Cascinet è un gruppo di giovani che ha trasformato una cascina di Milano in un hub multiservizi di innovazione agricola, culturale, sociale.
Convivialità, collaborazione, contaminazione sono i valori attorno ai quali un gruppo di nove giovani, con poco meno di trentanni, si sono incontrati per realizzare un sogno: valorizzare, rivivere e restituire alla città di Milano il patrimonio artistico, culturale ed agricolo della cascina Sant’Ambrogio. Una delle cascine più vicine al centro della città, a tre minuti dal passante ferroviario dove ci sarà la Metro, con 2 ettari di terreno annessi.
Paolo Gorlini, presidente dell’Associazione, ne parla con entusiasmo.
“Mi ero messo in testa che volevo fare un progetto che comprendesse cultura, socialità, agricoltura, in questo luogo che i miei genitori avevano avuto in affitto per anni – racconta Paolo – altri ragazzi, invece, stavano cercando una cascina; ci siamo incontrati qui ed abbiamo iniziato a darle vita. Nel 2012 abbiamo costituito un’associazione ed abbiamo ottenuto la cascina in concessione dal Comune per tre anni; ora abbiamo costituito una società agricola impresa sociale CasciNet, che proprio in questi giorni ha ottenuto in affitto la cascina per 30 anni”. L’associazione l’anno scorso aveva poco più di 1600 soci, di cui una trentina membri attivi.
Un luogo d’incontro di persone e prassi per ricreare quella biodiversità umana che ha abitato la cascina nel corso del tempo, promuovendo convivialità, collaborazione, contaminazione. “Nella Cascina ci sono 20 stanze grandi 4 per 5 metri, abitate nel corso del tempo da nuclei familiari diversi: padre madre e figli, fratello e sorella che non si erano mai sposati, la signora vedova, le ragazze diciassettenni che venivano a fare la stagione, c’era insomma una bella biodiversità umana” racconta Paolo. “Ora alcune stanze sono state recuperate ospitando delle persone, che le hanno sistemate al posto del pagamento dell’affitto per un po’ di mesi. In queste stanze vogliamo fare housing sociale, che potrebbe essere ospitare delle famiglie disagiate seguite dai Servizi Sociali. Abbiamo ospitato delle compagnie teatrali che hanno fatto uno spettacolo portato in giro per l’Italia, e ospitiamo gruppi scout”.
La cascina è nata sull’abside di una chiesa romanica e c’è l’antico affresco “L’incoronazione della Vergine tra angeli e Santi”, in corso di restauro grazie al progetto TocCARE, realizzato con la Soprintendenza e la collaborazione di altre associazioni e un liceo artistico del territorio.
Poi ci sono “gli orti artistici condivisi”, creati e coltivati con la prospettiva della permacultura per il recupero della terra. “Il processo è graduale – afferma Paolo – perché noi fondamentalmente siamo cittadini; sono un cittadino, che insieme ad altri ragazzi cittadini si sta lanciando in questa avventura, in maniera un po’ folle, un po’ con le risorse e il know how della città e un po’ con la voglia di tornare alla terra, però con una chiave un po’ particolare. Abbiamo tentato di adottare alcuni elementi dell’agricoltura sinergica ed abbiamo realizzato bancali a spirale concentrica, dove ogni segmento di serpentone va in crescendo man mano che arrivano ortisti ed è coltivato da persone diverse. Si è partiti da un padre con un bambino che teneva a passargli una percezione dei tempi della terra diversi da quelli della città, da studenti di Agraria che coltivavano peperoncini e nel tempo si sono aggiunte mamme del quartiere e lavoratori di uffici presenti nelle vicinanze. Ad oggi sono coinvolte 60/80 persone: è una bella community ed abbiamo iniziato a tenere un corso sulla permacultura. La chiave più importante è promuovere contaminazione, l’incontro tra persone e culture diverse: ci sono lavoratori, ma anche gli scout, i minori stranieri non accompagnati, persone di cooperative ed altre associazioni. Zappando il proprio orticello che non ha barriere ci si può incontrare in un setting orizzontale, magari sedendosi poi anche a bere una birra insieme”. Con la stessa prospettiva è nata la collaborazione con un liceo artistico della zona; gli studenti partecipano a laboratori di installazioni artistiche temporanee. “Volevamo creare una collaborazione del tipo “artista adotta un ortista”, portare i ragazzi a confrontarsi con chi dedica del tempo alla terra e nello stesso tempo raccontare con una chiave artistica, che cosa ci può essere in queste attività agricole. Abbiamo infatti qualche installazione artistica diffusa”.
“Accanto agli orti c’è l’azienda agricola che – prosegue Paolo – ha fondamentalmente due rami: una lombricoltura per produrre humus utile per rigenerare e recuperare terreni e il progetto di una food forest. La food forest in sé è l’espressione naturale della contaminazione ed è sistema sinergico cioè la cascina come l’abbiamo sviluppata e la stiamo sviluppando; vorremmo che il processo stesso della progettazione, costruzione e gestione della food forest fosse un ulteriore motore di generatore di community, di contaminazione, di ritorno del territorio alla terra. Dentro la cascina, sempre nell’ottica di far incontrare persone diverse con pratiche diverse, c’è uno spazio di coworking, un luogo di incontro, lavoro e condivisione con 10 postazioni in una stanza coi pavimenti in cotto antico, il soffitto a cassettoni: il vecchio ed il nuovo”.
Paolo ci tiene a sottolineare che “l’idea non è un ritorno alla tradizione, ma una rivisitazione, un dare espressione alla zona margine nella quale la cascina si trova, che è tra città e campagna, tra passato e futuro; è un luogo dove si incontrano persone diverse e quindi si incontrano mondi diversi, cerchi diversi”.
Ad oggi c’è anche una cucina condivisa, ma con il contratto d’affitto l’idea è di avviare un ristorante che fornisca opportunità lavorativa per ragazzi a rischio di devianza, minori stranieri non accompagnati, ragazzi provenienti dal centro dell’Istituto penale in collaborazione con una cooperativa che li gestisce. “Vorremmo poi fare un centro diurno per le stesse tipologie di ragazzi”.
Infine, ma non per importanza, i numerosi eventi musicali (una cinquantina di date), pranzi e cene condivise, Cascine Aperte, Ortica in Jazz 2014, la Festa dell’Uva-espressione della cascina quale cuore pulsante di vita, luogo di convivialità, di partecipazione.
Per maggiori informazioni il sito web
www.cascinet.it e il profilo facebook, dove è possibile respirare l’entusiasmo, la passione, il desiderio di incontro e di partecipazione condivisa, l’apertura e le numerose opportunità che CasciNet offre al territorio, alla comunità, a chi in città cerca un luogo di festa, svago, convivialità, all’interno di un contesto storico ed agricolo.
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