Agricoltura: lavoro per tutti
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Più in dettaglio, i lavoratori nati all’estero e occupati in Italia nel settore agricolo sono 310.779 (dati Inail 2011), di cui più di 128 mila extracomunitari. Si tratta di dati -spiega la Cia- che raccontano il ruolo indispensabile assunto negli anni dagli immigrati sui campi. In particolare, oggi poco più della metà (53,8 per cento) è impiegato nella raccolta della frutta e nella vendemmia; un terzo (il 29,9 per cento) nella preparazione e raccolta di pomodoro, ortaggi e tabacco; il 10,6 per cento nelle attività di allevamento; il 3,2 per cento nel florovivaismo e il restante 3,5 per cento in altre attività come l’agriturismo o la vendita dei prodotti.
Ma più che i numeri, che confermano quanto l’agricoltura sia diventata multietnica, ciò con cui bisogna fare i conti ora è la necessità di trovare regole semplici chiare non ostili ma favorevoli alla presenza e alla stabilizzazione degli immigrati. E questo approccio nuovo -sottolinea la Cia- deve presupporre l’abbandono della politica dell’emergenza e l’avvio di un seria politica dell’immigrazione con una duplice priorità: lavoro e integrazione. Bisogna ripensare, come ha detto lo stesso ministro Riccardi alla presentazione del dossier, la legge sull’immigrazione. La Cia lo chiede ormai da tanto tempo.
Una nuova legge deve infine dare segnali positivi anche alle imprese che tra mille difficoltà cercano di rispettare le regole e salvaguardano l’occupazione. L’agricoltura si è dimostrata un settore capace di “tenere” dal punto di vista occupazionale e questo costituisce, nell’attuale fase di crisi di tanti comparti, una grande opportunità anche per i lavoratori immigrati. Ma questo processo positivo -conclude la Cia- va sostenuto e le parole chiave sono due: semplificazione e premialità per le imprese virtuose.