«L’agricoltura biologica vuole rimanere libera da OGM anche in futuro, compresi gli OGM derivati da NGT. Per raggiungere questo obiettivo sarà determinante che l’EU e il nostro Paese prevedano di garantirne l’identificazione e la tracciabilità»: così Federica Bigongiali, direttrice della Fondazione Seminare il Futuro.
«L’agricoltura biologica vuole rimanere libera da OGM anche in futuro, compresi gli OGM derivati da NGT. Per raggiungere questo obiettivo sarà determinante che l’EU e il nostro Paese prevedano di garantirne l’identificazione e la tracciabilità»: così Federica Bigongiali, direttrice della Fondazione Seminare il Futuro.
L’obiettivo risulta quanto mai importante proprio in un momento in cui a livello europeo si parla sempre più insistentemente di insinuare gli NGT anche nell’agricoltura biologica e di impedire anche la tracciabilità dei semi di questi nuovi OGM oltre all’etichettatura per i consumatori.
E Bigongiali rimarca anche l’importanza di garantire appunto la scelta pure per il consumatore «indicando quindi in etichetta l’uso delle NGT nella filiera di produzione».
La Fondazione Seminare il Futuro si occupa di selezione di varietà per l’agricoltura biologica e biodinamica seguendo le regole dell’organic breeding che fa riferimento agli IFOAM standards. «La Fondazione nasce nel 2019 su iniziativa di Naturasì e della Cooperativa Gino Girolomoni per rispondere all’esigenza crescente e sempre più urgente di avere anche per l’agricoltura biologica varietà selezionate appositamente per rispondere alle esigenze e alle necessità di chi coltiva secondo questo metodo di agricoltura – spiega Bigongiali – Nei nostri programmi di selezione varietale usiamo il metodo tradizionale dell’incrocio intervarietale utilizzato anche da alcuni genetisti del passato e che ha portato alla selezione di alcune delle varietà antiche che oggi troviamo ancora nei nostri campi».
«Come piante parentali nei nostri programmi di incrocio utilizziamo sia varietà moderne che varietà antiche e locali, che costituiscono un prezioso patrimonio di geni da cui attingere per recuperare tutte quelle caratteristiche che sono andate perse con la selezione convenzionale, importanti invece per chi fa agricoltura biologica – prosegue la direttrice della Fondazione – L’aspetto innovativo dell’organic breeding, quindi anche della nostra selezione, non si basa sull’uso di biotecnologie ma sull’approccio interdisciplinare che non guarda solo alle caratteristiche della varietà in se ma segue una visione più ampia e tiene conto del sistema agroecologico. Questa, secondo noi, è la strada giusta per aiutare gli agricoltori nella transizione verso agroecosistemi sostenibili».
L’organic breeding prevede che tutto il processo di selezione di una nuova varietà (che per alcune specie può durare anche 12 anni) venga realizzato in regime di agricoltura biologica guardando al rapporto tra pianta e ambiente nel rispetto dell’uso sostenibile delle risorse naturali e della sicurezza alimentare.
«Nei nostri programmi di selezione inoltre cerchiamo di coinvolgere tutti gli attori della filiera dagli agricoltori ai distributori passando per i trasformatori in modo che tutti possano contribuire con le loro competenze ed esigenze nella selezione della varietà – spiega Bigongiali – Sui nuovi OGM ci viene detto che potrebbero dare un contributo per affrontare i cambiamenti climatici, ma affrontare tali cambiamenti con queste metodologie richiederebbe la modifica di tratti complessi con risultati ancora incerti. La resilienza climatica e altre sfide di sostenibilità sono molto difficili da raggiungere manipolando uno o pochi geni. Ad esempio, almeno 60 geni sono stati collegati alla tolleranza alla siccità, che a sua volta è mediata dalle condizioni ambientali. La selezione varietale può sicuramente contribuire nell’adattare l’agricoltura ai cambiamenti climatici ma non sarà sufficiente se non sarà accompagnata da un cambiamento dell’agricoltura verso i modelli dell’agroecologia e dalla riduzione degli sprechi alimentari lungo tutta la filiera».
Peraltro, prosegue Bigongiali, «quando parliamo di NBT, NGT o TEA trascuriamo il fatto che stiamo parlando di organismi coperti da brevetto e del rischio concreto che questo possa causare una forte riduzione all’accesso e all’uso delle risorse genetiche vegetali per due motivi principali.
Il primo è legato alle scarse se non assenti garanzie sulla tracciabilità di questi organismi lungo tutta la filiera, fatto che renderà difficile se non impossibile avere la sicurezza che il materiale parentale di partenza non sia stato contaminato. Questo è un rischio concreto se guardiamo a quei paesi come la Spagna dove è stata consentita la coltivazione del mais GM, senza misure di coesistenza nazionali finalizzate a minimizzare il rischio di contaminazione o a proteggere gli agricoltori biologici in caso di contaminazione. Gli agricoltori biologici hanno dovuto interrompere la coltivazione del mais biologico nelle regioni in cui si coltiva il mais GM, poiché le loro misure non erano sufficienti a proteggerli dalla contaminazione e gli acquirenti preferivano acquistare altrove per evitare qualsiasi rischio di contaminazione».
«Un secondo motivo è legato alla Direttiva 98/44/CE sulla brevettabilità delle invenzioni biotecnologiche che consente attualmente di estendere la portata delle rivendicazioni di brevetto anche su tutte le piante con il tratto specificato indipendentemente dal modo o metodo in cui le piante lo abbiano acquisito. In questo modo l’ambito dei brevetti può estendersi anche alle colture convenzionali, locali, antiche, tradizionali, contadine (anche se queste non dovrebbero essere brevettabili ai sensi della legislazione dell’UE) e può estendersi non solo alle piante e alle sementi ma anche al raccolto e ai prodotti alimentari contenenti quel tratto – aggiunge Federica Bigongiali – Altro aspetto da evidenziare è che la Direttiva 98/44/CE sulle biotecnologie consente di brevettare non solo i prodotti ma anche i processi delle nuove tecniche di ingegneria genetica rendendo di fatto il sistema agricolo sempre più dipendente da tecnologie concentrate nelle mani di pochi. Questa è una questione cruciale per mantenere la sovranità e l’indipendenza europea nella produzione di sementi e la valutazione dei rischi è stata rimandato al 2026! I nuovi OGM, oltre a rappresentare un serio rischio, distoglieranno l’attenzione da soluzioni alternative basate sui modelli dell’agroecologia che già alcuni studi hanno dimostrato essere la chiave per adattare l’agricoltura ai cambiamenti climatici».
_____
SOSTIENI TERRA NUOVA E ABBONATI ANCHE TU ALLA RIVISTA
IL PRIMO MENSILE ITALIANO DEL VIVERE BIO!
E se vuoi fare un regalo che dura tutto l’anno e fa bene al pianeta, scegli di donare ai tuoi amici o ai tuoi familiari l’abbonamento a Terra Nuova!
Per chi si abbona sono disponibili sconti, agevolazioni e vantaggi presso aziende, operatori, strutture che si occupano di servizi, corsi, salute, casa, benessere e tanto altro.
E con l’abbonamento a Terra Nuova hai anche:
Dal 1977 Terra Nuova rappresenta un punto d’incontro tra chi cerca uno stile di vita più sano e in armonia col Pianeta e le tante realtà italiane in linea con i principi di ecologia e sostenibilità.