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Vivere green anche in città

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Giornalista ambientale e blogger «militante», Letizia Palmisano è impegnata nello sforzo quotidiano di trovare un equilibrio tra progresso ed ecologia. E lo fa in una metropoli, Roma. Un buon esempio a cui guardare, per iniziare a rimboccarci le maniche.
«Sono convinta che sia possibile coltivare un equilibrio fra progresso ed ecologia anche nei luoghi meno «naturali» che esistono: le città. Ed è qui che vivo impegnandomi a mantenere un impatto «uno», perché zero è veramente impresa ardua».
A parlare è Letizia Palmisano, che dell’amore per l’ambiente ha fatto una professione. È giornalista ambientale e cura un blog che porta proprio il suo nome.
Si definisce una persona a doppia residenza, «quella romana, perché vivo nella capitale, e quella della rete, perché è lì l’altro pezzo della mia vita» spiega Letizia, 37 anni e mamma del piccolo Bruno.
«Con la sensibilità giusta per le cause ambientali ci sono nata, e la mia coscienza ambientalista è maturata quasi da sé» dice. «Ma sono comunque convinta che anche chi non nasce con questo «feeling con il pianeta» abbia quantomeno l’obbligo morale di fare quanto necessario per preservare l’ecosistema, visto che abbiamo solo una Terra a disposizione».
E l’impegno di Letizia, in prima persona, c’è.

Obiettivi reali

«Ritengo che l’impatto zero non esista e credo che sia un concetto che difficilmente può far breccia in chi è fortemente impattante. Mi piace però parlare di «impatto uno», cioè ognuno di noi ha un gruzzolo da spendere su questo pianeta e quindi, se eccede con i consumi, si indebita.
Se, tuttavia, si rimane all’interno dell’impatto sostenibile, si può senz’altro stare bene senza rinunce eccessive.
Il mio modo di vivere è normale, solo più accorto. Per esempio, scelgo di usare quanto più possibile i mezzi pubblici. Ho rinnovato l’abbonamento annuale anche dopo che, con la maternità, mi sono ritrovata a ridurre di molto gli spostamenti.
La ragione? Perché sono convinta che quando si deve acquistare il biglietto volta per volta per ogni singola corsa, spesso si è tentati di prendere l’auto. Cerco di prediligere le verdure di stagione e del territorio; se non si ha una corretta cognizione della stagionalità, basta rivolgersi a piccoli agricoltori locali.
Cerco di non acquistare vestiti che non indosserei davvero e quelli che non mi entrano più li regalo, li scambio con le amiche, li porto nei negozi dell’usato (dove spesso acquisto oggetti e libri) o, altrimenti, li dono. Sul balcone coltivo qualche frutto e alcune verdure e creo delle isole di fiori per gli insetti, che in città non sempre se la passano bene. Cerco anche di spostarmi con mezzi collettivi, per esempio il treno o il car pooling con i colleghi; poi faccio attenzione a evitare sprechi di cibo al ristorante e spengo sempre la luce, anche in hotel, anche se la bolletta non la pago io, perché il «bene» è comune».

Un impegno trasversale

Insomma, piccoli gesti guidati dal buon senso. Poi ci sono le battaglie su altri livelli e fronti, quelle che richiedono l’impegno e l’azione quotidiana dal basso, di tutti noi, ma anche «dall’alto». E anche su queste Letizia c’è. «Me ne occupo anche per lavoro. Per esempio, riguardo l’assoluta necessità di ridurre i rifiuti, è indubbio che vadano adottate scelte che li riducono all’origine, scegliendo prodotti che hanno packaging riciclabili, rimettendo in circolo ciò che è ancora buono e riutilizzabile.
Altre battaglie che vanno combattute su più fronti sono quelle per la mobilità sostenibile, collettiva e condivisa e per l’efficientamento energetico degli edifici, che conviene ed è fondamentale per la riduzione delle emissioni climalteranti.
Insomma, ognuno può fare la sua parte. Rimbocchiamoci le maniche!».
 
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Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Aprile 2018
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