Agricoltura biologica, grande produttività
homepage h2
I ricercatori hanno poi evidenziato come il gap tra biologico e tradizionale vari a seconda della colture: non ci sono differenze significative, ad esempio, nelle coltivazioni di legumi, come fagioli, piselli e lenticchie.
«Il nostro studio – ha dichiarato Lauren Ponisio, tra gli autori della ricerca – sottolinea che attraverso gli investimenti adeguati nell’agroecologia», «la differenza nei raccolti potrebbe essere ridotta o persino eliminata in alcune coltivazioni o regioni», ha sottolineano Lauren Ponisio. La ricerca, pubblicata su Proceedings of the Royal Society B, contrasta così l’idea diffusa che l’agricoltura biologica, pur offrendo un’alternativa più sostenibile per l’ambiente di quella tradizionale, non possa produrre abbastanza cibo per sfamare il mondo. «Aumentare la proporzione di agricoltura che utilizza metodi sostenibili e biologici non è una scelta, ma una necessità», ha sottolineato Claire Kremen, docente a Berkeley e tra gli autori della ricerca. «Non possiamo continuare a produrre cibo in futuro senza prenderci cura del nostro suolo, dell’acqua e della biodiversità».
A questo appello della professoressa Kremen sembrano rispondere nei fatti i consumatori: il numero di chi acquista alimenti bio è in costante crescita. E se in Europa negli ultimi 10 anni la richiesta di prodotti bio è quadruplicata, in Italia la corsa al biologico nel 2014 ha raggiunto un aumento a doppia cifra: nei primi sei mesi dell’anno i consumi di cibi bio sono aumentati del 17%, nonostante la crisi e il costo più elevato
rispetto ai prodotti tradizionali.