Emanuela Ascari è partita a inizio aprile per un viaggio che ha chiamato “Ciò che è vivo – culture tour”, viaggio che terminerà a maggio. «Sono in viaggio per l’Italia ad incontrare agricoltori organici, biologici e biodinamici nelle loro aziende, ecovillaggi, piccole comunità locali, portando in giro una frase realizzata in lettere di legno da posizionare nei loro terreni per il tempo del mio passaggio, per realizzare una sequenza fotografica di questi paesaggi: “ciò che è vivo ha bisogno di ciò che è vivo”» spiega Emanuela.
«Questa frase è la sintesi di un concetto alla base della visione organica dell’
Agricoltura Biodinamica. In un contesto in cui la perdita di vitalità dei terreni e dei cibi coltivati e allevati in modo intensivo contribuisce alla progressiva degenerazione della biosfera e dell’uomo, questo pensiero manifesta una necessità e propone un cambio di prospettiva. Il lavoro è in realtà anche un pretesto per conoscere realtà virtuose rispetto ad una modalità del vivere in relazione con l’ambiente, dal punto di vista ecologico, economico e di sostenibilità, per raccogliere e condividere conoscenze e pratiche legate al fare agricoltura, e per indagare la relazione tra l’uomo e la terra in modo diretto da chi la pratica, alla ricerca dei principi di una ecologia del pensiero necessaria all’uomo e all’ambiente».
«Il mio passaggio si adatta ogni volta alla disponibilità dei miei ospiti, sia in termini di tempo che di lavoro svolto. Generalmente mi fermo un giorno e una notte, al massimo due, per poi ripartire alla volta della tappa successiva. Presso alcuni sto aiutando nel lavoro, e loro aiutano me, altri mi stanno raccontando meglio i propri progetti e la propria storia, con altri ancora si esplora territorio. Inoltre raccolgo campioni di terra e altri materiali, e scambio prodotti e informazioni tra una azienda e l’altra, mettendo in contatto tra loro queste realtà che vado incontrando. Ho coinvolto anche Fondazioni e Associazioni Culturali che nascono da aziende agricole o che sviluppano progetti in sintonia con i principi di questo lavoro, in alcune delle quali verrà presentato pubblicamente il lavoro in progress, come alla Fondazione Baruchello di Roma il 22 aprile, che nasce come evoluzione dell’Agricola Cornelia dal 1973 ad oggi, opera dell’artista Gianfranco Baruchello, e al PAV di Torino il 30 maggio, progetto dell’artista Piero Gilardi, e tappa finale di questo viaggio».
«Le realtà coinvolte sono state scelte in parte attraverso il passaparola, e in parte attraverso una lunga ricerca on-line, che ha perciò purtroppo escluso chi non è presente con un sito, blog, video, o altro che potesse permettermi di valutare se proporre il mio progetto. Hanno accettato quelli che in qualche modo si sono sentiti in sintonia con il progetto o che si sono incuriositi. Questo viaggio è un percorso alla ricerca di
esempi virtuosi che, come atti di resistenza nei confronti di un sistema economico che privilegia altre logiche, si offrono quali modelli culturali di un abitare in equilibrio con l’ambiente. Espressioni concrete di ciò che la frase significa, e di un cambiamento già in atto».
Come ti è venuta questa idea?
«Questo progetto nasce grazie ad alcuni incontri di qualche anno fa e ad una residenza artistica in Francia nel 2013 per il progetto GAP – Global Art Programme, un progetto di Artegiovane Milano. Nel 2009 incontro l’artista Emilio Fantin, per un lavoro al Museo della Civiltà Contadina di Bologna, il quale mi ha introdotto all’agricoltura biodinamica e all’Antroposofia aprendomi una visione del mondo che ho approfondito con altre persone tra cui Andrea Cenacchi del Podere Santa Croce di Argelato, Fabio Fioravanti e, in particolare, Gianni Catellani della Fondazione Le Madri di Rolo. È durante una conversazione con lui che è stata espressa la frase Ciò che è vivo ha bisogno di ciò che è vivo, che mi sono appuntata e portata dietro come pensiero per anni, come germe di un lavoro che avrei voluto sviluppare senza sapere che forma avrebbe preso. Durante la residenza a Moly-Sabata a Sablons (FR) è nata l’idea di realizzarla in lettere di legno e di farla viaggiare attraversando paesaggi. Così è stata portata in Italia e posizionata in vari luoghi incontrati lungo il percorso, fino a Milano. L’opera e questo primo viaggio, dicevo, sono stati realizzati per Global Art Programme, un progetto sui temi di Expo 2015, motivo per il quale a giugno sarà in mostra a Milano. Questa circostanza mi ha portato a voler intraprendere un altro viaggio, questa volta per l’Italia, e in direzione contraria alle logiche accentratrici di Expo. Mentre Milano e l’Italia si apprestano ad inaugurare viaggerò ad incontrare direttamente sul territorio piccole realtà agricole attive nel mantenimento della sovranità alimentare, della biodiversità e della vitalità dei terreni, per posizionare temporaneamente la frase in quei luoghi dove questo concetto viene espresso ogni giorno da chi pratica il territorio secondo una visione organica. Quest’ultima è la forma che ha preso quel pensiero espresso diversi anni fa, una forma vivente».
