Lunedì 13 maggio a Mezzana Bigli, in provincia di Pavia, è stato trapiantato il primo campo sperimentale di riso OGM prodotto con le New Genomic Techniques (NGT) dall’Università Statale di Milano. «Un atto che porta il nostro paese indietro di vent’anni nell’approccio agli organismi geneticamente modificati, aggirando il principio di precauzione» spiega il Centro Internazionale Crocevia. «Per capire quali sono gli interessi dietro la liberalizzazione dei nuovi OGM, l’impatto di un’apertura senza precedenti ai brevetti sul vivente, e per comprendere ciò che viene raccontato per vendere le NGT alle popolazioni europee, abbiamo scritto il libro
“Perché fermare i nuovi OGM”» scrivono i co-autori del volume Francesco Paniè e Stefano Mori. «Si tratta di una minaccia per l’agricoltura contadina e al biologico, e anche per i consumatori e i cittadini – spiegano Paniè e Mori – Questa sperimentazione in pieno campo segue le pressioni a livello nazionale ed europeo per deregolamentare i nuovi OGM e privarli di etichettatura, tracciabilità e valutazione del rischio, tutte cautele invece suggerite da eminenti organizzazioni scientifiche, come l’Agenzia francese per la salute e la sicurezza alimentare (ANSES)».«Il nostro libro vuole essere un contributo a una battaglia che se non partirà da noi, dal basso, non verrà combattuta da altri. La sperimentazione sul campo è il primo passo verso una nuova spinta per la coltivazione di OGM in Italia, dove oggi è vietato per legge. Non restiamo a guardare. Alziamo la voce».
«L’Italia, dando seguito alla notifica B/IT/24/01 con la piantumazione del “Ris8imo” presso l’azienda agricola “Radice Fossati” a Mezzana Bigli, in provincia di Pavia, ha perso la leadership mondiale di paese libero da OGM» aggiunge ARI, Associazione Rurale Italiana.
«Le imprecisioni presenti nella notifica dovrebbero aver sollevato almeno perplessità da parte delle autorità che hanno autorizzato la sperimentazione – continua la nota di ARI – Una fra tutte. Si legge nella notifica “…La variazione apportata è stata ottenuta mediante genoma editing (tipo NGT-1) ..” ma il richiamo ad un regolamento europeo in discussione nel prossimo parlamento che non porta nessuna descrizione scientifica delle “NGT1”, come ampiamente documentato dall’agenzia per la sicurezza alimentare francese in ben due rapporti, non ha nessun valore salvo a volersi tutelare presentando il prodotto come un “NGT1” escluso dai futuri obblighi di tracciabilità e valutazione di impatto. Un trucco, insomma».
«Dopo ben 24 anni di legislazione nazionale a garanzia della produzione “GMO free” dell’agricoltura italiana, ora l’Italia diventa un Paese a rischio deriva biotecnologica. La modalità con cui la politica, l’accademia e le organizzazioni agricole sedicenti maggioritarie hanno imposto alla Nazione il rischio di perdere il lavoro svolto degli ultimi decenni per posizionare l’agricoltura italiana ai vertici di una classifica della qualità delle produzioni è a dir poco sconcertante – si legge ancora – Nessuna discussione pubblica, nessuna campagna informativa ragionevole, nessuna valutazione seria dei rischi, in particolare relativi ai danni economici dei settori come il biologico o le DOP e IGP, a cui andiamo incontro soltanto per una supina condiscendenza con l’agroindustria e la parte più retriva del mondo accademico e sindacale».
«Le accuse di luddisti, gli attacchi portati a quanti per quasi un quarto di secolo, scienza alla mano, hanno contestato gli OGM di vecchia e nuova generazione confermano la totale mancanza di volontà di confrontarsi con la cittadinanza su temi di portata strategica per l’agricoltura e per la società intera. Inutile ricordare che il comparto agricolo oltre a essere fondamentale per l’economia del paese e anche quello che dà il cibo alla totalità dei nostri concittadinə a cui non è stato chiesto se sono disposti ad avere nel piatto un riso manipolato per acquisire una resistenza che al massimo – tecnicamente – avrà un’efficacia limitata ai 3-5 anni – scrive ancora ARI – Immaginare che i consumatori del riso saranno felici di comprare una scatola d’Arborio con “Ris8imo” al momento è una semplice illusione, la grandissima maggioranza degli italianə non vogliono mangiare OGM. Il trucco di cambiare nome ai prodotti NGT chiamandoli “TEA” (Tecniche di Evoluzione Assistita) testimonia il disprezzo per l’intelligenza dei consumatorə di questo paese. Per questo denunciamo pubblicamente questa forzatura dovuta proprio alla mancanza di coraggio ad affrontare in maniera civile e democratica una discussione politica e scientifica sulla questione dell’edizione del genoma e delle sue applicazioni. Continueremo le nostre attività di informazione e documentazione per contrastare questo tentativo di mistificare il tema dei nuovi OGM spacciandoli, ancora una volta e con le stesse promesse dei vecchi OGM, per la soluzione miracolosa a tutti i problemi agricoli, dai parassiti alla siccità, dalla doverosa diminuzione di uso di pesticidi all’aumento vertiginoso della produzione il cui fallimento è riconosciuto pure dai premi Nobel ideatori del CRISPR/CAS. Promesse e affari per le industrie sementiere. Noi produciamo cibo non lo fabbrichiamo e non ci stancheremo mai di dirlo!».
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PER APPROFONDIRE
Siamo vicinissimi alla possibile deregolamentazione di un’ondata di nuovi Ogm in Europa, che potrebbe cambiare per sempre l’agricoltura e il cibo che mangiamo.
Finora gli obblighi di tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio secondo il principio di precauzione hanno evitato a Italia ed Europa l’invasione di coltivazioni figlie dell’ingegneria genetica e del cibo creato in laboratorio.
Ora però la Commissione Europea vuole cancellare ogni vincolo per le cosiddette New Genomic Techniques (NGT), ribattezzate in Italia Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), compresa la possibilità per gli Stati di vietarle sul loro territorio.
In questo libro si intrecciano storia della biologia, inchiesta giornalistica e testimonianze dai movimenti, per raccontare gli enormi interessi e le relazioni pericolose tra multinazionali, politica e scienziati che rischiano di compromettere la vera transizione agroecologica, i diritti dei contadini sui semi e quelli dei consumatori a una scelta informata.
GLI AUTORI
Stefano Mori è coordinatore del Centro Internazionale Crocevia e del Segretariato del Comitato Internazionale di Pianificazione per la Sovranità Alimentare (IPC). Dottorando di ricerca in sociologia rurale all’Università della Calabria, si occupa di politiche agricole a livello globale e nazionale.
Francesco Paniè è giornalista ambientale e campaigner per il Centro Internazionale Crocevia. Si occupa di politiche agricole, del cibo, della biodiversità e di supporto ai movimenti sociali per la sovranità alimentare.