte tribù lontane tra loro, localmente e tradizionalmente, l’utilizzo della pianta fosse lo stesso: il legno per fare punteruoli, il carbone per colorare e le foglie e i frutti come medicine o erbe da fumare.
L’utilizzo principale dell’uva ursina, che poi è rimasto invariato nel corso dei secoli, è quello di antisettico delle vie urinarie e insieme anche come depurativo.
I principi attivi
La parte della pianta che si utilizza come droga sono le foglie. Tra i vari principi attivi che la caratterizzano ce ne sono almeno quattro di fondamentale importanza.
L’arbutina è il più importante, in quanto ne determina l’azione antibatterica. I tannini sono l’altra classe di principi attivi peculiari di questa droga che contribuiscono a proteggere le mucose delle vie urinarie, influenzando l’aderenza dei microbi all’epitelio; inoltre hanno qualità astringenti e bloccano le escrezioni e le secrezioni, attività che risulta utile in caso di diarrea che può essere associata proprio alla cistite. Anche il piceoside e gli iridoidi lavorano in sinergia con l’arbutina. I secondi, in particolare, inducono un’azione antinfiammatoria utilissima nelle infezioni di questo tipo, caratterizzate da forte bruciore.
Un’altra azione importante, ancora sotto studio, è quella inibente l’enzima che converte la tiroxina in melanina. L’uva ursina viene spesso usata in cosmetologia come schiarente per le macchie cutanee e pare che l’arbutina, applicata localmente, abbia diminuito del 39% il contenuto di melanina delle cellule di un melanoma.
Quando è utile?
L’uva ursina è indicata in caso di: disturbi infiammatori delle vie urinarie discendenti: cistite, gonorrea, uretrite · membrane del tratto urinario rilassate con perdita di muco e ulcerazioni · spasmi della vescica e litiasi renale · infezioni da Ureplasma urealyticum, Mycoplasma hominis, Staphylococcus aureus, Pseudomonas aeruginosa, Enterococcus faecalis e Candida albicans
Posologia
– Tintura Madre: 50 gtt per tre volte al giorno in un po’ d’acqua, lontano dai pasti.
– Estratto Fluido: dai 3 ai 12 ml al giorno come sopra.
– Estratto Secco: titolato al 10% di arbutina; dai 3 ai 4 g al giorno in 2-3 dosi, pari a 400-850 mg di derivati idrochinonici.
Controindicazioni
Nonostante recenti studi ne confermino la maneggevolezza senza effetti collaterali, è bene attenersi alle informazioni date dalle fonti ufficiali che sconsigliano l’uso prolungato di uva ursina oltre i 10 giorni. Successivamente è opportuno passare a piante più delicate, come la Pilosella o la Verga d’oro.
Controindicata in gravidanza, dove pare stimoli la contrazione uterina, e in allattamento.
È da evitare in caso di grave compromissione della funzionalità renale e non va associata ad altre piante che possono irritare le vie urinarie, come Ginepro (ad eccezione del Macerato glicerinato), Cubebe e Sandalo.
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Articolo tratto dalla rubrica
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