Come intendi coniugare l’espressione artistica con la vita rurale nelle sue declinazioni? Perché è importante avvicinare questi due mondi?
«In questo caso penso che il lavoro si adatti senza forzature alla vita rurale perché nasce in relazione ad un pensiero sull’agricoltura e ad una visione organica della relazione tra l’uomo e l’ambiente. Ritengo che l’opera sia il viaggio stesso e l’incontro, l’ospitalità, lo scambio di pensiero, il riuscire a portare l’arte all’interno di contesti insoliti e a dialogare con persone che si occupano di tutt’altro e non appartengono solo al ristretto mondo dell’arte. Questo è un aspetto importante ed è già una enorme soddisfazione essere riuscita a farmi accogliere e a portare un’opera d’arte a casa di queste persone sconosciute. Poi ci sono quelli che ti ringraziano per averli contattati, e in questi casi l’entusiasmo ha un picco. Sono persone che hanno fatto una scelta coraggiosa, una scelta politica, e che hanno voglia di condividerla, e sto notando che, nella maggior parte dei casi, sono realtà che hanno in qualche modo già maturato l’intenzione di far dialogare la propria attività con l’arte in ogni sua forma, dalla musica, al teatro, alle arti visive, predisponendo spazi per questo all’interno delle proprie aziende, o organizzando eventi sul proprio territorio. Avvicinare questi due mondi per me è importante perché mi permette di fare arte esplorando un ambito del sapere, l’agricoltura, a diretto contatto diretto con la terra e con la biosfera, un contatto che sento necessario per l’uomo come atto di consapevolezza e di riscoperta della propria identità, in quanto non è la terra che ci appartiene ma noi apparteniamo alla terra. Ed è la terra lo spazio dove si incontrano arte e agricoltura. Con questo lavoro guardo al legame tra l’uomo e la terra per rintracciare forme del pensiero utili ad un ripensamento dei valori messi in crisi da un sistema economico sempre più distante ed astratto, e guardo all’agricoltura come produttrice di paesaggi e di pensiero, oltre che di prodotti. L’agricoltura, e una certa attitudine verso il territorio, danno forma ai nostri paesaggi, da cui prendono forma le nostre menti e i nostri immaginari. Ed è in questo ambito che vado ricercando elementi di un linguaggio che sia di stimolo anche alla creazione artistica. Altri artisti hanno già lavorato mettendo in relazione arte e agricoltura, e in questo viaggio alcune tappe sono state programmate in modo da incontrare anche le opere di questi artisti, o passando nei luoghi dove sono state realizzate, come a Bolognano (PE) dove negli anni ’80 lavorò l’artista Joseph Beuys e realizzò il suo progetto “Difesa della natura”».
Quale il lavoro che intendi produrre durante e dopo le visite?
«Oltre all’installazione temporanea che porto in giro, e le fotografie che realizzerò nelle varie tappe, questo lavoro si genera dall’incontro e dallo scambio. È una ricerca che avrà una sua formalizzazione successiva, ma non so ancora quale, prenderà la forma delle realtà che incontrerò. Sicuramente sarebbe bello poterne fare una pubblicazione, passo dopo passo».
Il viaggio si articola in due parti. La prima dall’Emilia verso il sud e ritorno, tra i primi di aprile e i primi di maggio. La seconda nel nord Italia le ultime due settimane di maggio.
TAPPE
Prima parte 8 aprile – 4 maggio
– Az. Ag. Al di là del fiume, Ca di Cò, Marzabotto (BO) – Spazio culturale Novella Guerra, Imola – Az. Ag. La luna nell’orto, Barchi (PU) – Pollinaria, Civitella Casanova (PE) – Orto Biologico di Remo Angelini, Bucchianico (CH) – B&B Bagni Vittoria, Vasto (CH) – BioFattoria Licineto, Calenza sul Trigno (CH) – Associazione La zappa sui piedi + Associazione per la Promozione del Territorio Tipica Adelfia + contadini custodi di Adelfia (BA) – Canapuglia, Conversano (BA) – Urupia, Francavilla Fontana, San Marzano (BR) – Az. Ag. Simmarano, Domenico – Montescaglioso (MT) – Agriturismo Il Querceto, Località Barricelle, Marsicovetere (PZ) – Il sentiero del riccio – Sicignano degli Alburni (SA) – Fondazione Baruchello, Roma – Az. Ag. Acquasanta, Moiano, Città della Pieve (PG) – Fattoria Lara, Castiglione del Lago (PG) – Az. Ag. Vigna i Mandorli, Suvereto (LI) – Agricola Le Macchie, Loc. Le Macchie, Castellina Marittima (PI) – Az. Ag. Sambruceto, Marradi (FI) – Az. Ag. Bio. Alpe di Puntato, Stazzema (LU) – Az. Ag. Ortigiani – Bedonia (PR) – Ecovillaggio di Granara (PR)
Seconda parte 18-30 maggio (ancora in aggiornamento)
– Az. Ag. Alberto Grosoli, San Damaso (MO) – Fondazione Le Madri, Rolo (RE) – Podere Santa Croce, Argelato (BO) – Associazione Nuova Terraviva, Ferrara – Il Filo d’Erba, Altaura e Monte Ceva (PD) – Az. Ag. Indigena, Caselle di Altivole (TV) – Cascina Lema, Robecco del Naviglio (MI) – Cascina degli Ulivi, Novi Ligure (AL) – Altalanga Azienda Agricola, Cerreto Langhe (CN) – PAV, Parco d’Arte Vivente, Torino.
Chi è Emanuela Ascari
Emanuela Ascari si è laureata al DAMS, Dipartimento di Arti Visive dell’Università di Bologna e successivamente ha conseguito il Master Paesaggi Straordinari del Politecnico di Milano. Per l’anno 2012-2013 è stata docente di Progettazione di Interventi Urbani e Territoriali presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Esplora territori indagando la relazione tra l’uomo e il proprio ambiente, tra cultura ed ecosistema, assecondando una tensione verso la terra, con particolare attenzione verso i processi di trasformazione del territorio e della materia, alla ricerca di forme di una ecologia del pensiero. Ha esposto in mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra le quali nel 2014 Ateliere de Arta Alternativa, Sala Patria, Brasov, Romania, here. now. where? Saout Radio, durante la 5° Biennale di Marrakech, e in spazi istituzionali tra i quali il Museo del Patrimonio Industriale di Bologna, il Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce di Genova, la Biblioteca Civica Delfini di Modena (Area Progetto-Galleria Civica), la Sala della Dogana di Genova, il PAC di Ferrara, il Museo della Civiltà Contadina di Bologna. Nel 2011 ha ricevuto una menzione speciale al Premio Artivisive San Fedele, Milano, e nel 2013 una menzione speciale al Premio Un’opera per il Castello, Napoli. Recentemente è stata invitata alle residenze artistiche SOMA, International Residence, Città del Messico e GAP – Global Art Programme, Moly-Sabata, Sablons, Art3 Valence, France, dove ha realizzato la mostra personale Risque Acceptable, Espace Jeanne de Flandreysy, Valence. Tra le opere permanenti Da principio, biblioteca Silvio Mucini di Pianoro, progetto Cuore di Pietra.
Nelle foto:
Pollinaria, Civitella Casanova (PE)
Associazione La zappa sui piedi + Associazione per la Promozione del Territorio Tipica Adelfia + contadini custodi di Adelfia (BA)
Az. Ag. Al di là del fiume, Ca di Cò, Marzabotto (BO)
Orto Biologico di Remo Angelini, Bucchianico (CH)
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